Le idee e i cervelli sotto il cappello: la fabbrica di paglia di Franceschini

Nel volume sulla ditta di San Piero a Ponti la storia dell'industria delle trecce, grazie a un raro archivio privato

Nicola
Nicola Novelli
18 gennaio 2015 16:47
Le idee e i cervelli sotto il cappello: la fabbrica di paglia di Franceschini

A Signa si lavora la paglia almeno dal XII secolo e 300 anni fa la cittadina divenne il centro della principale attività industriale del Granducato. Da 20 anni Signa ha dedicato un museo all'Arte della Paglia, che racconta la maestria artigiana, la creatività stilistica, ma anche l'epopea delle principali imprese del territorio. A una di queste, la Franceschini di San Piero a Ponti, è stato recentemente dedicato un volume, scritto da Angelita Benelli Ganugi e Silvia Melloni, edito da Polistampa e finanziato dalla Regione Toscana.

Il libro La ditta di Pietro Franceschini, fabbrica di trecce e cappelli di paglia. Un archivio raro per la storia dell'industria e delle arti trae dagli archivi dell'impresa i più interessanti documenti di questa grande manifattura di cappelli di paglia che operò in Toscana, dalla prima metà dell’Ottocento al 1936, anno della sua chiusura. L'industria della paglia di Firenze è ben conosciuta scientificamente nei suoi aspetti generali, meno sotto il profilo delle fonti dirette, degli archivi privati, delle aziende.

Questo è possibile eccezionalmente grazie all'inventario della ditta Franceschini, che grazie all'attenzione della famiglia proprietaria, è stato conservato sino ad oggi dopo la chiusura conseguente alla crisi industriale della prima metà del '900. Chissà quanta documentazione rimane ancora conservata in altre ditte, o presso abitazioni? Il Museo della Paglia ha presentato un progetto per un censimento dei fondi privati, ma non ha ancora ricevuto i necessari contributi pubblici.

Il volume dedicato alla Franceschini di San Piero a Ponti, racconta la storia economica della ditta sin da quando Antonio Franceschini prese a trasportare la sua merce al porto di Livorno utilizzando i navicelli, per offrire i suoi cappelli di paglia, i Leghorn hats, ai passeggeri delle navi in partenza per l'Inghilterra. L’inventario contabile, degli atti, della corrispondenza e delle immagini d’epoca costituisce un prezioso strumento per la ricerca storica sul lavoro, le relazioni industriali, le tecniche di gestione, l’amministrazione aziendale, l’organizzazione e i rapporti bancari e il tessuto sociale della zona. Nel momento di massimo fulgore la Franceschini arrivò a dare lavoro in tutta l'area fiorentina, da Signa a Campi Bisenzio, da Carmignano a Empoli e anche nel Pistoiese. Importantissima l'esportazione che portò i cappelli di paglia sui mercati di Francia, Germania e Inghilterra, ma anche in Nord e Centro America e Norda Africa.

Approfondimenti

Da segnalare, come una vera gemma del libro, la premessa scritta dallo storico dell’arte Roberto Lunardi. In essa il direttore del Museo della Paglia e dell’Intreccio sintetizza la propria visione degli ultimi secoli di creazione materiale in Italia. Domenico Michelacci non è soltanto il fondatore di quella manifattura della paglia che arrivò a impiegare oltre 100.000 addetti, tra le attuali province di Firenze, Pistoia e Prato, ma l'espressione settecentesca del modello di uomo rinascimentale, inteso come genio creativo, che con l'intelligenza e il lavoro, compreso quello delle proprie mani, da vita all'innovazione e alla ricchezza.

Questo modello si contrappone a quello umanistico, alla ricerca di un individuo dedicato soltanto alle discipline astratte e immateriali, creando lo spazio sociale per una cultura elitaria il cui obiettivo è fondamentalmente il potere politico. In questa dicotomia ideologica -spiega Lunardi- nasce la contrapposizione tra arti meccaniche e arti senza un fine pratico, concetto del tutto incomprensibile agli antichi. Ecco perché ancor'oggi si parla di artigianato come arte minore, che è un modo per svilire alcune tra le più fulgide espressioni dell'ingegno toscano.

Lunardi teorizza la necessità di un recupero della dignità del lavoro sull'idea aristocratica delle discipline immateriali come fondamentale per la formazione delle giovani generazioni. In questo si inserisce coerentemente questo libro, dedicato una fabbrica di cappelli, che deve essere considerato alla stregua della tradizionale storia dell'arte.

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