L'emergenza Covid-19 svela il buco nero di Rsa e case famiglia

Anche nel fiorentino poche in grado di separazioni per arginare i contagi e scarseggiano ancora i DPI. Il segretario della Uil Fpl, Claudio Salvadori: " Strutture collassate come castelli di carta. Pretendiamo organigrammi completi, numero dei dipendenti e di ospiti, le prestazioni erogate"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 aprile 2020 14:41
L'emergenza Covid-19 svela il buco nero di Rsa e case famiglia

Sono ancora poche le RSA in grado di organizzare separazioni sicure all’interno delle strutture per arginare il contagio, mentre i casi ancora aumentano sia tra gli ospiti che tra il personale e continuano a scarseggiare i dispositivi di protezione per i lavoratori. E’ l’allarme sulle Rsa del territorio fiorentino lanciato dalla Fp-Cisl Firenze-Prato, che sottolinea come “queste settimane rappresentano il punto delicatissimo di svolta per capire se si va verso una gestione sotto controllo della pandemia o se la situazione sfuggirà di mano.” Anche perché le RSA del territorio fiorentino con 6.000 posti letto rappresentano oltre il 45% di tutta la Toscana, con 110 strutture su 278.

“I dati delle strutture ‘commissariate’ o sotto diretto intervento della ASL-Centro – dice la Fp-Cisl - si mantengono su livelli costanti, con qualche nuovo caso di allarme, come la Rsa di Monsavano a Pelago. Rileviamo un ritardo nell’effettuazione dei test sierologici sugli ospiti e sul personale: circa 2100 i test sierologici su oltre 5800 lavoratori, di cui circa 100 positivi (il 5%). Più complicata la situazione per gli ospiti: in questo caso per le strutture monitorate si parla di circa il 30% dei positivi fra asintomatici, paucisintomatici e ricoverati tra quanti sono stati sottoposti a test.Il problema, al di là dei dati statistici - osserva Andrea Nerini della Funzione Pubblica Cisl di Firenze - è quello di attuare procedure di separazione rigorose tra chi risulta positivo o con sintomi evidenti e chi è in buona salute.

E’ uno dei punti qualificanti dell’Ordinanza della Regione, ma ad oggi dobbiamo rilevare che nelle strutture la capacità di agire prontamente su questo versante è molto debole. Poche sono le RSA in grado di organizzare separazioni sicure all’interno delle strutture e i casi di contagio aumentano.” “Sul fronte del personale della ASL a supporto delle 19 strutture private più in difficoltà 26 erano gli operatori sanitari inseriti nelle equipe di sostegno 10 giorni fa, adesso ce ne risultano oltre 50.

Ciò - prosegue Nerini- è il segno che in queste strutture anche il contagio fra il personale è aumentato.”

“Per questa ragione- dice Nicola Burzio, segretario generale della Cisl-FP Firenze-Prato, continuiamo a chiedere di potenziare i dispositivi di protezione individuale: mascherine, guanti, visiere, cuffiette copricapo, sono alla base dei protocolli di sicurezza e purtroppo in molte RSA i rifornimenti sono arrivati in ritardo ed ancora, cosa più grave, sono insufficienti.”

“Bisogna rafforzare le procedure di sicurezza e intervenire in tutta la Regione, con tutte le energie possibili per garantire i dispositivi di protezioni necessari. Il pericolo è ancora altissimo - sottolinea Marco Bucci, segretario generale della Cisl-FP Toscana - e sarebbe un errore imperdonabile abbassare la guardia. Sul modello delle RSA toscane vi sarà poi tempo e sedi adeguate per parlare seriamente. Al di là dei messaggi spot o di qualche ricetta molto approssimativa su pubblico o privato, il problema vero sono le risorse che la Regione vorrà investire su questo mondo, ad oggi insufficienti, e i modelli organizzativi che si costruiscono con parametri adeguati di personale e figure professionali con le necessarie competenze formative e gestionali.”

“Ci arriva un protocollo bell’è pronto da firmare per una Rsa della Lunigiana trasformata in struttura Covid19+. Si tratta, nel caso specifico, della Fontana d’Oro, dove sono già stati trovati 20 ospiti positivi, trasformata in cure intermedie di terzo livello con subentro della Asl. E la dirigenza della Fontana d’Oro, in accordo con la Usl, ha quindi mandato ai sindacati un accordo già fatto in cui stabiliscono, ancora una volta in completa autonomia e senza concertazione, protocolli, misure di ingaggio, orari di lavoro, e quant’altro.

Il solito modus operandi dittatoriale intollerabile perché queste decisioni vanno prese in maniera unitaria. Vanno bene anche incontri ‘virtuali’ ma bisogna confrontarsi”. Lo segnala il segretario della Uil Fpl Massa Carrara, Claudio Salvadori, che poi traccia una sintesi delle misure previste: “Non c’è solo la Rsa Fontana d’Oro. Come noto, si vuole trasformare diverse strutture socio sanitarie in strutture residenziali per soggetti non autosufficienti positivi al Covid-19, con un totale di posti riservati esclusivamente all'Asl.

Azienda sanitaria che a quel punto si fa carico di coordinamento sanitario infermieristico e assistenziale, sanificazione, procedure di accesso degli ospiti, organizzazione infermieristica assistenziale, assistenza medica, erogazione dei farmaci e dei presidi, trasporto e ingresso degli ospiti, somministrazione dei Dispositivi di protezione individuale. Chiediamo quindi alla dirigenza un incontro urgente in videoconferenza fra tutte le parti coinvolte visto la complessità che queste procedure comportano a livello organizzativo e di competenze.

Senza pensare alle eventuali ricadute legali: c’è da valutare l’applicazione dei rispettivi contratti, il numero esatto dei dipendenti, il rapporto fra ospiti e lavoratori che sia adeguato alla normativa, le varie figure professionali che operano all’interno. Non è questo il modo di fare: le relazioni sindacali che sta portando avanti la dirigenza Asl sono insufficienti e irrispettose”. Ed è solo la punta dell’iceberg, prosegue ancora il segretario Uil Fpl: “Si spalanca oggi, a causa dell’emergenza, l’enorme buco nero delle strutture sanitarie, residenziali e assistenziali gestite dai privati.

Luoghi nascosti da muri di omertà, dove i sindacati spesso non sono stati chiamati se non dietro pressione degli stessi lavoratori. Strutture che la Asl accreditava ma di cui non sapevamo niente e che alla prima emergenza sono collassate, come castelli di carte. Ora vogliamo, e pretendiamo, una mappatura di tutte le Rsa della costa e della Lunigiana. Vogliamo gli organigrammi completi, il numero dei dipendenti, gli ospiti e le prestazioni erogate. Ed è solo l’inizio”. Non ci sono solo le residenze per anziani da mettere nel mirino: “Vogliamo parlare delle case famiglia – incalza Salvadori -? Queste addirittura sono di stretta competenza dei Comuni e si sa ancora meno.

Quante sono? Che cosa fanno lì dentro? Chi ci lavora, a che titolo e quali professionalità? Alcuni sindaci, per stessa ammissione di alcuni di loro, ne sanno ben poco. E’ arrivato il momento di scoprire gli altarini e andare a verificare, caso per caso, le eventuali idoneità. E’ il momento di rimettere tutto al pulito”. Una nota a margine, sulla Rsa Regina Elena di Carrara: “Stiamo consegnando grazie al contributo di Ada Massa e Montignoso delle mascherine ai lavoratori delle cooperative che operano all’interno – conclude il segretario Uil Fpl – perché anche in questo caso la Asl non ne passa a sufficienza per chi non è diretto dipendente”.

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