​Mafia in Toscana e criminalità: non organismi storici, ma parecchie strutture

Quattro le province a elevato rischio di penetrazione criminale: Grosseto, Livorno, Prato e Massa Carrara

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 ottobre 2018 19:24
​Mafia in Toscana e criminalità: non organismi storici, ma parecchie strutture

In Toscana non esiste un insediamento organizzativo autonomo delle quattro mafie storiche, ma "circolano parecchie strutture mafiose” spiega l'Assessore regionale.

“Sebbene nella nostra regione non esista un insediamento organizzativo autonomo delle quattro mafie storiche o di altro tipo, in Toscana circolano parecchie strutture mafiose, 78 sembrano essere i clan che qui hanno una proiezione criminale” sono i dati più significativi che emergono dalla comunicazione all’Aula dell’assessore regionale al bilancio, Vittorio Bugli, sul secondo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana.

Il documento che approfondisce ed estende a tutto il 2017 i risultati della prima ricognizione svolta lo scorso anno, è articolato in tre macro-sezioni: la prima si concentra sui fenomeni di criminalità organizzata; la seconda presenta i principali andamenti relativi alla corruzione politica e amministrativa in Toscana; nella terza si presentano i primi risultati di un’analisi sull’azione della società civile nell’impegno ‘dal basso’ contro le organizzazioni criminali e la corruzione.

“Inizieremo un tour - ha detto Bugli - per lo meno in tutti i consigli comunali di tutte le città capoluogo della nostra regione, non solo per illustrare il rapporto sul territorio e favorire momenti di approfondimento, ma anche per dare possibili opzioni di intervento contro il fenomeno. Come cittadini e istituzioni su queste cose dobbiamo avere sensibilità, consapevolezza e poi sapere cosa fare”.

Bugli evidenzia un altro dato importante: “Nell’ultimo triennio, il distretto toscano è il primo in Italia, dopo le tre regioni a presenza storica delle mafie (Campania, Calabria e Sicilia), per numero di soggetti denunciati o arrestati con questa aggravante per i delitti ipotizzati (223 persone). Sono significative - ha detto - le evidenze giudiziarie rispetto a soggetti che individualmente attraverso le proprie condotte illecite hanno avuto quale finalità il favoreggiamento di organizzazioni criminali di stampo mafioso”.

Il rapporto analizza i principali indicatori-spia della probabile presenza di fenomeni di criminalità organizzata che mostrano un significativo aumento del rischio criminalità in Toscana. Questo è il caso delle denunce per estorsione e riciclaggio (il cui tasso è di gran lunga il più elevato in Italia, quasi quattro volte quello nazionale), e delle denunce per attentati. “Quattro province, in particolare – aggiunge l’assessore – si distinguono negli anni più recenti per un più elevato rischio di penetrazione criminale: Grosseto, Livorno, Prato e Massa Carrara. Prato è, poi, la prima provincia in Italia per i reati di riciclaggio”. E ancora, “camorra e ‘ndrangheta sono le più presenti sul territorio e il mercato degli stupefacenti è quello più significativo in cui le proiezioni mafiose penetrano”.

Il dato che emerge è che i gruppi criminali non mirano al controllo del territorio ma del business e la Toscana si conferma un contesto economico favorevole, oltre che vantaggioso, per gli investimenti criminali sia a fini di puro riciclaggio e occultamento dell’origine illecita, che di reimpiego in nuove attività economicamente remunerative. In Toscana il numero totale dei beni confiscati è di 364 beni totali presenti e distribuiti in 60 Comuni della Toscana (su un totale di 287 Comuni).

