Morte Camilleri: cordoglio toscano e lutto cittadino a Santa Fiora

L'autore dei romanzi sul commissario Montalbano trascorreva le vacanze nel paese sull'Amiata e ne era cittadino onorario. Struggente lettera di addio del sindaco Balocchi: "Vorrei trattenerti...". L'assessore regionale Barni: "Ci mancherà tutto di lui". Nardella: "Orgoglio per tutta l'Italia". L'omaggio della Crusca e della Polizia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 luglio 2019 15:48
Morte Camilleri: cordoglio toscano e lutto cittadino a Santa Fiora
Balocchi e Camilleri (da Facebook Comune S. Fiora)

Andrea Camilleri è morto a 93 anni: una vita spesa come regista teatrale e sceneggiatore, fino a diventare alla soglia di 70 anni autore di best seller venduti e tradotti in tutto il mondo. L'autore dei romanzi sul commissario Montalbano e non solo, scrittore e maestro nato per raccontare storie era siciliano, ma da diversi anni trascorreva le vacanze in Toscana, a Santa Fiora sull'Amiata, e dal 2014 ne era diventato cittadino onorario. Il Comune, che oggi ha dichiarato il lutto cittadino, gli ha intitolato anche il teatro.

Il sindaco di Santa Fiora Federico Balocchi sulla pagina Facebook ufficiale del Comune gli ha dedicato parole struggenti, dal cuore, che riportiamo per intero:

Vorrei trattenerti. Non lasciarti andare. Anche se restano i tuoi libri. Sarà un lungo arrivederci perché ogni volta che sfoglierò una pagina sentirò la tua voce e il tuo gentile intercalare. Sono contento di averti visto emozionato quando ti ho consegnato la cittadinanza onoraria di Santa Fiora e quando il nostro teatro ha preso il tuo nome.Ho avuto un privilegio, ho conosciuto un Camilleri speciale, vicino di casa. Ci legava un affetto in comune per l’Amiata e Santa Fiora e condividere qualcosa di così grande rendeva il rapporto più intimo.

Camilleri era generoso, nel cuore appassionato. Lo dimostrava.Mi ha abbracciato due volte e quelle due volte me le ricorderò. Voleva mio tramite, in un gesto, restituire la sua gioia a tutti i suoi concittadini. Lo volle fare in silenzio. Oggi, raccontandolo, provo lo stesso piacere, immenso piacere, che quel suo riconoscimento rappresentava. Vorrei trattenerti, vorrei dirti di non andare, vorrei ritrovarti al Bagnolo e riascoltare quel linguaggio che invecchiando ti riconduceva sempre di più verso la tua Sicilia, musica di parole che comprendevo oltre la struttura lessicale.Non ti ho mai chiamato con il tuo nome, Andrea.

Camilleri è stato un esempio di cultura e impegno al contempo civile e politico. All'Elba Book Festival, dove si parla anche della stretta correlazione tra lettura, fruizione culturale, partecipazione alla vita pubblica ed esercizio della cittadinanza, la vice presidente ed assessore regionale alla cultura Monica Barni ricorda così lo scrittore: "Ci mancheranno la sua schiettezza, la sua semplicità, il suo coraggio, il suo impegno civile e politico e le sue storie".

Quelle storie e indagini del commissario di Vigata che dopo il terzo libro Camilleri iniziò a sporcare con la realtà: il G8 di Genova, l'immigrazione, la corruzione sugli appalti pubblici. Camilleri si interrogava sull'Italia – a volte in prima persona, altre mediante il suo alter ego - e rispondeva senza sottrarsi ai temi politici più scottanti. "E non poteva essere diversamente – dice Barni – lettura e cultura sono strumenti che ci aiutano ad essere cittadini attivi. E questo il loro compito".

"Ci mancherà – conclude la vice presidente della Toscana – anche la sua lingua. Camilleri confessava di usare parole dialettali non trovando a volte l'equivalente nella lingua italiana. Non è solo, diceva, una questione di cuore, ma anche di testa. La lingua e il suo uso sono infatti forme di vita ed anche di questo Camilleri era maestro".

"Andrea Camilleri dobbiamo ringraziarlo per la sua letteratura popolare e colta e per non aver mai fatto mancare la sua voce sulle grandi questioni democratiche e costituzionali del Paese, per non essersi mai distratto. Una lezione che non dimenticheremo", commenta il presidente della Toscana, Enrico Rossi.

