Morte Magherini, cosa possono ancora raccontare le telecamere?

Per tutti gli imputati l’accusa è di omicidio colposo, uno dei militari è imputato anche per percosse

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 dicembre 2014 14:11
 Morte Magherini, cosa possono ancora raccontare le telecamere?

L’udienza preliminare è fissata per l’8 gennaio, sul banco degli imputati i 4 carabinieri e 3 sanitari che la sera del 2 marzo fermarono e prestarono i primi soccorsi a Riccardo Magherini, morto durante il fermo.

L’ultima novità sull’inchiesta riguarderebbe "lesioni evidenti al livello del fegato" le cui cause, però, sono ancora da accertare.

La famiglia Magherini ha preso parte al convegno “Libertà e Sicurezza. Quali tutele per i cittadini fragili?” organizzato dal gruppo Sel toscano a Palazzo Bastogi di Firenze. Protagoniste dell’incontro le storie di Riccardo Magherini, Stefano Cucchi, Francesco Mastrogiovanni, Federico Aldrovandi: “morti di Stato” così li ha definiti Fabio Anselmo avvocato di quasi tutti i casi e oggi legale della famiglia Magherini.

Il processo sulla morte di Riccardo deve ancora iniziare ma tutti gli elementi lasciano presupporre che, al pari degli altri casi, l’iter legale non sarà dei più semplici. Non bastano i video mostrati dalle Tv, una 'sorpresa' rispetto ad altri casi avvenuti nel cono d'ombra dell'occhio elettronico.Si cercano nuove immagini che possano chiarire cosa è accaduto quella sera nel quartiere Sant’Ambrogio di Firenze quando le forze dell'ordine allertate dai residenti arrivano sul posto e fermano un uomo molto agitato che sembra in preda ad allucinazioni e grida che qualcuno vuole ucciderlo.

"Ci sono trenta minuti di buco - ha sottolineato Andrea Magherini ai cronisti - e vogliamo capire cosa possa essere accaduto, visto che si è parlato anche di un soggetto coinvolto in una colluttazione".Le telecamere piazzate lungo le strade di Firenze potrebbero aiutare a capire se solo quelle immagini fossero ancora disponibili. Ne hanno fatto richiesta parlamentari toscani attraverso due diverse interrogazioni alla Camera e al Senato. In Consiglio Comunale Francesco Torselli di FdI ha chiesto alla Giunta se qualcuno avesse visionato i filmati delle telecamere Amiche del Comune di Firenze.

Ma la legge prevede che i filmati vengano conservati per 7 giorni, salvo richieste da parte della Procura e dagli inquirenti. Richieste che non sembrerebbero essere sopraggiunte in tempo. La famiglia ha incontrato il sindaco Nardella il quale si è detto disponibile a una verifica tecnica che possa magari scongiurare la cancellazione definitiva delle immagini.

Ma quali filmati saranno ritenuti davvero utili? Solo quelle poste in Borgo San Frediano richieste dal legale della famiglia o anche quelle poste nelle zone limitrofe che potrebbero aver ripreso i momenti precedenti all’arresto?

La deputata del Pd Tea Albini in un’interrogazione al Ministro della Difesa chiede l’acquisizione delle immagini di altre telecamere della zona: quelle degli uffici della Direzione investigativa antimafia (Dia), quelle del Comando interregionale dell'Italia Centro settentrionale della guardia di finanza, degli uffici Oltrarno della polizia, della caserma Cavalli dell'Esercito e anche della Croce Rossa.

Subito dopo la tragedia le testimonianze raccolte da giornalisti e dagli inquirenti raccontano un uomo vistosamente agitato, che dopo aver cenato all’Hotel St. Regis di Piazza Ognissanti in compagnia di amici sale su un taxi e subito dopo scende. Sembra terrorizzato da qualcosa o da qualcuno, corre, grida. Quando arriva sul Ponte Amerigo Vespucci si infila in auto di 4 ragazzi e chiede di accompagnarlo nella caserma dei carabinieri. Ma subito dopo scende ancora, sfonda due vetrine in due diversi locali e afferrato il cellulare di uno dei proprietari prova a comporre un numero.