Passando alla corruzione, nel rapporto si parla di un 5,5 per cento di famiglie toscane che ha dichiarato di essere stato direttamente coinvolto, almeno una volta, nel corso della vita in eventi corruttivi, un numero di risposte affermative inferiore rispetto alla media nazionale, pari al 7,9 per cento. Tra le aree sensibili alle pratiche corruttive al primo posto si colloca il settore dell’assistenza (2,3 per cento), seguono gli uffici pubblici e la sanità, entrambi col 2,1 per cento di esperienze, quindi, il lavoro con il 2 per cento, infine l’istruzione con lo 0,8 per cento.

Se nella sanità si includono anche richieste improprie da parte dei medici di effettuare visite private la percentuale di risposte affermative sale fino al 7,9 per cento dei casi. Sotto la media nazionale anche le esperienze di corruzione politico elettorale (3,7 per cento). Superiore alla media nazionale (8,3 per cento) la percentuale di risposte affermative rispetto a richieste di raccomandazione (9,6 per cento).

“E’ vulnerabile anche il settore urbanistico del governo del territorio - ha detto Bugli - soprattutto per le attività autorizzative e di rilascio di permessi”.

Secondo le statistiche giudiziarie dell’Istat su reati contro la pubblica amministrazione (anno 2016) la Toscana si discosta in modo virtuoso dalla media italiana. Il numero di sentenze per peculato è in linea con la media italiana (sette ogni milione di abitanti), rappresentando il tipo di reato più diffuso a livello toscano. Guardando ad altri reati contro la pubblica amministrazione è in aumento il numero di condannati, tanto per il reato di abuso d’ufficio (ascesa particolarmente marcata), che per quelli di malversazione e peculato (in linea col trend nazionale).

L’ultima sezione del rapporto ha per oggetto un focus su società civile e legalità. L’obiettivo è quello di avanzare prospettive, interpretazioni ed eventuali soluzioni ai fenomeni di corruzione e criminalità organizzata da parte di attori non istituzionali. Una prima mappatura condotta a livello regionale consegna l’immagine di una società civile eclettica e impegnata su molteplici fronti. Nonostante la varietà di attori anti-mafia e anti-corruzione presenti in Toscana, tutti sono idealmente accomunati dall’impegno nella lotta per la legalità.Il rapporto presentato dall’assessore Bugli è utile per mettere a fuoco i fenomeni di criminalità percepiti, ma anche per riflettere sui quello che apparentemente non si mostra: subdole infiltrazioni che sono ben presenti”, dichiara il consigliere Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) in apertura del dibattito sul rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana.

“Certo non ci fa onore essere al quarto posto per infiltrazioni mafiose. Ora che il fenomeno è più conosciuto, ciascuno di noi in Consiglio ha l’onere di occuparsi del problema per tradurlo in azioni concrete”. Si segnala “un’escalation nel fenomeno del riciclaggio”, prosegue Marcheschi, insieme alla “tematica clamorosa dell’infiltrazione malavitosa cinese a Prato. Continuiamo a parlarne, ma non abbiamo trovato l’antidoto”. Il consigliere segnala “due delle organizzazioni che percepisco come già presenti in Toscana: la mafia nigeriana con il traffico di stupefacenti, le mafie africane e albanesi che controllano tutto il traffico di stupefacenti”.

E ancora: “Il traffico illecito di rifiuti speciali vede la Toscana come crocevia”. Sulla corruzione: “Fa piacere sapere che in Toscana siamo messi meglio, ci sono meno politici corrotti, però abbiamo forse più amministratori”. Semplificare le procedure amministrative, gli appalti e i concorsi e la fluidificazione dei flussi informativi attraverso la centrale unica sono passi da compiere, suggerisce Marcheschi. “Il lavoro è lungo, abbiamo il dovere di favorire con strumenti formativi non solo le forze dell’ordine, ma anche i sindaci, a cominciare dalla legge del commercio”.

