Luca Pellegrini vince la 34^ edizione del Premio Pieve Saverio Tutino

Con lo straordinario racconto di bordo del marinaio illuminato

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 settembre 2018 08:27
Luca Pellegrini vince la 34^ edizione del Premio Pieve Saverio Tutino

L’affascinante memoria di Luca Pellegrini, diario che dal 1831 al 1850 ci racconta il mondo dal ponte di un veliero sulle rotte del mediterraneo che portano ad Amsterdam fino all’Africa e al Sud America vince la 34^ edizione del Premio Pieve Saverio Tutino, il concorso per scritture autobiografiche inedite organizzato dall’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano. La decisione della giuria del Premio, annunciata nel corso della tradizionale manifestazione “Memorie in piazza” che si è svolta domenica pomeriggio nelle piazze affollate del borgo toscano, è stata dettata dalla singolarità di una traiettoria di vita narrata attraverso i diari di bordo di un giovane mozzo diventato uomo in mare, ancor prima che capitano, sulle rotte ottocentesche tra Oriente e Occidente.

La motivazione della giuria nazionale del Premio PieveLa giuria, prima di nominare il vincitore, vuole segnalare la ricchezza e la varietà degli otto diari finalisti che, trattando argomenti molto distanti tra loro, spaziano in due secoli di storia suscitando riflessioni importanti ieri come oggi. La vittoria della 34^ edizione del Premio Pieve Saverio Tutino viene attribuita alla memoria Il mare insegna di Luca Pellegrini. Nato nel 1806 in una famiglia agiata, dopo l’improvvisa morte del padre notaio deve rivedere le sue prospettive di vita.

Abbandonati gli studi, a 16 anni si imbarca come mozzo su un piccolo veliero. Dal golfo di Trieste arriva a Smirne e a Costantinopoli, naufraga, riparte per l’Africa e il Sud America. Segue in prima persona il progresso tecnico che porta dalle navi a vela a quelle a vapore, e in soli quattordici anni diventa capitano di una delle prime che solca il Mediterraneo. Da ognuno di questi viaggi riporta racconti eccezionali. Lo sguardo curioso di un uomo libero dai preconcetti del suo tempo è la cifra che contraddistingue questa narrazione rispetto a memorie analoghe dell’Ottocento.

Mirabili in particolare le considerazioni e la condanna della schiavitù dei neri nelle grandi piantagioni brasiliane, come le riflessioni sulla religione. Senza dimenticare il piglio antropologico con cui si stupisce davanti agli usi e i costumi delle popolazioni che incontra, dal Marocco alla Grecia passando per il Brasile e il Medio Oriente. Non perde occasione, nelle città in cui sbarca, di notare le bellezze artistiche, ma neppure quelle femminili, regalandoci bellissime pagine romanzesche esaltate da un linguaggio vivace arricchito da parole dal forte gusto ottocentesco.

Le avventure per mare che ci ha lasciato Luca Pellegrini sono pervase da uno spirito critico straordinario, unica chiave che, anche nel mondo contemporaneo, possa dirsi valida per indagare il proprio tempo vivendolo da protagonista.

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