Mafia: 24 anni dalla strage dei Gergofili

Nel 1992 anche l'attentato a Falcone e Borsellino. Due ponti di Firenze dedicati ai giudici palermitani. L’assessore regionale Vittorio Bugli: “In Toscana 392 i beni confiscati, 52 gli immobili e 2 le aziende già destinate agli usi previsti dalla legge”. Incontro con gli studenti alla Villa del Poggio Imperiale e al Palazzo Comunale di Livorno. 'Festival della Legalità', venerdì 26 e sabato 27 maggio al Caffè Letterario delle Ex Murate

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 maggio 2017 21:54
Mafia: 24 anni dalla strage dei Gergofili

Firenze– Venticinque anni fa, il 23 maggio, la strage di Capaci, in cui assieme alla moglie e ai tre agenti di scorta morì il giudice Giovanni Falcone. Due mesi dopo, il 19 luglio, l'assassinio con un'altra bomba del collega Paolo Borsellino. Ventiquattro anno fa, sempre alla fine di maggio, la strage dei Georgofili a Firenze. E l'Italia si ferma a ricordare. Il maxi-processo che si concluse nel 1987 con diciannove ergastoli e 2.665 anni di carcere fu la prima sconfitta della mafia. E quando il 30 gennaio 1992 la Corte di Cassazione confermò la pena e sopratutto l'impianto di quel processo, la risposta furono quelle stragi.

Due ponti di Firenze da oggi portano il nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sono le diramazioni del ponte di Varlungo che arrivano in via Generale Dalla Chiesa e via Enrico De Nicola. Alla cerimonia di intitolazione, questa mattina a Varlungo, erano presenti tra gli altri il sindaco Dario Nardella e l’assessore alla Toponomastica Andrea Vannucci.

“In tutta Italia si celebra oggi il 25esimo anniversario della strage di Capaci – ha detto il sindaco Nardella - In questo giorno di ricordo abbiamo voluto dedicare per sempre un pezzo della nostra Firenze a due grandi uomini: Giovanni Falconi e Paolo Borsellino. Un modo per mantenere viva la memoria, perché la lotta contro le mafie non deve smettere mai”.“Abbiamo scelto di intitolare a Falcone e Borsellino due importanti ponti di ingresso e uscita della nostra città – ha detto Vannucci – Un modo per ricordare a tutti quelli che arrivano e partono da Firenze due grandi uomini che hanno pagato con la vita il loro impegno contro la mafia”.

Si chiamerà ponte Paolo Borsellino la carreggiata, compresi i relativi svincoli, ora parte sopraelevata destra del ponte a Varlungo che inizia da via Enrico De Nicola e termina all’incontro con via Marco Polo; si chiamerà ponte Giovanni Falcone la carreggiata, compresi i relativi svincoli, ora parte sopraelevata sinistra del ponte a Varlungo che inizia da via Enrico De Nicola, all’altezza della fine di via Generale Dalla Chiesa, e termina all’incontro con via Marco Polo. Rimane confermato il toponimo ponte a Varlungo per la carreggiata centrale, compresi i relativi svincoli, che inizia da via Enrico De Nicola e termina all’incontro con via di Villamagna.

La più piccola, Caterina, aveva appena cinquanta giorni di vita. Morì assieme alla mamma Angela Fiore e il babbo Fabrizio Nencioni, con la sorella Nadia di 9 anni e il ventiduenne studente di architettura Dario Capolicchio nell'esplosione che nella notte tra il 26 e 27 maggio del 1993 distrusse la storica Torre de' Pulci dove ha sede l'Accademia dei Gergofili di Firenze. Quella bomba la mise la mafia e venerdì 26 (e poi ancora sabato 27 maggio), ventiquattro anni dopo, la Toscana si fermerà di nuovo a ricordare.

Ci sarà anche il presidente del Senato Pietro Grasso. La seconda carica dello Stato parteciperà al convegno del 26 maggio che inizierà alle 16 nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della Regione. Con Grasso interverranno l'assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli, Giovanna Maggiani Chelli per l'associazione dei familiari delle vittime della strage, il procuratore capo di Pisa Alessandro Crini, quello dei Prato Giuseppe Nicolosi e l'avvocato di parte civile nel processo sulle stragi del 1993 Danilo Ammannato. Si parte da una frase che Giuseppe Graviano, reggente mafioso e tra gli organizzatori di quella strage, rivolse a Gaspare Spatuzze e Cosimo Lo Nigro: "Ne capite qualcosa di politica voi? No! E' bene che ci portiamo dietro un po' di morti, così di danno una mossa".

Parole capaci ancora di far accapponare la pelle. Il presidente del Senato Grasso si tratterà fino a notte, quando dopo il concerto in piazza della Signoria la manifestazione si concluderà con la deposizione alle 1.04, l'ora esatta in cui la bomba esplose, sul luogo dell'attentato. La mattina dopo, alle 8.30, un cuscino di rose sarà deposta sulla tomba della famiglia Nencioni al cimitero della Romola, nel comune di San Casciano in Val di pesa. Ci saranno anche gli alunni della scuola elementare della vicina frazione di Cerbaia, che ricorderanno la strade.