Secondo il consigliere Gabriele Bianchi (Movimento 5 stelle), “oggi si può dire che la mafia in Toscana c’è. Avremmo potuto dirlo anche nel 2014, come evidenziava la prima commissione del Consiglio regionale. Perché non abbiamo approfondito i dati di cui già allora eravamo in possesso?”. Bianchi ricorda che le evidenze giudiziarie ci sono, “a cominciare dal report della direzione nazionale antimafia” e cita dati, analisi e articoli di stampa riguardanti la Toscana. “Se siamo arrivati a questo punto, prosegue il consigliere,“vuol dire che c’è stata sottovalutazione del fenomeno da parte di tutti i soggetti preposti”.

E, aggiunge, sarebbero compiuti passi avanti, “se avessimo forze dell’ordine in numero adeguato, persone sul territorio in grado di monitorare, se avessimo attivato processi partecipativi. In Italia gli agenti delle forze dell’ordine sono sotto organico: ne mancano trentamila”. Da qui la proposta, che è anche “un appello a tutto il Consiglio regionale: lavoriamo a un tavolo tecnico-politico, che potrebbe partire dalla prima commissione, per ribadire il principio di legalità. Potremmo condividere in maniera unanime e dare un bel segnale inserendo la parola ‘legalità’ all’interno dello Statuto.

Facciamo le nomine per l’osservatorio sulla legalità, che abbiamo istituito in modo unanime”. La mafia, ricorda Bianchi, “danneggia ogni aspetto della vita dei cittadini”.

Il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, rileva “la doppia velocità della nostra regione anche rispetto all’infiltrazione delle organizzazioni criminali organizzate: la costa, parte della Toscana depressa a causa della crisi economica, è l’area a maggiore penetrazione, con l’eccezione di Prato”. Riciclaggio e reinvestimento di capitali, “evidenziano più il tentativo di rimettere in circolo denaro di origine illecita rispetto alla colonizzazione e al controllo del territorio e non a caso si utilizza molto più la corruzione, che non la minaccia e la violenza”.

Sulla corruzione, prosegue Fattori, “dovrà essere concentrata massima attenzione: i settori a più alto rischio sono l’urbanistica, il governo del territorio”. Rispetto a ciò che la politica può fare, “il terzo nodo è il tema dei beni confiscati alla mafia: è aumentato il numero, ma c’è una nota dolente nel ritardo nella destinazione dei beni confiscati. Si può fare qualcosa nell’immediato: lavorare per istituire un fondo regionale per la riutilizzazione dei beni confiscati, favorire dialogo interistituzionale e aprire uno sportello, o potenziare gli organismi regionali esistenti, per dare sostegno agli enti locali”.

Infine, “prevedere strumenti legislativi di prevenzione per un maggiore controllo sugli appalti”.

“Il tema è di grandissimo rilievo, non possiamo abbassare la guardia, né essere presuntuosi pensando di essere immuni rispetto a certi fenomeni”, dice il capogruppo del Partito democratico, Leonardo Marras, che rivolge un elogio “al lavoro della Giunta regionale: è già al secondo rapporto, ci mette nelle condizioni di rilevare criticità e avanzare proposte. Un rapporto che diventa uno strumento straordinariamente importante anche per il Consiglio regionale”. È importante, anche, “che questo Consiglio faccia quanto previsto dalla legge: costituiamo l’osservatorio”, prosegue Marras.

“Non c’è dubbio che il fenomeno in Toscana sia grave e avere il primato per un atteggiamento di favore a fenomeni criminali, ci indica una deriva che può essere potenzialmente addirittura più pericolosa”. L’altro elemento “che desta in me preoccupazione è l’aspetto che riguarda le province di Livorno, Grosseto e Massa Carrara, dove si sono concentrate le maggiori attenzioni rispetto all’andamento dell’economia. La Toscana, com’è evidente, non è tutta uguale a se stessa, la penetrazione criminale è associata in modo particolare a fenomeni e andamenti economici e quindi ai risvolti sociali”.

