Maxiemendamento al Bilancio 2019: effetti e reazioni sulla Toscana

Blocco della rivalutazione delle pensioni: manifestazioni unitarie di Cgil Cisl e Uil. Salvi due mila Ncc regionali. La delusione dei taxisti. Dimitri Bettini (presidente Anpas Toscana): "La finanziaria affossa il volontariato". Il deputato fiorentino Toccafondi: "Il Governo raddoppia le tasse a chi si occupa di chi ha bisogno". La procedura di infrazione avrebbe messo a rischio le risorse per l'agricoltura

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 dicembre 2018 20:39
Maxiemendamento al Bilancio 2019: effetti e reazioni sulla Toscana

In tutta Italia i sindacati stanno organizzando mobilitazioni e presidi davanti alle prefetture per far sentire la voce dei pensionati. In Toscana appuntamento, sempre dalle 10 alle 12, il 27 a Siena; il 28 a Firenze, Livorno e Pistoia; e a Grosseto il 3 gennaio. Il calendario è in aggiornamento: nonostante le difficoltà organizzative, dato il momento festivo, tutte le strutture territoriali stanno infatti lavorando per essere in piazza la prossima settimana.

Ciò che ha fatto il Governo con il maxi-emendamento alla legge di Bilancio è “un clamoroso passo indietro rispetto agli impegni assunti dal precedente Governo che aveva stabilito il ritorno dal 1° gennaio 2019 ad un meccanismo di rivalutazione che fosse in grado di tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani – dicono i sindacati pensionati di Cgil Cisl e Uil– In tre anni la manovra sottrae 2,5 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati. E’ il momento di dire basta”. “Si tratta dell’ennesimo atto vessatorio nei confronti dei pensionati – sottolinea la Segretaria generale dello Spi Cgil Toscana Daniela Cappelli.

In Toscana –– aggiunge – l’importo medio della pensione è sotto i 1.000 euro; ma circa 20 mila pensionati sono nella fascia tra 250 e 499 euro, e 131 mila tra 500 e 750 euro. Questo significa lottare per la sopravvivenza, risparmiando su cibo, vestiario, riscaldamento e altri beni di prima necessità come le cure mediche. Se non si modifica il sistema di rivalutazione per il potere d’acquisto delle pensioni, le loro condizioni sono destinate a peggiorare ulteriormente”.

Sembra che alla fine abbia prevalso la ragione e che il Governo abbia ascoltato le nostre giuste ragioni. Se le informazioni sono corrette avremo una nuova proroga sul 29 1 quater. Questo significa che gli Ncc dal 1 gennaio non avranno l'obbligo di rientrare alla propria rimessa dopo aver effettuato il servizio. E' una notizia positiva. Infatti 2mila aziende toscane non saranno costrette a chiudere. Ma ancora non basta.” Così Giorgio Dell'Artino, presidente di Azione Ncc, commenta le indiscrezioni sullo stralcio della norma che prevedeva una stretta per gli Ncc. “Ci auguriamo che adesso Parlamento e Governo abbiano la forza e il coraggio per arrivare finalmente alla riforma organizzata del trasporto pubblico non di linea rispondendo alle necessità degli utenti e di tutti gli imprenditori garantendo un mercato aperto, libero ed efficiente.”

“Solo 4 giorni fa il Viceministro Rixi aveva dichiarato di fronte a tutti i sindacati taxi nessuna proroga per il decreto Lanzillotta -commenta Claudio Giudici Presidente nazionale Uritaxi- Quest’oggi, nel maxiemendamento, ci siamo ritrovati ben di più di una proroga dello stesso: l’apertura di fatto alle multinazionali. Questa notizia ha generato un tal sconcerto tra i tassisti italiani che molti di loro non sono più riusciti a concludere il proprio turno di servizio, presi da una vera e propria crisi di nervi.

Dopo anni di impunità e di concorrenza sleale per abusivi e per chi propone business model pre-ottocenteschi, c’era fiducia nei confronti del Governo del cambiamento, anche da parte degli operatori del settore taxi. Adesso, pare che questo emendamento sia stato ritirato per prorogare nuovamente il Lanzillotta. Se dietro tutto ciò ci fosse una regia, il vero risultato che si otterrà non sarà il cambiamento, ma la perdita di credibilità”.

"Il regalo di Natale del governo del cambiamento è raddoppiare le tasse al volontariato". Monta la protesta tra le pubbliche assistenze toscane; il presidente di Anpas Toscana, Dimitri Bettini annuncia una reazione dei volontari alla decisione del governo, inserita nella legge di bilancio di raddoppiare le tasse agli enti che fanno assistenza sociale, protezione civile, ma anche beneficenza, ricerca scientifica, cultura, istruzione. "Il rischio - ha aggiunto Bettini - è che le associazioni vedano messa a rischio la loro sopravvivenza e la produzione di servizi fondamentali svolti da decenni.

La decisione del governo indebolisce il mondo del volontariato, drenando risorse che da sempre vengono investiti per aiutare i cittadini più deboli e per le fragilità". In questo modo si tagliano agevolazioni fiscali acquisite da settanta anni che hanno permesso al sistema del volontariato di assumere una rilevanza strategica nella gestione di molti servizi, tipicamente pubblici, che lo Stato ha prima delegato e che ora, di fatto, comincia ad abbandonare. Il nuovo Codice del Terzo Settore, prevede il superamento di queste agevolazioni, ma a seguito di un processo di trasformazione e di adeguamento delle associazioni di questa sfera civile, composte da semplici lavoratori e cittadini, e che non può essere forzato o stravolto senza metterne a rischio la stessa sopravvivenza.

