Morte Duccio Dini: dal carcere ai domiciliari in una casa popolare

Il sindaco in un video si dice amareggiato per la sentenza. Bergamini (FI): "Nardella doveva toglierle ai coinvolti in reato, perché non lo ha fatto?". Stella (FI): "E' gravissimo, i sei nomadi accusati di omicidio volontario ai domiciliari dopo sette mesi". Il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi): “Insopportabile che scontino nelle case popolari assegnate dal Pd”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 febbraio 2019 10:04
Morte Duccio Dini: dal carcere ai domiciliari in una casa popolare

Niente carcere. Sempre arresti ma domiciliari, in un alloggio popolare per tre degli arrestati che durante un inseguimento in auto per un regolamento di conti hanno causato il 10 giugno 2018, la morte di Duccio Dini, 29enne fiorentino travolto e ucciso mentre era fermo in scooter a un semaforo. 

Il tribunale del riesame di Firenze ha preso una decisione che amareggia il sindaco Dario Nardella. In un video sui social Nardella si dice risentito della decisione che supera la nuova normativa sulla assegnazione delle case popolari che non dovrebbero ospitare soggetti con carichi pendenti. Sono sei gli indagati per omicidio per la morte di Duccio Dini e di tentato omicidio del parente inseguito.

Nell'estate 2018 dopo la prima scarcerazione a parlare fu l'assessore Sara Funaro: “Siamo veramente amareggiati per la notizia della scarcerazione di uno degli individui coinvolti nell’omicidio di Duccio Dini. Questa vicenda dimostra che il sistema penale italiano va rivisto, a partire dall’applicazione delle misure cautelari. Come Comune abbiamo le mani legate di fronte alla decisione di tenere questa persona agli arresti domiciliari in un alloggio erp - spiegava l’assessore - Questo ci rende ancora più convinti della nostra richiesta alla Regione Toscana di riformare la legge sulle assegnazioni delle case popolari.

Non è sostenibile mantenere case di edilizia popolare pubblica a persone coinvolte in reati gravi contro le persone o contro il patrimonio”. Oggi l'assessore Funaro torna a commentare la vicenda: "Senza una condanna non possiamo allontanare nessuno dagli alloggi popolari. E proprio in quella casa sono stati disposti i domiciliari". L'assessore al welfare replica poi all'onorevole Bergamini: “É stato il Comune a far cambiare la legge regionale. 

Siamo profondamente amareggiati di fronte a tutto questo. Il Comune, proprio per la tragica morte di Duccio Dini, ha chiesto e ottenuto che fosse cambiata la legge regionale ma senza una condanna definitiva non possiamo allontanare nessuno dagli alloggi popolari". “Come amministrazione comunale – ha aggiunto l'assessore – siamo riusciti a fare in modo che, nella nuova legge regionale, il procedimento di decadenza sia avviato obbligatoriamente dal Comune nei confronti dell’assegnatario che abbia riportato una condanna definitiva. Siamo stati proprio noi a sostenere, per primi, che non è giusto lasciare nelle case di edilizia popolare pubblica persone coinvolte in reati gravi contro le persone o contro il patrimonio”.

“La vicenda della tragica morte di Duccio Dini – ha proseguito l'assessore Funaro – è ancora nella fase delle indagini preliminari e quindi, come Comune, abbiamo le mani legate e dobbiamo applicare la legge. Senza dimenticare che in questo caso è l'autorità giudiziaria che ha disposto gli arresti domiciliari in quell'alloggio. Per questo trovo molto grave che alcune forze politiche strumentalizzino una vicenda così drammatica. Da parte nostra rimaniamo vicini ai familiari di Duccio: saremo sempre al loro fianco anche con la richiesta, come già annunciato da tempo dal sindaco, di costituirci parte civile al processo”. 

"Ma Dario Nardella non aveva annunciato che avrebbe tolto le case popolari alle persone coinvolte nella morte di Duccio Dini, e a tutti quegli assegnatari coinvolti in reati gravi? Sono passati sette mesi: perché non lo ha fatto?". Lo chiede l'on. Deborah Bergamini, deputata toscana di Forza Italia, commentando la scarcerazione di altri tre nomadi coinvolti nell'inseguimento del 10 giugno 2018 per le strade di Firenze, che causò la morte di Duccio Dini, travolto mentre era in sella al suo scooter "Le sei persone coinvolte nella vicenda, arrestate con l'accusa di omicidio volontario - sottolinea l'on.

Bergamini, che sull'accaduto sta preparando un'interrogazione parlamentare - sono già fuori dopo meno di un anno, e sconteranno i domiciliari in alloggi ERP, quelli che dovrebbero essere assegnati a persone in difficoltà. Credo che questo stato delle cose dimostri che molte leggi hanno bisogno di essere cambiate, e che la giustizia va riformata".

"Altri tre cittadini arrestati per la morte di Duccio Dini hanno lasciato il carcere di Sollicciano e sono stati mandati dai giudici agli arresti domiciliari, che sconteranno negli alloggi ERP del Comune di Firenze. Ma non era stato proprio il sindaco Dario Nardella a dire, subito dopo l'accaduto, che avrebbe tolto le case popolari alle persone coinvolte nel folle inseguimento, e a tutte le persone che si fossero rese responsabili di reati gravi?".

Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella (Firenze), commentando la scarcerazione di altri tre nomadi coinvolti nell'inseguimento del 10 giugno 2018 per le strade di Firenze, che causò la morte di Duccio Dini, travolto mentre era in sella al suo scooter "Dunque ad appena sette mesi dalla tragedia, i sei nomadi accusati di omicidio volontario sono tutti fuori dal carcere - sottolinea Stella - e sconteranno la pena in alloggi comunali.

E' già grave che queste persone siano state scarcerate dopo pochissimo tempo, ma è altrettanto grave che siano ancora assegnatarie di case popolari. Perché il sindaco non ha mantenuto fede alle sue promesse e non gliele ha tolte? Questa vicenda è gravissima, pretendiamo delle risposte e ci batteremo perché questi fatti non passino sotto silenzio. Le abitazioni ERP vadano a fiorentini e italiani che ne hanno davvero bisogno".

“Amareggiato per la notizia della scarcerazione dei responsabili della morte di Duccio Dini, e cosa ancora piùinsopportabile è che tali soggetti stanno scontando gli arresti non in carcere, come dovrebbero, ma nelle case popolari dategli dal Comune di Firenze. In particolare il capo della spedizione punitiva tra rom. Mi sono sempre battuto affinché il Comune escludesse i condannati dalle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica ma le mie proposte di legge sono state bocciate dal Pd che fa annunci ma poi persegue la solita logica d’accoglienza e buonismo che conferma la propria simpatia per i rom.

Nardella aveva promesso e sbandierato che gli alloggi popolari sarebbero stati tolti a queste persone, e invece questi personaggi godono ancora delle comodità di case pubbliche.C'è tanta ipocrisia da parte di Rossi e Nardella che, al di là degli annunci, di fatto hanno sempre privilegiato i rom rispetto ai toscani” commenta il Consigliere regionale e canidato a sindaco di Firenze Paolo Marcheschi (Fdi).

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