Necessario “pretendere maggiori controlli”, prosegue il capogruppo Pd, serve “la volontà di mettere a disposizione la programmazione regionale e nazionale attorno ai sistemi economici in crisi”. Con un allarme: “Se la Toscana è interessante per il riciclaggio e in alcune realtà questo è reso possibile dalla capacità di evasione fiscale in alcuni settori, pensare di arrivare ad un condono sull’Iva significa sdoganare questi tipi di atteggiamento. Solo attraverso la tracciabilità di ogni passaggio, se si elimina il più possibile l’uso del contante, si riesce ad avere una capacità di controllo diversa”.

Cosa serve: “Rafforzare l’opera di indagine, denuncia e controllo sociale, aggredire le criticità, dall’utilizzo dei beni confiscati al supporto dell’azione degli enti locali, all’estensione dei protocolli con le prefetture sugli appalti e i requisiti antimafia”.

“Rapporto interessante, che dà un quadro di tutte le sfaccettature legate alla criminalità, ma soprattutto preoccupante, con le organizzazioni mafiose che nella nostra Regione, in quattro anni, sono passate da 34 a 78”. Così ha esordito Maurizio Marchetti (Forza Italia), che ha parlato della situazione pratese, dell’attacco alle attività commerciali lungo la costa, di unanimità nei commenti di una situazione allarmante, di un osservatorio sulla legalità che non ha prodotto niente, della necessità di intervenire in materia di appalti e nei mercati immobiliari. “Non possiamo rispondere alla crescente criminalità con commenti e considerazioni critiche – ha concluso – vorrei capire quali sono le proposte concrete che partono da questa Aula”.

Anche per Monica Pecori (Gruppo misto-Toscana per tutti), che ha ringraziato l’assessore regionale Vittorio Bugli per la comunicazione, “occorre passare dalle osservazioni alle azioni” e visto che “non ci sono aree completamente immuni da mafia e corruzione, occorre prepararci al peggio e quindi intervenire su più fronti”: dagli appalti al riciclaggio, con necessità di maggiore tracciabilità, dalle attività legate ai rifiuti a quelle dove pubblico e privato “vanno a braccetto”, dalle iniziative nelle scuole agli strumenti di tutela pubblica.

Per Serena Spinelli (Articolo 1-Movimento democratico e progressista) “è dovere del Consiglio riflettere e elaborare proposte: i dati servono alla politica per intervenire”. “Quando legiferiamo facciamo vera semplificazione, cerchiamo di essere trasparenti, nel rispetto dei cittadini, mettiamo in atto una serie di meccanismi culturali a partire dai bambini, in modo da evitare che tanti fenomeni di corruzione smettano di far parte del nostro agire”. Solo un esempio: nella nostra regione, dato superiore alla media nazionale (8,3 per cento), i cittadini confermano di aver chiesto raccomandazioni (9,6 per cento). La consigliera ha concluso il proprio intervento accennando alla necessità di intervenire sul sistema del gioco d’azzardo, quale strumento di movimenti criminali e non solo, e invitando tutti i consiglieri a svolgere il proprio ruolo.

Marco Casucci (Lega), dopo aver apprezzato la partecipazione al dibattito sul tema della sicurezza e delle infiltrazioni mafiose nella nostra regione, ha parlato di “foto importante per analisi e azione politica”. “Per combattere la mafia e la criminalità organizzata deve esserci un maggiore coinvolgimento delle istituzioni – ha sottolineato – Regione, Stato ed Enti locali devono impegnarsi in modo sinergico”.

L’assessore Vittorio Bugli, nella replica, definendo quella di oggi “una discussione sul rapporto dedicato alla criminalità organizzata e corruzione”, ha invitato a un lavoro di approfondimento per vedere cosa si può fare nel concreto. L’assessore ha infine ricordato che la Toscana è una delle poche regioni ad avere gli appalti tutti digitalizzati e ad andare in questa analoga direzione anche sul rilascio delle autorizzazioni ambientali.

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