Moschee: bocciata la legge regionale proposta dalla Lega

Non passa il testo che chiedeva norme specifiche e condivisione con la cittadinanza. Contrari Art.1/Mdp, Pd, M5s, Si – Toscana a sinistra, Tpt. Favorevoli Fdi, Fi e Lega. Stella: "Servono leggi chiare a livello urbanistico e di convivenza civile"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 aprile 2018 22:28
Moschee: bocciata la legge regionale proposta dalla Lega

FirenzeNon passa la proposta di legge presentata dal gruppo della Lega in Consiglio regionale per introdurre norme specifiche e in particolare per far rientrare le richieste di realizzazione di edifici destinati a servizi religiosi, comprese le attrezzature connesse, nell’alveo della programmazione regionale. L’Aula ha bocciato il testo a maggioranza (contrari Art.1/Mdp, Pd, M5s, Sì – Toscana a sinistra e Tpt.

Favorevoli Fdi, Fi e ovviamente la Lega) dopo un lungo dibattito in cui sono emerse, chiare, le posizioni dei singoli gruppi e le diverse motivazioni. Alla base del voto contrario, la certezza che il testo nasconde il vero intento della Lega: bloccare la costruzione di moschee. Tra chi invece ha espresso sostegno, la convinzione di aver fatto emergere un problema, certamente complesso, che deve essere affrontato.

Dopo l’illustrazione della presidente della Lega, Elisa Montemagni, che ha spiegato origine e obiettivi, richiamando più volte la necessità di “normare situazioni che oggi normate non sono”, Stefano Baccelli (Pd) ha aperto il dibattito parlando della legge come una sorta di “eterogenesi dei fini”. “C’è una conseguenza non intenzionale rispetto ad una volontà intenzionale” ha spiegato il consigliere chiarendo quello che per lui è l’obiettivo della legge: “impedire la costruzione di moschee. Attraverso un tortuoso percorso ad ostacoli, però, tutto viene bloccato. Perfino la costruzione di campi di calcetto”.

Un’analisi più tecnica e nel dettaglio è stata fatta dalla consigliera Elisabetta Meucci (Pd): “la legge vuole intervenire solo sulle nuove costruzioni ma nulla dice sulle trasformazioni d’uso” ha detto ricordando che le attrezzature religiose “non sono categorie urbanistiche ma rientrano in quelle del servizio privato”. Da qui l’appunto di un “uso dell’urbanistica per fini diversi dal governo del territorio”. “La legge sottende un problema di ordine pubblico. Intende usare la pianificazione per impedire”.

Di “ostacolo alla libertà di culto” ha parlato anche Tommaso Fattori (capogruppo Sì – Toscana a sinistra) che ha rivendicato la “difesa della laicità delle istituzioni”. Citando il piano delle attrezzature religiose previsto all’articolo 3, Fattori ha ricordato l’abbondanza di strumenti urbanistici e sottolineato l’ulteriore appesantimento della burocrazia. Anche Serena Spinelli (Art.1/Mdp) ha parlato di testo che “comprime la libertà di culto”.

“Per paura di qualcosa, si fa divieto a tutto” ha detto ricordando che la Toscana “non è all’anno zero”. No convinto, e sempre per le “limitazioni alle libertà religiose” ma anche per il mancato rispetto della Costituzione, in particolare gli articoli 19 e 20, è stato espresso da Andrea Quartini (M5s). Paolo Sarti (Sì – Toscana a sinistra) ha parlato di testo opaco. La “chiarezza degli intenti”, per il consigliere, “darebbe certezza al Consiglio”.

Per Nicola Ciolini (Pd) l’intento della Lega è quello di “disciplinare la presenza di determinate religioni in Toscana”.

Senza addentrarsi troppo nel merito della legge, anche perché “già esposta e per non ripetermi”, la consigliera Monica Pecori (capogruppo Tpt), ha rilevato quelle che per lei sono “violazioni” a cominciare dall’articolo 117 della Costituzione e quindi sulle regole tra Stato e confessioni religiose.

