Mafia agroalimentare: grandi interessi dalla produzione alla ristorazione

Operazione interforze della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza coordinata dalla Dda di Milano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 maggio 2017 19:21
Mafia agroalimentare: grandi interessi dalla produzione alla ristorazione

"Il giro di affari della criminalità nell’agroalimentare è salito a 21,8 miliardi di euro all’anno facendo un balzo del 30% con attività che riguardano l’intera filiera del cibo, della sua produzione, trasporto, distribuzione e vendita" il commento di Coldiretti in riferimento all’operazione interforze della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza coordinata dalla Dda di Milano che ha posto in amministrazione giudiziaria quattro direzioni generali della società di grande distribuzione Lidl, cui afferiscono circa 200 punti vendita.

“La Toscana pur essendo abbastanza immune rispetto al fenomeno della criminalità agro-alimentare – dice Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – ha alcune caratteristiche che possono renderla appetibile per le organizzazioni malavitose che dispongono di risorse da investire con valori dei terreni agricoli alti, dai 120mila euro ad ettaro per un vigneto nel chianti classico, ai 350mila euro ad ettaro per un vivaio pistoiese, fino ai 400mila euro ad ettaro di Brunello di Montalcino”. “Oltre a questo la Toscana – continua Marcelli - ha una immagine che si vende al mondo e la contraffazione dei prodotti “made in” è sulle cronache quotidiane. Ben vengano quindi i controlli effettuati dalle forze dell’ordine per combattere le agromafie dal campo allo scaffale”.

Proprio per alzare il livello di attenzione verso le “agromafie”, Coldiretti ha costituito l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura con il Dott. Giancarlo Caselli alla guida del comitato scientifico, che presenta annualmente con l’Eurispes il Rapporto Agromafie.

“Da questi rapporti – commenta Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – emerge una evoluzione nel comportamento delle mafie che, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato agroalimentare stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati. La filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, compresa la ristorazione, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse delle organizzazioni malavitose – continua De Concilio – è per questo che apprezziamo il lavoro svolto dagli organi preposti a presidiare il territorio che svolgono un ruolo a difesa del tessuto economico sano, oltre che della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso.

Occorre però non abbassare la guardia anche in regioni come la nostra e tutti devono svolgere la propria parte per una azione più stringente nei confronti di chi in modo criminale si infiltrata nelle filiere agro-alimentari”.

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