Un secondo cuscino di rose sarà deposto, alla stessa ora, nel cimitero di Sarzanello a Sarzana, sulla tomba di Dario Capolicchio.

Il sistema informativo dell’Agenzia nazionale ci dice che dalla fine del 2016 “la Toscana ha 392 beni sottratti alla mafia: 52 immobili e 2 aziende già destinate agli usi previsti dalla legge, 296 immobili e 42 aziende da destinare e cioè ancora in gestione presso l’Agenzia”. A 25 anni dalla strage di Capaci, dove Cosa nostra uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo ed i tre agenti della scorta, la Toscana onora la memoria delle vittime con una comunicazione in Consiglio regionale sui beni confiscati alla mafia. Il presidente Eugenio Giani ha chiesto un minuto di raccoglimento per ricordare le vittime di quella strage e rendere allo stesso tempo onore alle vittime dell’attentato di ieri a Manchester.

È l’assessore regionale Vittorio Bugli a delineare in Aula il quadro aggiornato e la direzione che la Toscana intende seguire sui beni confiscati alla mafia. “È necessario ribadire un principio con forza: i beni confiscati rappresentano una risorsa. La priorità resta il loro utilizzo per finalità di carattere sociale e le aziende per ragioni di carattere produttivo e di sviluppo economico”. La vendita del bene confiscato “deve restare un’ipotesi residuale e fortemente controllata”.

Ed è con questo spirito “che nel 2008, all’indomani della confisca di uno dei beni più rilevanti confiscati a Cosa nostra, l’Azienda agricola Suvignano, la Regione Toscana ne ha chiesto l’assegnazione ai Comuni interessati. La questione purtroppo rimane ancora aperta – prosegue Bugli – e nel luglio del 2016 siamo nuovamente intervenuti, firmando un protocollo d’intesa con il Ministero delle politiche agricole, agroalimentari e forestali e con i Comuni di Monteroni d’Arbia e Murlo per accelerare il trasferimento della fattoria di Suvignano ai Comuni interessati e, successivamente, costruire un progetto di sviluppo dell'azienda sequestrata, con l’idea condivisa di dare vita ad un progetto pilota di agricoltura sociale.

Siamo ancora in attesa di una risposta dall’Agenzia”. Ora si tratta di accelerare le procedure di assegnazione. L’attuale sistema, spiega l’assessore, “dimostra una serie di limiti piuttosto evidenti: l’Agenzia, in più di un’occasione, ha palesato di non essere in grado di assolvere ai suoi compiti così come previsto dalla normativa”. Nell’intervento in Aula, Bugli cita la legge Rognoni-La Torre, “che costituisce una pietra miliare nel quadro generale della legislazione antimafia”.

Quindi la legge 109, di “alto valore simbolico, che il Parlamento approvò per consentire l’uso per finalità di carattere sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata”. Dal 2010, anno in cui viene istituita l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, “un ruolo centrale viene assunto dagli enti locali”. In questa fase, dice Bugli, “è opportuno che il Consiglio regionale si esprima, occorre riprendere una azione politica, fare pressione perché l’azione di restituzione dei beni alla collettività avvenga nel più breve tempo possibile”. Al 30 settembre 2015, “ultimo dato complessivo disponibile sul sito dell’Agenzia nazionale, risultavano censiti 17mila 577 beni e 866 aziende, buona parte dei quali risultavano destinati”.

Sempre al 30 settembre 2015, in Toscana, “risultavano 170 beni, lo 0,96 per cento del totale nazionale, di cui 40 destinati, pari al 23,5 per cento”. Il dato aggiornato al 2016, come si vede, segnala un forte incremento dei beni confiscati. L’auspicio è che abbiano un seguito “le parole del Ministro dell’interno, Marco Minniti, secondo cui ci sono tutte le condizioni per approvare rapidamente il testo unico antimafia e che sarebbe un peccato mortale se la legislatura si concludesse senza questa approvazione”.

L’assemblea vota all’unanimità, nel prosieguo della seduta, un ordine del giorno presentato dal Partito democratico ed emendato in Aula per sollecitare il Senato ad approvare la nuova normativa per “favorire anche in Toscana il rapido prioritario riutilizzo dei beni confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata”. L’assessore, nella comunicazione, ricorda anche il “lungo elenco di servitori dello Stato che hanno sacrificato la loro vita per combattere la mafia; dai magistrati, alle forze dell’ordine” e il magistrato Antonino Caponnetto, “figura simbolo della lotta alla mafia, che dette vita al pool, la cui attività culminò nel maxi processo di Palermo”.

