Meningite: quali sono i batteri, i sintomi e la diagnosi

di Rosa Marchitelli e Antonio Lenoci

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 febbraio 2016 13:32
Meningite: quali sono i batteri, i sintomi e la diagnosi

La Toscana è ancora in allerta a causa della Meningite: i casi registrati nel 2015 e quelli che hanno interessato i primi due mesi del 2016, impongono una riflessione non solo sulla vaccinazione, ma anche sui sintomi, sulla diagnosi e sulla cura.

Innanzitutto, cosa è la meningite? "Processo infiammatorio a carico delle meningi.. in genere sono dovute all'azione di germi che si localizzano primitivamente alle meningi o che vi giungono per propagazione da focolai vicini o per via ematica da altri organi (per es. m. tubercolare); in tal caso il germe è presente nel liquido cefalo-rachidiano. Sintomi caratteristici sono cefalea, vomito non preceduto da nausea e provocato da cambiamenti di posizione (vomito cerebrale), stato di contrattura dei muscoli con atteggiamenti patologici (contrattura della nuca o 'rigidità nucale', posizione rannicchiata del corpo)" (Treccani). Un'infiammazione delle meningi, le membrane che rivestono il cervello.

Quella più grave è la meningite batterica, esiste poi anche quella virale, molto meno preoccupante, i cui sintomi possono anche essere confusi con una normale influenza.Generalmente i sintomi dipendono sia dell'età del malato che dalla causa dell'infezione. In quanto all'età, questa malattia colpisce soprattutto i bambini sotto i 5 anni, i giovani tra i 18 e i 24 anni e le persone anziane.

 Fortunato Paolo D'Ancona medico del reparto di Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps - Iss e responsabile scientifico del Sistema Informatizzato per le Malattie Infettive spiega che;I sintomi più tipici sono: "Irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale), febbre alta, mal di testa, vomito o nausea, alterazione del livello di coscienza, convulsioniNei neonati, alcuni di questi sintomi non sono evidenti. Si può però manifestare febbre, convulsioni, un pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito"

Le malattie batteriche. "Dal punto di vista clinico, queste malattie presentano una sintomatologia scarsamente specifica per singolo agente eziologico. L'accertamento della loro eziologia è quindi di estrema importanza, non solo ai fini terapeutici e per la eventuale profilassi dei contatti, ma anche per quanto riguarda la loro prevenzione primaria poiché alcune di esse sono prevenibili con vaccinazione".

Spiega ancora l'esperto del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute che "La malattia è generalmente di origine infettiva e può essere virale, batterica o causata da funghi. La forma virale, detta anche meningite asettica, è quella più comune: di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. La forma batterica è più rara ma estremamente più seria, e può avere conseguenze fatali".

Dal 1994 è attivo in Italia un sistema di sorveglianza nazionale dedicato alle meningiti batteriche che negli anni successivi si è ampliato a includere tutte le malattie invasive da meningococco, pneumococco ed emofilo (i batteri più frequentemente responsabili di sepsi). La sorveglianza è coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità ed è estesa a tutto il territorio nazionale.

Quali i batteri che sono causa di malattie batteriche invasive? Meningococco, Pneumococco, Emofilo.

Fortunato Paolo D'Ancona nel suo vademecum ricorda che "Il Meningococco alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione). La sua presenza non è correlata a un aumento del rischio di meningite o di altre malattie gravi.

È stato identificato per la prima volta nel 1887, anche se la malattia era già stata descritta nel 1805 nel corso di un’epidemia a Ginevra. Si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie. Il meningococco è un batterio che risente delle variazioni di temperatura e dell’essiccamento. Dunque, fuori dell’organismo sopravvive solo per pochi minuti. La principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia". I sintomi? "Non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata.

I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari. Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio di casi secondari, è importante che i contatti stretti dei malati effettuino una profilassi con antibiotici"Cosa si intende per contatto stretto? "I conviventi considerando anche l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza), chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato, le persone che nei sette giorni precedenti l’esordio hanno avuto contatti con la sua saliva (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli), i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre di intubazione o respirazione bocca a bocca)".La sorveglianza dei contatti è importante ed è prevista per 10 giorni dall’esordio dei sintomi del paziente. Il periodo di incubazione è generalmente 3-4 giorni (da 2 fino a 10 giorni)."Il Pneumococco è l’agente più comune di malattia batterica invasiva.

Oltre alla meningite, può causare quadri clinici di sepsi (generalmente con una sintomatologia di febbre alta, con una forma non così severa come la spesi meningococcica) polmonite o infezioni delle prime vie respiratorie, come l’otite. Come il meningococco, si trasmette per via respiratoria ma lo stato di portatore è assolutamente comune (5-70% della popolazione adulta). Esistono più di 90 tipi diversi di pneumococco. Le meningiti e le sepsi da pneumococco si presentano in forma sporadica, e non è indicata la profilassi antibiotica per chi è stato in contatto con un caso poiché non si verificano focolai epidemici"."Emofilo o Hi era fino alla fine degli anni Novanta la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni.

Con l’introduzione della vaccinazione con l’uso del vaccino esavalente i casi di meningite causati da questo batterio si sono ridotti moltissimo. In passato il tipo più comune era l’Haemophilus influenza b (verso il quale è diretto il vaccino), mentre oggi sono più frequenti quelli non prevenibili con vaccinazione. In caso di meningite da Hi, è indicata la profilassi antibiotica dei contatti stretti".

Tra i fattori di rischio oltre all'età, come segnala l'Istituto Superiore della Sanità, vi sono anche "la stagionalità, la malattia è più frequente tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, anche se casi sporadici si verificano durante tutto l’anno, la vita di comunità, le persone che vivono e dormono in ambienti comuni, come gli studenti nei dormitori universitari o le reclute, hanno un rischio più elevato di meningite da meningococco e di Haemophilus influenzae, il fumo ed esposizione al fumo passivo,  altre infezioni delle prime vie respiratorie o alcune immunodeficienze possono determinare un maggior rischio di malattia meningococcica.

Immunodepressione, asplenia, insufficienza cardiaca, asma e l’Hiv sono invece un fattore di rischio per la malattia invasiva pneumococcica".La diagnosi viene effettuata dal medico attraverso un'analisi del fluido cerebrospinale estratto dal canale spinale attraverso la puntura lombare oppure attraverso l'esame del sangue. L’identificazione del batterio che causa la malattia è importante sia per orientare la terapia antibiotica del paziente, sia per definire se è necessaria la profilassi dei contatti. Il trattamento della meningite batterica si basa soprattutto sulla terapia antibiotica

Raccomandazione del Ministero della Salute che recepisce le indicazioni dell'OMS: "In caso di focolai epidemici da meningococco C, le attuali raccomandazioni internazionali indicano l’opportunità di introduzione della vaccinazione su larga scala nell’area geografica interessata quando l’incidenza è superiore a 10 casi per 100.000 abitanti nell’arco di tre mesi".

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