Nuova Politica agricola comunitaria oltre il 2020: nasce l’Internet of food and farm

Nei giorni scorsi a Bruxelles la quarta edizione EU Agricultural outlook conference, la vetrina annuale che alimenta il pensiero innovativo in agricoltura

Nicola
Nicola Novelli
08 dicembre 2018 23:55

BRUXELLES- La rivoluzione delle tecnologie digitali offre un enorme potenziale di opportunità, in parte già oggi disponibili, verso cui la nuova Politica agricola comunitaria intende indirizzare il settore. Obiettivo: maggiori garanzie di sicurezza e bio-diversità del cibo, aumento di competitività e valore e delle imprese, sviluppo della cooperazione internazionale, in particolare con il continente emergente, l’Africa. Il tutto in una nuova alleanza tra attese dei consumatori, stili di vita salutare, impronta ecologica e crescita del reddito dei produttori. Sono queste, in estrema sintesi le risultanze della quarta edizione EU Agricultural outlook conference, conclusasi venerdì scorso a Bruxelles.

“Gli agricoltori europei costituiscono la principale difesa continentale dai cambiamenti climatici -ha affermato Phil Hogan, Commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, aprendo la conferenza internazionale- e il sostegno ai giovani agricoltori è la principale necessità della nuova Politica agricola comune. Entrambi i pilastri della Pac offriranno risorse su questi due fronti. C’è ancora un problema di redistribuzione dei contributi che vengono ripartiti talvolta in modo non equilibrato, a causa della complessa normativa comunitaria.

Come è problematica la redistribuzione dei costi sostenuti dai consumatori tra i diversi attori della filiera commerciali. Gli agricoltori costituiscono ancora soltanto il 21% della catena dei costi e questo non va bene. Il nostro auspicio è che una migliore economia dei costi sia favorita dall’accesso ai servizi digitali, già nei prossimi anni. Obiettivo che perseguiremo sostenendo finanziariamente l’acceso digitale delle piccole imprese agricole. Anche se la diffusione della banda larga è un ambito di competenza dei paesi membri".

“Le nuove tecnologie digitali sosterranno le imprese agricole nel processo ciclico di fare previsioni, prendere decisioni, elaborare dati e definire modelli -spiega Peter Groot Koerckamp, docente di ingegneria biosistemica all’Università olandese di Wageningen- ciò sarà possibile grazie a sistemi di guida gps, a rilevatori e raccoglitori di dati, alla loro elaborazione al fine di progettare digitalmente i prodotti agricoli. I big data realizzeranno vantaggi per l’economia e l’ambiente, anche se non sostituiranno mai la nostra dipendenza dalle risorse ambientali”.

Quella che si apre è la nuova era dell’Internet del cibo e delle fattorie? “Sì. Le tecnologie digitali potrebbero ad esempio generare un grande vantaggio in termini di sostenibilità ambientale, grazie al risparmio di carburante e fertilizzanti, monitorato in funzione dell’andamento delle stagioni agricole, ma anche una straordinaria riduzione dei tempi di lavori per gli imprenditori” risponde Max Schulman, presidente finlandese del gruppo di lavoro “Cereali” del Copa e della Cogeca- “Ma sopratutto la digitalizzazione dell’attività agricola saprà identificare le specifiche necessità di ogni singola coltura e pianta -spiega Anna Osann, direttrice di AgriSat Iberia- consentendo di gestire in modo personalizzato l’irrigazione dei terreni e ottimizzando la produttività potenziale dei campi.

Questa potrebbe rivelarsi la migliore soluzione per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. E’ necessario che l’Europa si apra a una nuova dimensione dell’agricoltura. Si tratta di fare un investimento culturale e infrastrutturale che deve essere condiviso a livello collettivo”.

Come spingere tutti i paesi membri a compiere questo processo di digitalizzazione integrale del territorio e di tutti i processi produttivi in agricoltura? “Le barriere da scavalcare sono le nostre capacità di investire per diffondere le infrastrutture tecnologiche nelle aree rurali e la cultura digitali tra gli imprenditori agricoli -risponde Jannes Maes, presidente fiammingo del Consiglio europeo dei giovani agricoltori- l’approccio corretto deve saper esprime una sinergia di investimenti tra scienza e impresa”.

Come rispondere al timore che i big data generati dal settore agricolo vengano sottratti alla proprietà degli agricoltori che li generano? “La crescita dei dati in ambiente agricolo aumenta ogni anno del 40% e la loro gestione potrebbe diventare un costo insostenibile -spiega Vladimir Sucha, direttore slovacco del Centro di ricerca della Commissione europea- La tecnologia non è necessariamente neutrale. La sicurezza dei dati e la loro difesa dai rischi criminali sono fondamentali per infondere fiducia tra gli agricoltori.

Ad esempio grazie alla tracciabilità della catena dei dati. E in questo la Blockchain potrebbe garantire una soluzione decentralizzata e trasparente di tracciamento dei dati gestiti. Si apre un’epoca di grandi cambiamenti, come di scelte che necessariamente saremo chiamati a modificare nel corso del tempo. Una questione di straordinaria importanza sul piano delle strategie globali. Per fare un esempio, attualmente solo poche persone al mondo sono esperte di intelligenza artificiale: è decisivo sapere per chi lavoreranno in futuro.

L’Europa deve tenere conto che altri attori, come Cina e Russia, non fanno uscire i propri big data agricoli dai confini. Ma noi potremmo anche decidere che l’isolazionismo dei big data alla fine non sia pagante, perché la loro condivisione ne aumenta il valore relativo. E’ ovvio che sarà fondamentale un patto di trasparenza e correttezza nella loro gestione”.

Che impatti potranno avere le tecnologie digitali su dieci milioni di imprese agricole europee? E quale ruolo giocherà la rivoluzione della Blockchain? “La Blockchain è in grado di gestire in modo semplice il tracciamento di filiera dal produttore alla tavola -risponde Séverine Fontaine, Direttore della qualità del gruppo francese Carrefour- già oggi in alcuni paesi è possibile utilizzare un'applicazione dal proprio smartphone per informarsi, lungo gli scaffali dei nostri supermercati, sul processo produttivo e distributivo dei pomodori che vendiamo”.

Più in generale che impatto avrà la Brexit sull'agricoltura europea? "La situazione è in continuo cambiamento. Confidiamo che il parlamento UK approvi l’accordo con la UE, anche perché il dialogo con Gran Bretagna e paesi del Commonwelth è ineludibile in tanti altri ambiti commerciali internazionali (WTO, ecc.). Ma consideriamo strategico anche lo sviluppo delle relazioni economiche con l’Africa” conclude il Commissario UE Phil Hogan.

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