Le magnifiche sette: le Piazze di Firenze

In un libro di Francesco Gurrieri, edito da Mauro Pagliai

Nicola
Nicola Novelli
01 febbraio 2015 22:42
Le magnifiche sette: le Piazze di Firenze

Sette piazze, ombelico di un affascinate viaggio dentro le mura della città, in un percorso fatto di testi e immagini suggestive per riscoprire la storia di Firenze a partire dai suoi punti cardine, nel volume Le Piazze di Firenze. Storia, Architettura e Impianto Urbano (Mauro Pagliai Editore, pp. 312, euro 48). I testi in italiano e inglese, a cura di Francesco Gurrieri, i testi di Samuele Caciagli, Antonio Lattuchella e Daniela Smalzi sono accompagnati da un’imponente campagna fotografica opera di Carlo Cantini. I contributi degli studiosi, ricchi di riferimenti all’arte e alla letteratura, sono corredati da un nutrito apparato iconografico fatto di scorci moderni e fotografie d’epoca, immagini di dipinti e sculture, assieme a incisioni, mappe, planimetrie e prospetti dei più bei palazzi.

“Nell’idea di piazza”, spiega Francesco Gurrieri, ordinario di Restauro dei monumenti nella Facoltà di Architettura dell’ateneo fiorentino, “convergono analisi sociologiche, economiche, politiche, antropologiche: un unicum culturale che è il racconto storico della comunità che l’ha prodotto”. Tanto che nella versione in lingua inglese si è preferito adottare il vocabolo “piazza” in italiano, proprio per significare la peculiarità del concetto espresso dalla tradizionale piazza di una città italiana.

Eccole quindi le magnifiche sette piazze di Firenze. Piazza Duomo, cuore del centro storico dominato dalla mole della cattedrale e degli edifici correlati come il Campanile di Giotto e il Battistero di San Giovanni. Piazza de' Pitti, la più grande del quartiere di Oltrarno, dominata dall'imponente mole del Palazzo omonimo. Quella di San Firenze, che prende il nome dal complesso di San Filippo Neri, detto anche di San Firenze da una storpiatura del nome di un edificio preesistente dedicato a san Fiorenzo. E poi la Piazza di Santa Croce, dominata dall'omonima basilica, quella di Santa Maria Novella, che prende il nome dalla grande Basilica, una delle principali e più belle di Firenze.

Approfondimenti

Infine forse le più interessanti dal punto di vista della progettazione architettonico-urbanistica, Santissima Annunziata, dominata dalla basilica, uno degli edifici sacri più importanti di Firenze, oltre che casa madre dell'ordine dei Servi di Maria. Oggetto di un precoce intervento urbanistico, a cui parteciparono alcuni fra i più grandi architetti rinascimentali, la piazza è oggi di grande armonia stilistica, porticata su tre lati, e con due palazzi gemelli sul quarto, che incorniciano la vista sulla cupola del Brunelleschi attraverso la rettilinea via dei Servi.

Al centro della piazza si trova il monumento equestre a Ferdinando I de' Medici, di Giambologna e Pietro Tacca, mentre più arretrate, in posizione simmetrica, sono le due fontane dei mostri marini, capolavoro del Tacca e della scultura manierista in generale. E poi Santo Spirito, l'anima del quartiere di Oltrarno. La piazza si formò nel Duecento, al pari di altre piazze antistanti importanti edifici religiosi, per accogliere le folle che assistevano alle orazioni degli agostiniani, titolari della basilica omonima.

Oggi sede di mercati (uno quotidiano si svolge ogni mattina, mentre altri si svolgono nei fine settimana), è ricca di ristoranti e locali notturni, botteghe artigiane e studi di artisti.

La piazza, in una antica città europea sedimenta la storia. Nell'idea di piazza convergono fattori umani, economici, politici, sociali, che raccontano la comunità che l'ha voluta. La piazza è un vuoto da riempire di funzioni, uno spazio che rinuncia ad essere pieno per svolgere funzioni insostituibili e che necessariamente devono eguagliare il valore dei pieni rinunciati. A che serve una piazza? E' una domanda di grande attualità in un'epoca in cui perdono significato le antiche attività collettive che proprio in quegli spazi venivano assolte.

Francesco Gurrieri, coerente alla tradizione della cultura fiorentina, dedica grande attenzione alla dimensione figurativa, convinto dell'antico principio secondo cui nello spazio urbano i contenuti i socialità e la forma fisica sono un compendio inscindibile. La piazza è cioè il punto di massima concentrazione dell'energia comunitaria. Un'equilibrio che nel corso dei secoli, anche a Firenze, sembra andato in crisi, che fa temere un prevalere degli aspetti formali su quelli funzionali, se oggi le piazze, sia in centro che in periferia paiono spazi irrisolti, si pensi alla piazza Ghiberti, su cui si affaccia proprio un Dipartimento della Facoltà di Architettura.

L'esigenza originaria non c'è più? La piazza dell'antica Firenze è il luogo dove esercitare funzioni e attività non altrimenti risolvibili negli angusti spazi privati di una residenzialità popolare, forzatamente concentrata entro le mura cittadine. Il pericolo è che nella città contemporanea l'antica piazza sia rimasta soltanto la memoria visibile dei monumenti che incornicia. Sicché, come in tanti centri storici europei, l'organizzazione urbana preservata non corrisponde più alle esigenze sociali contemporanee.

Non è un caso che la classicità che noi ammiriamo sia proprio il frutto di un'epoca di straordinari cambiamenti, in cui la piazza del mercato medievale si trasforma nella rinascimentale riorganizzazione urbanistica, basata sui nuovi edifici pubblici e religiosi, non più in legno ma in pietra. Così il Santissima Annuziata, che Brunelleschi progetta in simmetria con la prosettiva stradale puntata sulla cupola di Santa Maria del Fiore, oppure in piazza San Lorenzo, se fosse stato realizzato il Palazzo Medici frontalmente contrapposto alla facciata della Basilica.

Dunque piazza ideale, ma mai “dipinta”, cioè sempre in equilibrio tra esigenze prospettiche degli edifici e funzioni pubbliche da svolgere quotidianamente. Tant'è che il mito della “progettazione totale” si è sempre infranto contro le nuove esigenze civiche e sociali, le norme e i comportamenti privati che emergevano nel corso del tempo.

Nodi cruciali del tessuto urbano, le piazze devono continuare ad essere luoghi di incontro, ambienti dedicati al vivere civile e alla comunicazione sociale. Sedi di chiese e municipi, mercati e monumenti, da sempre hanno rappresentato il potere politico, economico o religioso, e possono continuare ad essere “contenitori nobili” solo se vi si svolgeranno le vicende importanti della città. Come Piazza della Signoria, ancor oggi cuore civile, sociale e politico di Firenze. Le piazze non possono rimanere soltanto le occasionali arene per feste, o manifestazioni sacre e laiche, occasioni in cui riecheggiano costumi e tradizioni sempre più lontani.  

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