Lavoro per vittime di maltrattamenti, a Firenze un'arma contro la violenza

Da Cooplat un impiego per le donne di Artemisia. Firmata l'intesa tra la storica cooperativa di servizi e la onlus fiorentina per favorire l'inserimento lavorativo delle vittime di maltrattamenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 giugno 2014 13:42
Lavoro per vittime di maltrattamenti, a Firenze un'arma contro la violenza

Firenze - Il lavoro come arma contro la violenza, come strumento per riacquistare autonomia e dignità. Nasce da questi presupposti l'intesa per favorire l'inserimento occupazionale delle donne che hanno subito maltrattamenti firmata da Cooplat, storica cooperativa fiorentina tra le maggiori impegnate in Italia nel settore dell'ecologia e del facility management, e l'associazione Artemisia onlus, da vent'anni in prima linea nella lotta alla violenza. Il progetto è stato illustrato stamani durante la presentazione del primo Bilancio integrato di Cooplat che si è svolta all'Accademia della Crusca alla Villa Medicea di Castello. A sottoscriverlo sono stati il presidente della cooperativa Fabrizio Frizzi e la vicepresidente dell'associazione Anna Bainotti.

Sarà Artemisia a segnalare a Cooplat le donne da coinvolgere nell'iniziativa. In molti casi madri che hanno perso il lavoro o sono state costrette a rinunciarvi a causa della difficile situazione familiare. A seconda delle loro attitudini e delle loro esigenze, saranno impiegate in alcuni dei molteplici campi in cui è attiva la cooperativa: pulizie, igiene ambientale, portierato, cura del verde.

“Il progetto di inserimento lavorativo – commenta il presidente di Cooplat Fabrizio Frizzi – nasce per volontà della sezione soci Cooplat di Firenze che dall'autunno scorso sostiene l'attività di Artemisia. Sono particolarmente orgoglioso di questa iniziativa perchè sottolinea il legame tra etica, diritti e lavoro che da sempre è nel nostro Dna. Inoltre riflette una sensibilità che non è nuova alla nostra cooperativa, composta in maggioranza da donne: oltre 1800 su 2843 in totale, molte delle quali straniere.

Proprio a loro è dedicata una ricerca che presenteremo nel prossimo autunno". Il progetto con Artemisia inizierà da subito, fin dalle sostituzioni estive. "Garantiremo alle donne che troveranno un impiego in cooperativa la massima flessibilità – aggiunge Frizzi - sia dal punto di vista degli orari, sia dal punto di vista della lingua se straniere. Andremo incontro alle loro necessità, sappiamo bene da quali drammatiche storie stanno cercando di uscire”.“Per le donne che hanno subito violenza - dice la vicepresidente di Artemisia Anna Bainotti - trovare un lavoro significa avere una fonte di reddito che le permetta di riconquistare autonomia e libertà di scelta nel percorso di uscita dalla violenza.

Significa potersi ripensare con i propri figli in un nuovo progetto di vita libere dalla violenza, di poter far fronte alle necessità dei figli, avere una casa e poter pagare un affitto. Ancora molte donne sono costrette a rimanere con il partner maltrattante e a subire le violenze perchè prive di aiuti concreti e di sostegno”. Una situazione, spiega Bainotti, frequente tra coloro che chiedono aiuto al centro antiviolenza di Artemisia. “Nel 2013 – aggiunge la vicepresidente - sono state 1155 le donne che che si sono rivolte a noi e nelle nostre due case rifugio abbiamo ospitato 15 donne e 17 minori in situazione di rischio per la loro sicurezza”.

La firma dell'intesa, come accennato, è avvenuta in occasione della presentazione congiunta del Bilancio sociale ed economico di Cooplat, a cui hanno preso parte anche i presidenti di Legacoop Toscana e Legacoop Servizi Toscana Stefano Bassi e Angelo Migliarini. I dati dimostrano che Cooplat tiene testa alla crisi, mantenento alti i livelli dell'occupazione e dei ricavi in linea con l'anno precedente. E confermandosi come un'impresa solida con un progetto industriale forte e di qualità. Nata nel '46 a Firenze e oggi attiva in tredici regioni d'Italia, Cooplat chiude il 2013 con un fatturato che sfiora gli 85 milioni di euro e oltre 90 milioni di bilancio consolidato del gruppo (composto anche da Ecolat, Sviluppo e Insvi), un utile di 550 mila euro e accantonamenti per circa 1,4 milioni di euro.

