Migranti: interrogazione della Lega sui finanziamenti della regione all'ong Cospe

Il portavoce dell’opposizione Jacopo Alberti: “È tra i soci fondatori di Aquarius. Nel 2017 contributi per 434mila euro, meglio destinarli a famiglie toscane in difficoltà”. La vicepresidente Monica Barni: “Svolge attività di cooperazione internazionale. L’impegno della Toscana vede coinvolti i territori, include enti locali, associazioni, ong, università, aziende sanitarie, centri di ricerca e organizzazioni sindacali”. Sarti (Sì): “Cerca di mettere rom e disabili gli uni contro gli altri, ma per fortuna non le riesce”. Massa esce da Sprar, Fattori e Sarti (Sì): "Ci auguriamo che resti un caso isolato. Sono scelte controproducenti e dannose per la collettività”. Con il Decreto Salvini Suvignano torna a rischio vendita

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 settembre 2018 23:06
Migranti: interrogazione della Lega sui finanziamenti della regione all'ong Cospe

“Sono soddisfatto dei tempi della risposta e della documentazione ricevuta dalla vicepresidente Barni, non sono soddisfatto, invece, che la Regione Toscana vada a finanziare i soci della ong Aquarius”. Così il portavoce dell’opposizione, Jacopo Alberti (Lega) ha accolto la risposta in Aula della vicepresidente Monica Barni all’interrogazione “in merito ai finanziamenti di Regione Toscana a organizzazioni coinvolte nelle attività di trasporto e smistamento di migranti provenienti dal Nord Africa e da altre zone del Mediterraneo”.

“Queste organizzazioni non governative hanno fatto sostanzialmente i tassisti del mare negli ultimi anni – ha spiegato Alberti in Aula –. Ritengo fuori luogo che la Toscana contribuisca per una cifra importante: nel 2017 ha erogato a Cospe 434 mila euro. Secondo noi è eccessivo, controllerò i documenti per vedere se i progetti finanziati hanno prodotto qualcosa. Pensiamo che questa cifra debba essere destinata alle famiglie toscane in difficoltà economica”. L’interrogazione di Alberti fa riferimento alla nave di soccorso ‘Aquarius’, “che è di proprietà della ‘SOS Mediterranee”.

Tra i soci fondatori di quest’ultima associazione umanitaria “c’è la Cooperazione allo sviluppo dei paesi emergenti onlus, nata nel 1983 la cui sede nazionale è a Firenze”. L’interrogazione riporta una “vasta serie” di finanziamenti erogati dalla Regione a Cospe nel 2017. Chiede una “descrizione più completa possibile dei progetti di Cospe finanziati dalla regione nel 2017, con l’elencazione dei principali risultati conseguiti” e se la regione “non ritenga opportuno destinare i fondi a iniziative e/o necessità concernenti lo sviluppo socio-economico della Regione”.

La vicepresidente Barni ha risposto in Aula: “Cospe onlus è una organizzazione non governativa”, fa parte dell’elenco delle associazioni della società civile e “svolge la sua attività di cooperazione e di educazione allo sviluppo”. Alla base della sua attività, “la cooperazione e il partenariato internazionale in favore delle persone, delle comunità e delle popolazioni come mezzo per l’affermazione di uguali diritti e opportunità e il raggiungimento della pace e la giustizia tra i popoli”.

La concessione di contributi da parte della Regione “avviene sulla base di procedure di selezione, tramite avviso pubblico. Nulla di irregolare è stato rilevato tra le fonti di finanziamento dei progetti”, che sono elencati da Cospe nel curriculum delle attività. La vicepresidente ha consegnato al portavoce dell’opposizione le schede dei progetti di Cospe e dei finanziamenti liquidati dalla Regione. Ha ricordato che l’impegno della Toscana si realizza nella “cooperazione di un intero territorio, che include enti locali, associazioni, ong, università, aziende sanitarie, centri di ricerca e organizzazioni sindacali”.

L’ong Cospe “fa parte di questo sistema da molti anni”.

“La Lega porta vanti la sua assurda guerra contro i rom, ma non le basta: adesso vorrebbe mettere rom e disabili gli uni contro gli altri”. Così Paolo Sarti, consigliere di Sì Toscana a Sinistra intervenendo in Aula commenta la mozione presentata dalla Lega, e poi bocciata dal Consiglio regionale, volta a destinare al progetto ”Vita indipendente” le esigue risorse oggi destinate agli interventi regionali per i popoli rom e sinti. “Trovo peraltro spaventoso il combinato disposto di questa mozione con la proposta di legge della Lega che chiede addirittura di abrogare la legge regionale del 2000 per l’integrazione e la salvaguardia della cultura rom e sinti”. “La Lega aizza l’opinione pubblica contro i bisognosi e i meno protetti, contro chi scappa dalla fame o dalle guerre, come se avessero la responsabilità delle crisi aziendali, della precarietà del lavoro, dei disservizi della pubblica amministrazione, delle collusioni fra politica e mafia, dei ponti che crollano.

Questa è una politica indecente, anzi non merita neppure il nome di politica: è semplice istigazione all’odio razziale per fini di potere. E tutto questo va contro la collettività e ne pagherà le spese il popolo italiano, proprio quello che la Lega sta cercando di sfruttare per i propri vantaggi elettorali”. “Se ci fosse un minimo di dignità nella Lega e nei suoi elettori, queste mozioni non andrebbero neppure immaginate e tanto meno presentate. Non possiamo perdere tempo a occuparci di queste cose". "E, infatti, anche l’associazione Vita Indipendente ha preso le distanze da questa mozione.

