Migranti: Lombardia, Veneto e Liguria chiudono e la Toscana apre le porte

Il presidente rieletto punta sulla distribuzione nelle strutture periferiche ed è pronto ad aumentare i numeri

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 giugno 2015 14:05
Migranti: Lombardia, Veneto e Liguria chiudono e la Toscana apre le porte

Maroni, Zaia e Toti chiudono le porte della Lombardia, del Veneto e della Liguria ai nuovi arrivi di migranti, mentre la Toscana non solo dichiara di avere un modello di accoglienza funzionante ma, tramite il presidente appena rieletto con larga maggioranza dei voti, è pronto ad incrementare i margini davanti ai numeri attuali."Riconoscere alle Regioni, in modo chiaro e formale, un ruolo nella gestione dell'accoglienza dei migranti, a supporto di enti locali e prefetture, ma soprattutto in una logica di condivisione nazionale del problema" lo chiede al governo nazionale il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, richiamando il modello di accoglienza sperimentato in Toscana in questi anni, imperniato sulla distribuzione in piccole strutture affidate al volontariato e con un forte ruolo degli enti locali.

 "L'ultimo colpo che si può assestare alle Regioni è quello di pensarle come staterelli che possono fare come credono, ognuno per suo conto - sottolinea Rossi, richiamando le affermazioni del presidente della Regione Lombardia - in questo modo si possono dividere solo le coscienze, senza risolvere i problemi, anzi, se possibile riuscendo persino ad aggravarli. Ed è questo che si ottiene alzando le barricate, magari per raccogliere qualche voto. A tutto questo bisogna rispondere con i valori dell'unità nazionale e di una reale solidarietà nei confronti di chi arriva ma anche di chi deve ricevere".

"Per questo, in un quadro di condivisione nazionale, la Toscana è disposta a fare la sua parte - aggiunge il presidente - per questo, anzi, chiediamo che il governo chiarisca il ruolo che i governi regionali possono svolgere, per sostenere e coordinare l'azione degli enti locali e delle prefetture. Quanto al modello toscano, ha funzionato e sta funzionando, a fronte dei poco più di 3 mila migranti che stiamo accogliendo, perché questi, non altri, sono i numeri che ci si trova di fronte. E se ci si chiede fino a che punto, e per quali cifre, potrà ancora funzionare, la risposta è semplice: i margini sono ancora ampi e prima di scegliere altre strade, da individuare certamente a livello nazionale, dovremo essere in grado di sfruttarne tutte le potenzialità".

Il presidente scrive al Ministro degli Interni Angelino Alfano, lo fa riproponendo a tutta Italia il modello di accoglienza diffusa sperimentato in Toscana tra il 2011 e il 2013, quando arrivarono i primi migranti dalla Tunisia, cinquecento, e poi altri mille e trecento africani di tutto il continente in fuga dalla Libia.

>>> Leggi: Speciale sull'accoglienza degli immigrati in Toscana 2011/2013>>> Leggi: "Arrivano dal mare" - ebook

Di quelle 1800 persone sono rimasti in ottantanove. Altri tremila sono arrivati invece con gli sbarchi degli ultimi mesi.

"Riconoscere alle Regioni, in modo chiaro e formale, una funzione nella gestione dell'accoglienza dei migranti, a supporto di enti locali e prefetture, ma soprattutto in una logica di condivisione nazionale del problema mi pare il requisito essenziale per favorire e agevolare il processo d'accoglienza" scrive Rossi. "Il modello sperimentato in Toscana in questi anni, imperniato sulla distribuzione in piccole strutture affidate al volontariato e con un forte ruolo degli enti locali – aggiunge -, ha visto un forte raccordo tra i sindaci e le Prefetture, favorito e promosso dalla Regione e dalla figura del presidente".

"Ritengo – propone Rossi - che all'alternativa tra un modello centralistico di concentrazione in grandi strutture, che avrebbe l'inevitabile conseguenza di alterare il tessuto urbano e sociale delle nostre città e gli antagonismi tra Regioni, sia necessario riproporre il tema dell'unità e della coesione nazionale, a partire dalla rete di solidarietà territoriale, dai legami tra comunità ospitate e ospitanti e da una logica d'accoglienza "diffusa" su piccoli numeri".

La Toscana, conclude Rossi, è pronta a fare la sua parte, "senza sottrarsi alle proprie responsabilità e dando il proprio autonomo contributo". "Sono sicuro – annota il presidente - che anche questa volta riusciremo a contenere il problema, nella speranza e nell'attesa che l'Unione Europea ratifichi e consolidi presto le decisioni assunte durante l'ultimo vertice di Bruxelles".

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