I militari bloccano Magherini, lo ammanettano e poi chiamano l’ambulanza ma all’ospedale l'uomo arriva già morto. Causa della morte? Nella perizia del medico legale disposta dal Pm Luigi Bocciolini si legge che determinanti furono la massiccia assunzione di cocaina e l’asfissia, provocata quest’ultima verosimilmente dalla modalità in cui l’uomo fu immobilizzato.

Non sarebbero state rispettate le regole base di un intervento di immobilizzazione di un soggetto in stato di agitazione, si è detto. Regole che solo qualche settimana prima di quel 2 marzo erano state affisse nella bacheca della Caserma sotto forma di circolare.Nel documento le linee guida da adottare per interventi operativi nei confronti di soggetti in stato di agitazione psicofisica, conseguenti a patologie o causate dall'abuso di alcool e/o sostanze stupefacenti, finalizzate a ridurre al minimo i rischi per l'incolumità fisica delle persone a vario titolo coinvolte. Al punto 5 si legge che qualora (…) l'uso della forza risulti indifferibile, l'immobilizzazione deve avvenire (…) in collaborazione con gli operatori sanitari e con modalità che scongiurino i rischi derivanti da prolungate colluttazioni o da immobilizzazioni protratte, specie se a terra in posizione prona", posto che "la compressione toracica può costituire causa di asfissia posturale".

In un primo momento l’autopsia sul cadavere di Magherini aveva escluso segni di violenza che potessero far pensare a percosse subite dal ragazzo. Poi però due video registrati dai testimoni che quella sera, attratti dalle grida in strada, si affacciarono alla finestra e ripresero con il cellulare la scena dell’arresto, hanno rimesso in discussione la dinamica del fermo.

“No, i calci no!”, chi ha pronunciato questa frase e perché? La trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto manda in onda il filmato in questione, la frase si sente distintamente, i giornalisti si mettono sulle tracce del ragazzo con il berretto bianco che l’avrebbe pronunciata e che nel video si trova sul lato opposto della strada, proprio di fronte ai carabinieri che da qualche minuto hanno immobilizzato e ammanettato Magherini. Il ragazzo avrebbe confermato di aver visto sferrare dei calci all’uomo ormai a terra.

Il 2 ottobre scorso la posizione di uno dei 4 militari si aggrava in seguito a una nuova notifica di chiusura delle indagini che lo vede imputato oltre che per omicidio colposo anche per reato di percosse.

Il processo dovrà capire se oltre all’asfissia provocata dalla posizione prona ci sia stato anche un pestaggio. Dall’altra parte si farà valere lo stato di delirio dovuto all’assunzione di droga come concausa del decesso. L’avvocato dei 4 carabinieri, Francesco Maresca, respinge con forza l'accusa. E anzi, sempre ai microfoni di Chi l’ha Visto ha dichiarato che quella frase “No, i calci no!” l’avrebbe pronunciata uno dei suoi assistiti in quel momento colpito da Magherini.

“Preferisco non commentare” è la replica di Anselmo che proprio ieri giovedì 4 dicembre aveva un appuntamento con i consulenti della Sapienza di Roma per esaminare più a fondo le evidenze mediche rilevate sul corpo di Magherini. “E’ stata riscontrata una lesione al fegato eloquente” ha dichiarato l’avvocato ieri pomeriggio a Firenze.

L’avvocato della famiglia di Magherini mette in discussione anche l’ipotesi di overdose da cocaina. Che Riccardo facesse uso di droga è accertato, come è altrettanto provato che vi ricorse anche quella sera, ma secondo il legale la dose assunta era minima

Notizie correlate
In evidenza