"Questo atteggiamento è intollerabile - ha concluso Bettini - con le nostre associazioni stiamo lavorando per capire come rispondere a questa decisione del governo, che a parole dice di considerare il volontariato una risorsa, ma nei fatti ne decreta la scomparsa tagliando risorse importanti per la nostra sopravvivenza".

“Questo Governo deve solo vergognarsi perché per ottenere un incasso irrisorio rispetto ai miliardi della manovra, ha deciso di mettere in ginocchio tutto il mondo del volontariato e del No Profit. Siamo al paradosso che si puniscono misericordie, centro per anziani, parrocchie, scuole, mense della Caritas” così il deputato fiorentino Gabriele Toccafondi commenta la scelta della maggioranza Giallo-Verde di aumentare le tasse al No Profit. “Il governo vuole prendere da queste realtà 158 milioni in più ogni anno che utilizzerà per il reddito di cittadinanza e quota 100- spiega Toccafondi -.

Stiamo arrivando al paradosso di tassare chi oggi quotidianamente aiuta i più deboli per finanziare chi starà a casa ad aspettare fino a tre proposte di lavoro e chi andrà in pensione prima, ma tagliando parte della pensione”. “L’aliquota Ires – precisa il deputato fiorentino - non sarà più del 12% ma sale al 24% per gli enti non commerciali. Enti che cioè non hanno finalità né commerciali né di lucro. Di Maio ne va fiero, la Lega sta zitta, io inorridisco”. “In Toscana – calcola Toccafondi - si tratta di circa 20 milioni in più l’anno a carico delle Misericordie, dei volontari che aiutano i senzatetto o che spengono gli incendi, della galassia della protezione civile, delle parrocchie e degli oratori, dei centri per anziani, di chi aiuta persone con disabilità, di tutti coloro che si occupano di recuperare i giovani e giovanissimi dall’uso di droga, alcool, gioco d’azzardo.

Di chi recupera generi alimentari e li distribuisce alle mense dei bisognosi per non parlare delle stesse mense o centri della Caritas”. “Molte di queste realtà, saranno costrette a chiudere perché già adesso sono sostenuti da donazioni di volontari, da raccolte fondi, da confessioni religiose, dal 5 per mille. Sostegno che basta appena alla loro sopravvivenza. Raddoppiargli le tasse significa volerle soffocare”. Chi governa si dovrebbe vergognare e soprattutto dovrebbe trovare subito rimedio” conclude Toccafondi.

"Per l'anno 2019 e' autorizzata la spesa di 4.725.000 euro quale contributo straordinario per i lavori di recupero, risanamento conservativo e straordinaria manutenzione dell'edificio demaniale Palazzo Firenze, sede della Societa' Dante Alighieri". Lo stabilisce il maxiemendamento della Manovra.

L’accordo sulla manovra con l’Unione Europea fa tirare un sospiro di sollievo anche nel mondo agricolo perché evita una procedura di infrazione che avrebbe messo a rischio i fondi europei per l’Italia, che solo nell’agroalimentare valgono oltre cinque miliardi all’anno. Con l’intesa raggiunta con la Commissione Europea si è evitato la procedura per debito eccessivo che avrebbe potuto comportare una multa pari ad almeno lo 0,2% del Pil ed il blocco dei fondi europei, in caso di mancato adeguamento. Per capire quanto siano importanti le risorse comunitarie per l’agricoltura toscana basta vedere che le risorse disponibili nel settenato 2014-2020 del Piano di Sviluppo rurale ammontano a 950 milioni di euro dei quali ad oggi sono stati messi a bando risorse per 861 milioni di euro.

Circa 46 mile le imprese agricole toscane che hanno partecipato ai 50 bandi fino ad oggi pubblicati. A questi si devono aggiungere circa 180 milioni annui relativi ai contributi per le imprese agricole che beneficiano degli interventi della Politica Agricola Comune.

“Dopo mesi di estenuanti tira e molla – ha detto Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana - siamo arrivati ad una conclusione positiva anche per non indebolire l’Italia in una fase delicata del futuro dell’Unione Europea con le scelte sul bilancio comunitario dal quale dipenderanno molte delle opportunità di sviluppo fino al 2027”. “Il nostro Paese si deve battere ora contro ulteriori tagli nel nuovo bilancio europeo a carico della Politica agricola comune che aggraverebbe la condizione di pagatore netto” ha affermato il presidente della Coldiretti nel sottolineare che “a pagare il conto della Brexit non deve essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione alla sicurezza”.

“C’è l’esigenza di “riequilibrare” invece la spesa facendo in modo – ha commentato Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – che la politica agricola europea possa recuperare con forza anche il suo antico ruolo di sostegno ai redditi e all’occupazione agricola per salvaguardare un settore strategico per la sicurezza e la sovranità alimentare e per contribuire alla crescita dell’intera economia europea ed in particolare dei territori svantaggiati ed a rischio idrogeologico”.

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