Obbligo provenienza in etichetta di latte e formaggi dal 19 aprile

In vigore finalmente l'indicazione obbligatoria dell'origine per il latte a lunga conservazione e dei suoi derivati. Remaschi: "Da anni la Toscana porta avanti la propria battaglia per l'etichettatura trasparente dei prodotti alimentari. Adesso tocca alla cerealicoltura"

Stefania
Stefania Guernieri
18 aprile 2017 15:40
Obbligo provenienza in etichetta di latte e formaggi dal 19 aprile

Il 19 aprile è il D-day del latte trasparente. Entra in vigore finalmente l’etichettatura con l'indicazione obbligatoria dell'origine per il latte a lunga conservazione e dei suoi derivati e si realizza un altro passo importante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori. 

In Toscana le aziende che producono latte bovino sono circa 250 stalle con 11.000 vacche da latte ed una produzione di 650.000 quintali di latte all’anno, concentrate soprattutto in maremma e nel mugello, legate ai marchi Latte Maremma e Mukky. Sono 1.200 le aziende ovicaprine, con 400.000 pecore, che contribuiscono alla produzione dei 550mila quintali di latte regionale. In Toscana l’allevamento ovino si concentra in un’area che corrisponde alla province di Grosseto, Siena e Pisa (zona del Volterrano e della Val di Cecina).

Del latte prodotto in Toscana solo una parte modesta viene lavorato direttamente dall’allevatore per produrre formaggi; la caseificazione aziendale riguarda soprattutto le zone dell’Appennino. La maggior parte del latte viene raccolta e avviata ai caseifici: si stima che quasi la metà di questo latte venga ritirata dai caseifici sociali, gestiti da cooperative di allevatori, e la parte restante dai caseifici artigianali e industriali. E’ evidente che il provvedimento non interessa i formaggi a denominazione di origine protetta come il Pecorino Toscano DOP, il Pecorino delle Balze Volterrane DOP, il Pecorino Romano DOP (limitatamente alla Provincia di Grosseto) e il Pecorino Terre di Siena DOP (il cui percorso di riconoscimento è in itinere), per i quali valgono le tutele dei rispettivi disciplinari di produzione.

“Con lo storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari si pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy – sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta”.

Il provvedimento riguarda l'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l'utilizzo in etichetta delle seguenti diciture:

a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte;

b) “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate - precisa la Coldiretti - le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l'operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l'operazione di condizionamento o di trasformazione.

Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu' Paesi situati al di fuori dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: "latte di Paesi non UE" per l'operazione di mungitura, "latte condizionato o trasformato in Paesi non UE" per l'operazione di condizionamento o di trasformazione.

“Un risultato che arriva a seguito delle numerose battaglie portate avanti da Coldiretti – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana - che da tempo denuncia una crisi senza precedenti che ha provocando la strage delle stalle italiane e toscane ma anche la concorrenza sleale ed i danni all’immagine dei formaggi tipicamente toscani. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni – continua De Concilio - in pericolo c’è un patrimonio culturale, ambientale ed economico del Paese che con questo provvedimento vorremmo tutelare nell'interesse dell'intera società”.

Plauso anche dell'assessore all'Agricoltura della Toscana Marco Remaschi che commenta: "E' un importante risultato sulla strada della trasparenza dei consumi e della tutela e valorizzazione delle produzioni locali di qualità; adesso è necessario andare avanti sullo stesso percorso anche anche per altre filiere, come ad esempio quella della cerealicoltura".

"Sono molto soddisfatto di questo risultato - ha detto inoltre Remaschi - soprattutto perché la Toscana da anni porta avanti la propria battaglia per l'etichettatura trasparente dei prodotti alimentari ed in questo ambito la tutela del latte e dei prodotti caseari toscani è stata sempre molto importante. La nostra politica di valorizzazione del latte toscano fa leva sulla territorialità e la tracciabilità del prodotto oltre che sulle azioni di filiera e sull'innovazione. Il latte toscano è sinonimo di qualità e salute e dobbiamo essere capaci di trasmettere questa consapevolezza al consumatore, che potrà scegliere cosa acquistare guardando non soltanto al prezzo". 

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