Fuori dal coro ma solo per “riportare l’attenzione su ciò che realmente chiedono i cittadini”, il consigliere Giacomo Giannarelli (M5s). “Occupiamoci meno di cose per lo spirito e lavoriamo di più per il pane” ha chiosato.

Sul fronte dei favorevoli e parlando di un dibattito che “trascende i contenuti”, Marco Casucci (Lega) ha ricordato il vero intento della legge: “riportare le legittime richieste nell’alveo della pianificazione”. Per il consigliere Jacopo Alberti (Lega) si tratta di una “occasione da cogliere. Possiamo fare l’anno zero”. Si è poi soffermato sul fenomeno dell’immigrazione nel nostro Paese, cui è strettamente legata anche la richiesta di professare diversi culti, e da qui ha ribadito la “necessità di regole condivise non lasciate al caso”.

Per il neo consigliere Roberto Biasci (Lega), la legge è “veramente perfetta”. “Ha tratti nuovi e di integrazione con il territorio” ha spiegato. La “totale competenza” in materia della Regione richiamata da Paolo Marcheschi (Fdi) è motivo per capire se il tema “è una priorità”. “La legge ha il merito di far emergere il problema di chi vuole essere in regola e chi no”.

"E' grave che la maggioranza di sinistra abbia bocciato la proposta di legge della Lega sulle 'Norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi'. La sinistra ha deciso di fare le moschee in Toscana in spregio a ogni norma. La pdl in questione ha l'obiettivo di impedire che possano venire realizzati luoghi di culto (come avvenuto negli ultimi anni), senza che questi siano stati sottoposti alle necessarie valutazioni sia di tipo ambientale che legate ai servizi necessari, e senza un confronto preventivo con i cittadini, senza offrire le necessarie rassicurazioni in materia di sicurezza pubblica e di convivenza civile.

Ancora una volta, una visione ideologica e preconcetta della realtà, impedisce alla sinistra di fare scelte razionali". Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Forza Italia), commentando la bocciatura in aula della Pdl 103. "Il centrodestra chiedeva cose semplici e di buon senso - sottolinea Stella -. Ad esempio: la presenza di strade di collegamento adeguatamente dimensionate; la presenza di adeguate opere di urbanizzazione primaria; distanze adeguate tra le aree e gli edifici da destinare alle diverse confessioni religiose; uno spazio da destinare a parcheggio pubblico in misura non inferiore al 200% della superficie lorda di pavimento dell'edificio da destinare a luogo di culto; l'accessibilità alle strutture anche da parte di disabili e la congruità architettonica e dimensionale degli edifici di culto previsti con le caratteristiche generali e peculiari del paesaggio toscano". "I cittadini devono poter partecipare in fase decisionale - chiede Stella - non possono ritrovarsi vittime di decisioni prese nei palazzi della politica, quando si tratta della costruzione, ad esempio, di moschee.

Come sappiamo, la moschea è anche un luogo in cui si fa politica e proselitismo. Non dimentichiamo che dal 2015 a oggi, in Europa, oltre 2 mila persone sono morte per mano dell'estremismo musulmano: non possiamo far finta di niente. Il tempio islamico previsto tra Firenze e Sesto, inoltre, non può essere impattante con il paesaggio e non può confliggere a livello sociale e di convivenza civile con il tessuto dell'area circostante. Evidentemente, alla sinistra toscana va bene così".

In sede di dichiarazione di voto la capogruppo Montemagni ha ribadito i capisaldi della legge e risposto alle obiezioni sollevate e ai dubbi di incostituzionalità: “La legge non viola la nostra Carta” ha detto ribadendo la necessità di “normare quello che oggi non è normato”. Sull’esistente ha tranquillizzato l’Aula: “non arrechiamo alcun danno e non blocchiamo la costrizione di campi di calcetto”.

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