Lavoro senza diritti, gli operai piangono in silenzio

​Chi trova un posto è fortunato, e con questo tutto è permesso

Antonio
Antonio Lenoci
02 giugno 2014 18:00
Lavoro senza diritti, gli operai piangono in silenzio

 Se hai un lavoro non puoi permetterti di perderlo. E' così che molte persone si sono ritrovate ad accettare di tutto, salvo poi piangere in silenzio.Scriviamo spesso di operai che imbracciano le bandiere sindacali e scendono in strada: chi presidia i cancelli e chi sale sui tetti delle fabbriche. Disperazione, spesso generata dal rischio di una chiusura imminente. Ma dove il lavoro esiste e l'azienda sopravvive, sopravvive anche il lavoratore?L' articolo 4 della Costituzione della Repubblica "riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società". Insomma, se non lavorate è solo colpa vostra

In rete ci sono tanti spazi in cui potersi sfogare, a cominciare dai Social Network sino ai forum tematici.Chi racconta di aver lasciato la famiglia e di non voler tornare indietro, chi una famiglia alle spalle non ce l'ha più e si è adattato a vivere in stanze doppie con sconosciuti o in camere prese in affitto presso famiglie. C'è chi la spesa non la fa perché non ha il frigorifero e così mastica alla giornata come fosse un turista, dove capita, portandosi a casa una bottiglia d'acqua ed un pacco di biscotti, magari in offerta.Sul posto di lavoro non è possibile fare comunella di sventure, vige l'istinto di sopravvivenza.

Non è possibile contrariare i dirigenti, unici detentori della verità assoluta. Non è possibile raccontare i propri problemi, pena l'emarginazione. Non è possibile segnalare i maltrattamenti, pena la perdita del posto. E' una catena, non la puoi spezzare, è la catena che ti tiene al palo, che tiene forse l'intero Paese al palo. Quelli che erano i permessi per il pranzo o per altre esigenze sono pian piano spariti. Ci sono dipendenti che piangono perché non possono andare al bagno.

Non mancano racconti di coppie che vanno in frantumi perché il lavoro manca, perché lo stress raggiunge livelli insopportabili, perché non ci sono prospettive e non si possono fare progetti.A volte mancano gli standard minimi per poter lavorare, ma molto spesso la risposta chiarisce che non c'è posto per tutti: strumenti e materiali costano, serve arrangiarsi. Di chiedere un giorno di ferie non se ne parla neppure: le ferie vengono dettate dall'azienda.

Qualsiasi mansione è di propria competenza, pena l'inutilità della risorsa umana che verrà messa alla porta.Nove milioni di persone in Italia sono in difficoltà per la carenza di lavoro o per la precarietà della loro posizione lavorativa. Sono il 56,8% in più rispetto al 2007, quando la crisi non c'era ancora. I dati sono frutto del monitoraggio svolto dall'Associazione Bruno Trentin (ABT) della Cgil sugli effetti della crisi che indica come l’area del disagio e della sofferenza occupazionale, considerate insieme, abbiano raggiunto nell’ultimo trimestre del 2013 il punto più alto dall’inizio delle rilevazioni.Nel dettaglio: nel quarto trimestre 2013 disoccupati, scoraggiati e occupati in cassa integrazione sono 5 milioni e 95 mila persone e l’area del part-time involontario e lavoro a termine o in collaborazione involontario sfiora i 4 milioni e 200 mila unità.Secondo l'analisi dell'Associazione Bruno Trentin “la caduta del numero di occupati è stata eccezionale nel 2013 e ha colpito consistentemente anche il lavoro temporaneo: è particolarmente significativo che questo crollo abbia avuto luogo nel 2013 quando era già pienamente a regime la normativa che per la prima volta prevede contratti a termine senza causale per un anno”.Europa - Il tasso medio di disoccupazione in Europa (UE a 28) ha perso quasi mezzo punto percentuale (da 10,9 a 10,5%) tra aprile 2012 e marzo 2013, a fronte di un aumento nel nostro Paese di 7 decimi (dal 12 al 12.7%).

La differenza di +2,2 punti a marzo è ancor più significativa se si considera che ancora nel 2011 il tasso di disoccupazione in Italia era di oltre un punto sotto la media dell’Unione (8,4% vs 9,6%). “Risulta evidente dall’insieme di questi dati - commenta ABT - il progressivo deteriorarsi della condizione di lavoro in Italia e l’assoluta necessità di puntare a crescita e sviluppo attraverso uno straordinario piano per il lavoro”.Dialoghi dell’Espresso, l'ultimo incontro del 2013 si è tenuto al Palazzo Ducale di Urbino.

Qui i precari aspettavano Susanna Camusso per consegnare al segretario generale della CGIL un documento che si concludeva con una preghiera: "Contiamo su di lei perché le commissioni parlamentari e gli organi nazionali preposti alla riorganizzazione dei servizi pubblici per l’impiego possano deliberare proposte legislative a salvaguardia dei diritti di noi lavoratori e precari". Era presente anche il ministro del Lavoro, Giovannini che così commentò la richiesta: "Il problema è che in Italia abbiamo una quota molto elevata di sovra qualificati, di persone cioè che svolgono attività lavorative più basse rispetto a quello per il quale hanno studiato.

Questo è un fatto strutturale così come è strutturale il problema della disoccupazione giovanile. Prima della crisi economica del 2008 avevamo una quota di disoccupazione giovanile del 20% e questo dimostra che il problema è strutturale perché non dipende solo dalla crisi". "Ci avete definiti “bamboccioni”, vorremmo sapere cosa vi aspettate da noi giovani?" hanno chiesto i ragazzi sul palco, e Susanna Camusso ha risposto: "Domanda affascinante e preoccupante al tempo stesso.

Si chiede agli altri quello che dobbiamo fare noi, la prospettiva non è più patrimonio dell’individuo ma viene rimessa nelle mani degli altri. Io mi aspetterei da voi un po’ più di ribellione e soprattutto il rifiuto totale dell’idea che lavoro vuol dire non avere i diritti che lo accompagnano". La mancanza di dignità mette a rischio la vita. Il primo luglio prossimo prenderà il via in Toscana il progetto "Lavoro sicuro", entro il 2015 verranno sottoposte a controllo 4.400 delle 7.700 aziende cinesi attive a Prato, Empoli, Firenze e Pistoia, con un ritmo di ispezioni 5 volte superiore a quanto previsto dalla legge nazionale.

Una task force di tecnici della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Il presidente Enrico Rossi ha così spiegato l'iniziativa: "Aumentare le situazioni di regolarità e rendere più sicuro il lavoro degli oltre 20.000 addetti che stimiamo presenti nell'area. Un imponente opera di prevenzione per far sì che tragedie come quella del 1 dicembre scorso al Macrolotto non debbano ripetersi, stimolando chi ancora si trova in condizione di non regolarità a mettersi al più presto a norma.

E' un progetto ambizioso, a cui la Regione Toscana ha destinato più di 12 milioni di euro per i prossimi tre anni e rispetto al quale ci aspettiamo il massimo della collaborazione da tutti i soggetti coinvolti".Sicurezza sul posto di lavoro e dignità sul posto di lavoro: il confine rischia di essere molto sottile. E' umano lavorare con sofferenza? E' umano sottomettere la propria vita al prossimo, per sopravvivenza?E se fossimo tutti cinesi?

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