Maurizia Cacciatori a Firenze: leader brillante nello sport e nella vita

​Meglio una performance individuale oppure lo spirito di squadra?

Antonio
Antonio Lenoci
12 ottobre 2015 20:50
Maurizia Cacciatori a Firenze: leader brillante nello sport e nella vita

Nel tempio fiorentino dello Sport, presso il Museo del Calcio di Coverciano, il tema dell’incontro con la ex campionessa di pallavolo Maurizia Cacciatori è tra i più gettonati di questo caldo momento storico. Occhi ed orecchi attenti captano ogni sfumatura, osservano i gesti e misurano le parole di una leader senza rivali che ha rivoluzionato il mondo del volley nazionale accendendo un riflettore su una piccola stella. Già trovare un lavoro non è facile, ancor meno lo è lottare ogni giorno con chi ti vorrebbe parte di un team, coach senza paura, manager qualificato senza avere esperienza.L’incontro organizzato dal gruppo toscano dell'Associazione Italiana per la Direzione del Personale ha avuto il patrocinio del Coni Regionale ed Emanuele Rossini, presidente AIDP Toscana, ha colpito nel segno presentando alla platea Maurizia Cacciatori e Lapo Baglini, formatore e coach aziendale.I due hanno svolto una lezione difficile da eguagliare per chiarezza e valore dei contenuti: alle semplici e dirette nozioni impartite da Baglini, ex rugbista, sono seguiti interventi puntuali da parte della Cacciatori che oggi ha deciso di affrontare nuove sfide affacciandosi nel panorama delle piccole e grandi realtà aziendali italiane.Essere un punto di riferimento, essere donna senza paura del confronto, ritrovarsi simbolo di una nazionale e gestire una squadra di alto livello dettando i tempi ed accettando le scelte del coach, tutto questo è avvenuto nello sport, ma avviene ogni giorno in azienda.

L'atleta Cacciatori, l'azzurra pluripremiata e "cica del volley" si è raccontata da madre quale è oggi, con tutte le difficoltà da gestire con lo stesso spirito e la grinta di chi ha avuto tempo per conoscersi e riconoscere limiti e virtù. Trasmette entusiasmo, detta ancora i tempi e mima le proprie emozioni. "Mi sono ritrovata leader per caso, dopo aver posato per un servizio fotografico in cui pensavo di ritrovarmi con la palla sottobraccio ed invece il fotografo mi voleva femminile e sensuale.

Al termine della giornata ero sfinita, di sensualità neppure l'ombra, però nell'ultima foto l'obiettivo ha catturato qualcosa di inaspettato.. è lo scatto apparso su La Gazzetta dello Sport dopo la vittoria in Giappone e lì è iniziata per me una nuova vita, ben più difficile della precedente. Non potevo più nascondermi tra le altre, è stata dura ottenere la stima da parte di tutte le mie compagne e tenere unito il gruppo sempre e comunque. Io che a perdere non ci stavo proprio, quella che..

una sconfitta mi chiudeva in casa per almeno 48 ore, proprio io sono diventata il capitano dentro e fuori dal campo. Ho avuto un allenatore straordinario come Julio Velasco che quando ha lasciato la squadra maschile non sapeva cosa lo aspettava.. lo abbiamo distrutto psicologicamente. Julio mi ha insegnato a mettermi a disposizione della squadra reinventandomi cameriera e non più alzatrice. Un giorno mi ha detto "Devi sentirti come una cameriera per le tue compagne e servire loro ciò che ti chiedono", umiltà, professionalità e rispetto, in una parola "responsabilità".

Ho indossato una maglia che non ha eguali, che ti permette di rappresentare un intero popolo con tutta la sua storia. Ho vissuto momenti difficili, come il restare fuori squadra mentre le mie compagne andavano al Mondiale per vincere.. ho pianto quel pomeriggio a Bergamo, sola in un Cinema. Ma poi ho avuto una straordinaria esperienza fuori dall'Italia, mi sono messa in gioco ed ho ritrovato stimoli e l'adrenalina che ancora oggi cerco in occasioni come questa che volutamente non preparo preferendo la via dell'improvvisazione sulla base del pubblico di volta in volta diverso".Trascinare una squadra alla vittoria, gestire i postumi di una sconfitta, individuare l'obiettivo stagionale e perseguirlo con ogni mezzo fino a sentire nel proprio corpo di aver dato il 100%, questi alcuni temi toccati.

Molte le domande da parte dei dirigenti presenti in rappresentanza della migliore tradizione aziendale del territorio toscano. Lapo Baglini, docente di programmazione neurolinguistica, ha condotto una vera e propria intervista alternando domande a spiegazioni sulle dinamiche comunemente presenti all'interno di un'azienda; con le rivalità che rischiano di compromettere il lavoro e dove la gestione delle risorse umane vale quanto, se non più, del prodotto offerto al cliente."Sarei felice di poter fare il capo del personale in una grande azienda - ha confessato Maurizia - punterei soprattutto sulla conoscenza delle persone per capire innanzitutto quanto potenziale trarne e cosa poter fare per ciascuno di loro.

Sono abituata ad andare a pescare immediatamente chi tende a restare al margine del gruppo, direi quasi gli antagonisti, perché sono loro che devono interessare un leader. E' facile essere il capo con chi ti segue. Non sempre sono riuscita a farmi seguire da tutte le ragazze che ho avuto in squadra, ma quando ci riesci non è solo questione di soddisfazione, c'è anche un riconoscimento, magari arriva con il tempo come è capitato di recente, una profonda stima celata da un comportamento volto a metterti in difficoltà per metterti fondamentalmente alla prova". 

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