Gli addetti in totale sono circa tremila: di questi quasi 1500 sono soci e il 97% ha un contratto a tempo indeterminato. Spicca l'alta percentuale di lavoratori stranieri - circa 350 provenienti da 42 Paesi – che fanno di Cooplat una delle cooperative più multietniche della Toscana.Lo zoccolo duro di Cooplat rimane radicato proprio nella regione di origine: in Toscana la cooperativa si impone come un importante polo occupazionale da 1816 addetti (di cui 1356 donne) suddivisi in 1184 soci e 632 dipendenti.

È qui, inoltre, che Cooplat registra quasi il 60% dei ricavi totali, in gran parte risultanti dal settore del facility (72%). Dal Bilancio integrato emerge un quadro molto positivo anche sul fronte della sicurezza sul posto di lavoro, che testimonia l'attenzione di Cooplat su questo versante. Gli indici di frequenza e di gravità degli infortuni tra gli addetti della cooperativa, attestati a livelli bassi già negli ultimi dieci anni, nel 2013 scendono in modo importantissimo. Il primo, soprattutto, che rivela quanto sia fondamentale l'organizzazione aziendale per la sicurezza sul lavoro, si è più che dimezzato rispetto al 2006: da 268 di allora a 130 oggi.Rivelatore delle performance dei sistemi di gestione della qualità in Cooplat è il prestigioso attestato di merito per Sistemi di certificazione consegnato alla cooperativa da Sgs, leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica, analisi e certificazione di beni, servizi e sistemi.

La cooperativa ha ricevuto il Merit Award, che premia le aziende che si sono impegnate nell’applicazione dei sistemi di gestione della qualità, dell’ambiente, della salute e sicurezza dei lavoratori e della responsabilità sociale d’impresa.

“Abbiamo voluto presentare insieme il Bilancio sociale e quello economico per sottolineare come per fare buona cooperazione occorra essere buona impresa – aggiunge Frizzi -. I risultati premiano il lavoro fatto da Cooplat per aumentare la produttività, qualificare la proposta progettuale, semplificare i processi organizzativi interni e specializzare i servizi offerti. Il tutto senza mai sacrificare o dimenticare la dimensione sociale e i valori che ci appartengono”. Il piano triennale 2014/2016 di Cooplat è basato su un portafoglio clienti già consolidato nei settori dell'ecologia e del facility e su significative prospettive di sviluppo nel settore dell'ecologia date dalla partenza a breve dell'attività nell'Ato sud della Toscana.

È previsto inoltre l'avvio del nuovo comparto di attività nei settori dell'energia e delle manutenzioni, che aumenterà la capacità della cooperativa di rispondere in maniera integrata alle esigenze dei clienti. “Tutto ciò – conclude il presidente Frizzi - ci permette di guardare al futuro con ottimismo e fiducia, nonostante il sistema economico italiano presenti ancora dei fattori che non aiutano chi fa impresa in modo sano, a partire dalla piaga degli appalti al massimo ribasso”.“Quello ottenuto da Cooplat – dice il presidente di Legacoop Toscana Stefano Bassi - è un risultato importante, anche in termini di qualità del lavoro e di difesa dei livelli occupazionali, due punti su cui il movimento cooperativo è da sempre molto attento.

Cooplat conferma di essere una delle realtà più significative per il territorio toscano, e una vitalità e dinamicità importanti, specie in un momento difficile e di crisi come quello attuale”.

“Cooplat - dice il presidente di Legacoop Servizi Toscana Angelo Migliarini - realizza uno dei suoi migliori risultati di bilancio nel periodo forse più difficile della storia del Paese. È la dimostrazione del grande impegno della cooperativa e dei suoi soci sul fronte dell'efficientamento, dell'industrializzazione e dell'ottimizzazione delle performance. Opinione pubblica e istituzioni dovrebbero essere più consapevoli dell'importanza del nostro lavoro: il terziario è una industry e come tale va trattato. I servizi non possono essere considerati un costo da comprimere, un settore poco qualificato o a basso contenuto tecnologico: sono un elemento straordinario della competitività della Toscana e dell'Italia”.

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