Meno emissioni, più ulivi, più giovani agricoltori

Il progetto della cooperativa Montalbano per il recupero degli uliveti abbandonati aiuta l’ambiente e lo sviluppo dell’economia del territorio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 aprile 2017 23:39

Firenze, 29 aprile 2017 - Ad un mese dalla presentazione del progetto, una trentina di proprietari per un totale di 50mila piante “trascurate” ha già fatto manifestazione di interesse per trovare agricoltori interessati alla gestione. Si parla della zona del Montalbano, in Toscana, e il progetto di riferimento è CATChCO2-live.

CATChCO2-live, finanziato dal Programma di Sviluppo Rurale della Regione Toscana per la costituzione di un Gruppo Operativo (G.O.) del PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione), si propone di aumentare lo stoccaggio di carbonio e di ridurre le emissioni di CO2 tramite il recupero di oliveti abbandonati. Il progetto vede come capofila la cooperativa Montalbano ed è stato presentato alla scorsa edizione del Vinitaly, raccogliendo molto interesse.I risultati a cui mira il progetto però sono molteplici: oltre ad aumentare lo stoccaggio di carbonio e ridurre le emissioni di CO2, CATChCo2 –live propone un recupero del paesaggio toscano, per la comunità che vi risiede e per la fruizione turistica.Infine, attraverso la mappatura delle aree abbandonate, si prevede di arrivare alla realizzazione di un database e alla messa in contatto dei proprietari delle aree con giovani agricoltori interessati alla gestione delle stesse, si promuove il ricambio generazionale e la creazione di reddito e sviluppo per tutto il territorio.Il modello di riferimento è quello del “magazzino diffuso”, un luogo virtuale di incontro fra chi ha le piante e chi vorrebbe gestirle.

“Puntiamo molto su questo progetto, per la sua capacità di mettere in gioco energie nuove nel settore agricolo – spiega la presidente della Cooperativa Montalbano, Rosanna Matteoli - Operando quotidianamente sul territorio abbiamo modo di vedere tante zone che non vengono curate come sarebbe necessario: in questo modo diamo l’opportunità a chi ha volontà, mezzi e strumenti di salvare dall’abbandono pezzi stupendi della nostra terra”.“Le questioni climatiche ci investono sempre più da vicino – sottolinea Massimo Carlotti, vicepresidente Legacoop Agroalimentare – con questo progetto vogliamo raccogliere una sfida a due dimensioni: quella locale, che riguarda la salvaguardia e il mantenimento dei nostri oliveti, e quella globale, che concerne la necessità di ridurre i danni dell’inquinamento e promuovere modelli di sviluppo pienamente sostenibili.

Siamo orgogliosi che questo progetto venga portato avanti dal mondo cooperativo e auspichiamo che possano venire replicato anche in altri territori e momenti ”.

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