Poi gli anni delle stragi, tra queste la strage di via dei Georgofili, che la Regione ricorderà con una cerimonia venerdì 26 maggio, nella sala Pegaso di palazzo Strozzi Sacrati, “alla presenza del presidente del Senato, Pietro Grasso. La commemorazione proseguirà dalle 21 in piazza della Signoria, per poi concludersi in via dei Georgofili”.

Un pomeriggio dedicato alla memoria di Giovanni Falcone, all’impegno per la legalità e alla sensibilizzazione dei ragazzi su temi come la lotta alle mafie, l’educazione alla cittadinanza, l’importanza di capire e non dimenticare una importante pagina della nostra storia. L’incontro didattico dal titolo “La memoria e l’impegno per la legalità a 25 anni dalla strage di Capaci”, organizzato dall’Educandato Statale “SS. Annunziata” in collaborazione con la Direzione Investigativa Antimafia di Firenze, vuole quindi invitare i più giovani ad una doverosa riflessione sul vile attentato dinamitardo di Capaci: l’evento si è svolto infatti il 23 maggio alle ore 15.00 presso la Sala Bianca dell’Educandato, a 25 anni da quello stesso pomeriggio del 1992 in cui persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, la consorte Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Marcello Viola, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Firenze, Giuseppe Creazzo, Procuratore della Repubblica di Firenze e Nicola Franco, Capo Centro della Direzione Investigativa Antimafia di Firenze sono intervenuti sul tema presentando ai ragazzi il delicato lavoro delle Istituzioni giudiziarie e la preziosa attività investigativa svolta ogni giorno. Durante l’incontro, cui hanno preso parte gli studenti delle terze, quarte e quinte classi del liceo, è stato proiettato un video istituzionale della D.I.A.

sull’attività operativa degli agenti, per far comprendere ai ragazzi come il lavoro svolto quotidianamente da questo organismo interforze sia “eredità” della volontà di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L’incontro, fortemente voluto dalla Dirigente Scolastica Luciana Marchese e dal Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Educandato Giorgio Fiorenza, si colloca in una serie di appuntamenti, alcuni già svolti, altri in programmazione, che intendono avvicinare gli studenti al lavoro delle Istituzioni e invitarli a riflettere su temi legati alla cittadinanza attiva e propositiva per far sì che i giovani di oggi divengano i cittadini partecipativi e consapevoli di domani.

Anche gli studenti livornesi oggi in strada per celebrare il 25° anniversario delle stragi di Capaci e Via D'Amelio in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme agli uomini della scorta.Tra le varie tappe cittadine, gli studenti sono arrivati anche a Palazzo Comunale dove, sullo scalone d’ingresso, hanno appeso uno striscione con la scritta: “Livorno ricorda Giovanni Falcone”. I ragazzi coinvolti nell’iniziativa sono gli studenti delle scuole: ITI” Galileo Galilei”; Liceo Scientifico “ F.Cecioni”; IIS Vespucci Colombo; ITL Alfredo Cappellini; Liceo Classico “ Niccolini-Palli”; Liceo Scientifico “F. Enriques”.

Ricostruire la matassa di un vivere pulito, non disperdere le testimonianze, grazie al 'Festival della legalità'. Venerdì 26 e sabato 27 maggio prossimi nel Caffè Letterario dell'ex carcere delle Murate due giornate saranno interamente dedicate al tema della legalità, grazie all'iniziativa de 'Il gomitolo perduto', associazione guidata da Mimma Dardano. Grazie a confronti, presentazioni di libri e concerti a ingresso libero tutti siamo invitati a riflettere su cosa significhi oggi la parola 'legalità': è in gioco la credibilità di ciascuno verso se stesso e verso gli altri; si tratta se essere spettatori di fronte alla costruzione della città legale o avere attenzione in ogni comportamento per fare un salto corale". Venerdì 26, alle 18.30, incontro con un Procuratore antimafia del Sud Italia impegnato nella lotta alla criminalità organizzata accompagnato da musiche del gruppo fiorentino Revolution 0; alle 21.30 Live music show con le 'Donne Rock Antimafia'.

Sabato 27 maggio, alle 19, incontro su 'Ecocriminalità oggi. Tra prevenzione e nuove proposte', Duccio Bianchi (Asm Pavia), Antonio Pergolizzi (Legambiente) e Andrea Bigalli (Libera Toscana). Alle 21.30 "concerto riciclato" con Miatralvia.Legalità non è solo rispondere a un insieme di norme, ma adottare uno stile di vita, combattere quotidianamente contro individui e poteri arroganti che minano la libertà e inquinano la società di cui siamo parte. Una festa aperta a tutti dunque, con ospiti di rilievo, libri su cui si costruisce il futuro e tanta tanta musica, "per coltivare insieme i piccoli gesti che creano la giustizia - spiegano Mimma Dardano - per essere informati sulle minacce che la criminalità lancia alla dignità di ciascuno e per conoscere gli strumenti che possono garantire e rendere viva ogni giorno la nostra democrazia".

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