Nuove aree vocate per la caccia al cinghiale

Il Pd organizza incontri con le associazioni interessate. Marchetti (FI): «Agli Atc tornino funzioni di prevenzione ma non risarcitorie. La Regione attivi il fondo di indennizzo per i danni da selvatici»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 maggio 2018 22:59
Nuove aree vocate per la caccia al cinghiale

La giunta regionale ha predisposto una delibera per la definizione di nuove aree vocate per la caccia al cinghiale. L’atto è attualmente in discussione in commissione e entro giugno dovrebbe essere pronta la proposta di legge da portare in approvazione del Consiglio regionale.

“Stiamo lavorando all'approvazione del primo stralcio del Piano faunistico venatorio, consistente nella ridefinizione delle aree vocate al cinghiale, come previsto dalla normativa approvata- afferma il consigliere regionale Enrico Sostegni- Abbiamo deciso di organizzare una serie di incontri con il mondo venatorio, agricolo e ambientale per portare a conoscenza di ciò che viene previsto dalla delibera. Intendiamo così raccogliere i suggerimenti e le istanze delle associazioni, così da poter modificare, ove necessario, la normativa.” .

Il Partito democratico Empolese Valdelsa, in collaborazione con il gruppo Pd del Consiglio regionale, organizza due incontri lunedì 14 maggio alle 21.30 alla casa del popolo di Spicchio a Vinci e giovedì alle 21.30 a Montaione presso il teatro Scipione Ammirato. Saranno presenti ai dibattiti Pietro Certosi, Atc 5; Sandro Piccini, Cia; Paolo Malquori, Arci Caccia, oltre al consigliere regionale Sostegni, il segretario del Pd Empolese Valdelsa Jacopo Mazzantini, e i sindaci di Vinci Giuseppe Torchia, delegato politiche ambientali Unione dei Comuni Empolese Valdelsa, e il sindaco di Montaione Paolo Pomponi.

«Agli Ambiti territoriali di caccia, ovvero gli Atc, sono demandate le funzioni risarcitorie per i danni causati alle produzioni agricole della fauna selvatica, ungulati in particolare. Ma così si decreta la fine del popolo delle doppiette. Che dalla sinistra una simile volontà sottesa ci si possa pure aspettare, ok; ciò non significa che sia giusto»: a parlare così è il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che sul tema, sentita una delegazione di cacciatori esasperati, ha presentato un’interrogazione alla giunta regionale in cui tra le altre cose si chiede «se per i danni provocati all’agricoltura si sia pensato di istituire un sistema di polizze assicurative» e l’attivazione del fondo regionale di indennizzo «alimentato anche grazie a stanziamento pubblico così come sarebbe previsto dall’attuale Legge Nazionale 157/92 sulla caccia» e presente nella legge 3 del 1994.

Inoltre, si punta a restituire agli Atc la «funzione di prevenzione e controllo del danno, applicando in definitiva l’articolo 37, ricordando che i pareri Ispra sono obbligatori ma non vincolanti» e che possono essere vicariati da quelli di organismi scientifici accreditati. Perché, ricorda Marchetti: «Si caccia per passione, mica per obbligo. Non è che si possa condannare per legge chi pratica l’attività venatoria ad abbattere compulsivamente ungulati su ungulati perché la Regione non ha fino a poco tempo fa mai pensato a piani di contenimento della fauna selvatica, e in particolare di certe specie.

La legge Remaschi del 2016, oltre a non contenere alcunché, men che meno gli ungulati, ha innescato frizioni tra comunità, quella degli imprenditori agricoli e quella dei cacciatori, che avrebbero come interesse in comune la tutela di ambiente e territorio. Così invece diventa una rincorsa tra chi legittimamente vuol proteggere le proprie uve o le proprie colture di cereali, per esempio, e chi non può mollare baracca e burattini mettendo in pausa la propria quotidianità per andare ad abbattere cinghiali, caprioli, daini e altre specie ungulate, ovvero provviste di quella unica grande unghia che forma il loro caratteristico zoccolo».

L’interrogazione di Marchetti si concentra poi sull’esigenza di un maggiore coinvolgimento della comunità venatoria e delle sue rappresentanze tanto nei processi decisionali quanto in quelli di raccolta ed elaborazione dati: «Qual è – domanda Marchetti – la fonte dei dati con i quali sono stati elaborati grafici e presentati i risultati nella relazione» sullo stato di attuazione della legge Remaschi «soprattutto relativamente a: consistenza delle popolazioni dei capi ungulati, consistenza degli abbattimenti per specie, danni all’agricoltura»? «E perché mancano alcuni dati relativi al 2017?»

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