"Un grande scrittore, narratore dei nostri tempi bizzarri, uomo sensibile e di grande talento, orgoglio per tutta l'Italia. Ciao maestro Camilleri, che la terra ti sia lieve", scrive su Twitter il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

Anche l'Accademia della Crusca ha reso omaggio a Camilleri su Facebook con questa risposta dell’accademico Ugo Vignuzzi al quesito di Vincenzo Teodoro di Roma sulla lingua di Camilleri, in «La Crusca per voi», 26, aprile 2003, p. 8:

"Il successo di Andrea Camilleri, scrittore d’origine siciliana ma da molti anni trasferitosi a Roma, ha suscitato grande interesse tra gli addetti ai lavori [...]. Ma molta curiosità Camilleri ha destato anche in un pubblico più vasto, e tra i lettori della ­«Crusca per voi»: in particolare rispondiamo alla lettera di Vincenzo Teodoro di Roma. Molti sono i quesiti propostici, che qui potremo affrontare necessariamente solo in forma sommaria; e del resto esiste ormai una se pur limitata bibliografia critica alla quale ci si può riferire: infatti da diversi punti di vista e in più riprese gli studiosi si sono interrogati sulle ragioni di una affermazione tanto clamorosa quanto inaspettata e giunta per lui in età piuttosto avanzata.Di questo successo (e ce lo confermano tutti coloro che se ne sono interessati) la lingua è certo uno dei fattori principali, anche per chi ritiene il “camillerese” una «pura vernicetta virtuosistica» (G.

Pacchiano, Il «Camillerese» è soltanto virtuosismo?, in «Il Sole-24 Ore», 27 gennaio 2002). Si tratta, a nostro parere (e di molti altri), proprio di una scelta linguistica originalissima, variamente definita con le etichette di “misto”, “ibrido”, “meticciato” (e così via) che mescola variamente italiano, dialetto e forme regionali. Questi diversi componenti (potremmo dire ingredienti, in considerazione dei richiami frequentissimi alla gastronomia nelle opere dello scrittore di Porto Empedocle), della “cucina” di Camilleri per di più appaiono al loro interno ulteriormente stratificati e complicati: non solo quindi forme assolutamente locali (dialetto vero e proprio), forme di incontro tra lingua nazionale e usi locali e regionali (dialetto più o meno italianizzato e italiano più o meno regionale), ma pure italiano popolare (soprattutto nella parodica imitazione della lingua dei semicolti), e infine letterarietà più o meno scopertamente esibita (si pensi solo alle non infrequenti clausole ritmico-metriche di cui la prosa camilleriana è non casualmente trapuntata).Un impasto così complesso, com’è ovvio, pone problemi non piccoli pure agli ormai numerosi traduttori del nostro scrittore, che (come mostra il caso del francese S.

Quadruppani) hanno dovuto sperimentare strade in alcuni casi del tutto nuove per rendere con efficacia la prosa di Camilleri in situazioni linguistiche che spesso sono assai lontane e difficilmente comparabili con quella di partenza.I romanzi di Camilleri se non potranno garantirgli un posto, magari accanto a Dante o a Manzoni, nei manuali di storia della letteratura (vd. A. Camilleri, La gita a Tindari, Palermo, Sellerio, 2000, p. 261), pur tuttavia rappresentano ormai un preciso punto di riferimento nel panorama letterario di questi ultimi anni, come in primo luogo mostra il recentissimo primo volume a lui dedicato dai “Meridiani” (Storie di Montalbano, a cura e con un saggio di M.

Novelli e un’importante introduzione di N. Borsellino, Milano, Mondadori, 2002), nonché la nomina a Grand’Ufficiale al merito della Repubblica da parte del Presidente Ciampi.Il problema di una letteratura che si “compromette” con le varietà locali è un problema “di lunga durata” nella nostra tradizione culturale [...]: e in questo senso ci pare di non dover nutrire troppa preoccupazione nei confronti di una prosa narrativa che attinge alla realtà dialettale ma non è dimentica al contempo della letterarietà della tradizione italiana".

Anche la Polizia rende un sentito omaggio ad Andrea Camilleri: "I caratteri e la complessa umanità dei poliziotti sono stati rivelati dal Maestro nei suoi romanzi che hanno tenuto migliaia di lettori, anche poliziotti, incollati per ore sui suoi libri e sugli schermi. Proprio questa è la sua grandezza: è riuscito ad appassionare, con le avventure del Commissario Montalbano, anche chi quelle avventure le vive narrando con autenticità la nostra professione. Nel Commissario Montalbano siamo poliziotti “Umani in mezzo agli umani che intercettano sofferenze e debolezze”, come ha detto il capo della Polizia incontrando recentemente lo scrittore. Camilleri non era solo uno scrittore di polizieschi ma anche di saggi e romanzi; è stato un intellettuale a tutto tondo: registra, sceneggiatore televisivo e attore. Il suo impegno sociale e le sue battaglie civili hanno sempre stimolato il dibattito politico e sui mass media. Grazie ai suoi romanzi tradotti in tantissime lingue la Polizia di Stato italiana ha varcato i confini nazionali ed è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo".

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