Fortunatamente, almeno quest’obiettivo della Lega non è stato raggiunto. Ci auguriamo che la fermezza mostrata oggi dalle altre forze politiche sia mantenuta nelle prossime votazioni”, finisce Sarti.

“Che un Comune di grandi dimensioni come Massa esca dal sistema Sprar serve soltanto a stroncare il futuro di quei giovani stranieri che stavano realizzando i percorsi formativi e d’inserimento socio lavorativo previsti dal progetto, per inseguire la delirante propaganda del ministro Salvini”. Così Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra, commentano l’uscita dal sistema Sprar ufficializzata dal Comune di Massa. “Gli operatori -aggiungono Fattori e Sarti- erano convinti di poter arrivare a dicembre, e invece il Comune ha preferito addirittura chiudere rinunciando ai finanziamenti già disponibili per i mesi rimanenti.

Ci auguriamo che questo resti un caso isolato e che altri Comuni della zona, come Carrara e Montignoso possano al più presto riprendere il ruolo abbandonato da Massa”. “Come Sì-Toscana a Sinistra, siamo in prima linea nel pretendere la qualità dei servizi di accoglienza e il rispetto dei diritti tanto per i migranti accolti quanto per gli operatori che ci lavorano, ma tagliare radicalmente con questo tipo di esperienze è solamente un salto nel buio per alimentare il consenso elettorale fondato sulla paura.

Si vuole smantellare ciò che funziona, lo Sprar, preferendo il sistema dell’emergenza (CAS) con tutte le criticità che presenta”. “Se un Comune si sfila dal progetto, l’unico risultato è aumentare il rischio che queste persone finiscano nella marginalità, nel lavoro nero o perfino nelle mani delle organizzazioni criminali. E siccome gli arrivi sono pochissimi da oltre un anno, questo sarebbe il momento di puntare proprio sulla seconda accoglienza, con operatori qualificati ed efficaci percorsi d’inserimento socio/lavorativo e abitativo.

Si tratta spesso di stranieri che sono qui da tempo, che hanno frequentato corsi di lingua e di formazione professionale, che hanno bisogno di essere sostenuti negli ultimi passi verso una completa autonomia”. “Un governo che fosse responsabile -concludono Fattori e Sarti- perseguirebbe l’interesse collettivo formando nuovi cittadini, valorizzando le loro capacità, inquadrandoli in una programmazione che guardi alle esigenze economiche, di mantenimento del welfare e di gestione del territorio”.

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Salvini su sicurezza e immigrazione. Si tratta di provvedimenti che avranno effetti ben più ampi di quelli propagandistici.

“Con il Decreto su immigrazione e sicurezza varato dal governo, Suvignano corre il rischio di tornare in mano alla criminalità organizzata. In attesa del testo definitivo, esprimiamo forte preoccupazione e siamo pronti a unirci, ancora una volta, a tutti i soggetti e le istituzioni che vorranno tutelare questo bene dalle infiltrazioni mafiose a cui è stato sottratto alcuni anni fa”. E’ quanto afferma Serenella Pallecchi, presidente dell’Arci provinciale di Siena dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Decreto su immigrazione e sicurezza proposto dal Ministro Matteo Salvini e composto da tre titoli dedicati a riforma del diritto d’asilo e della cittadinanza, sicurezza pubblica con prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e amministrazione e gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. “Cinque anni fa, nel settembre 2013 - continua Serenella Pallecchi - il territorio senese si è mobilitato con una grande manifestazione per scongiurare il pericolo che Suvignano venisse messo all’asta e per evitare la possibilità che la criminalità organizzata tornasse a mettere le mani sul bene confiscato nel 2007.

Da allora istituzioni e associazioni, fra cui anche l’Arci, si sono impegnate per promuovere il riutilizzo produttivo e sociale della tenuta nel comune di Monteroni d’Arbia e renderlo un simbolo della legalità democratica in provincia di Siena, oltre che un progetto pilota per il recupero dei beni confiscati alla mafia. Oggi non possiamo permettere che questo percorso si fermi o regredisca”. “Il Ministro Salvini - continua Pallecchi - nella sua visita a Suvignano circa tre mesi fa accompagnata da un ‘mediatico’ e inopportuno bagno nella piscina della tenuta, dichiarò che questo Governo avrebbe fatto tutto il possibile per agevolare e snellire l’assegnazione dei beni confiscati alla mafia.

Quella visita non ci convinceva allora e ci lascia ancora più perplessi oggi, alla luce del Decreto immigrazione e sicurezza, che sconfessa le parole di tre mesi fa. Di fronte a un testo che apre la strada ad aste su beni e aziende confiscate alla mafia di rilevante interesse socioeconomico - dice ancora Pallecchi - non siamo tranquilli, perchè le mafie tendono sempre a riprendersi le proprie ricchezze e vogliamo lanciare anche un forte grido di allarme, perché le disposizioni contenute nel Decreto, se saranno approvate in questa forma, darebbero un duro colpo a un percorso già avviato su Suvignano e vicino a un esito positivo.

L’Arci provinciale di Siena - conclude Pallecchi - continuerà a seguire con attenzione l’evolversi del Decreto, in attesa del testo definitivo, insieme alle istituzioni e a tutti gli altri soggetti che vorranno dare a Suvignano il futuro che merita”.

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