Lavorare in Toscana: il futuro dell'abbigliamento denim

Un quadro aggiornato sugli investimenti e le strategie messe in campo per il rafforzamento dell'azienda sul mercato nazionale ed estero. Albor Gambassi Terme: oggi incontro Regione-proprietà

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 ottobre 2017 14:04
Lavorare in Toscana: il futuro dell'abbigliamento denim

FIRENZE - La Regione ha incontrato oggi i rappresentanti della Rifle&Co, marchio storico dell'abbigliamento denim e casual di Barberino del Mugello, e ci possono essere i presupposti per il recupero di un corretto clima di relazioni sindacale, dopo i tre licenziamenti avvenuti nelle settimane scorse. L'incontro con il presidente della holding G.Brand Salvatore Insinga che controlla l'azienda ed è membro insieme Renato Urgo del consiglio di amministrazione di Rifle, è stata l'occasione - racconta Gianfranco Simoncini, consigliere per il lavoro del presidente Rossi - per avere dal nuovo gruppo dirigente e societario, operativo dal 12 settembre, un quadro aggiornato sugli investimenti e le strategie messe in campo per il rafforzamento dell'azienda sul mercato nazionale e soprattutto su quello estero.

Sforzo già in corso e che va nelle direzione della salvaguardia della presenza di una manifattura storica, di cui la Regione ha preso atto, auspicando appunto il ritorno ad un clima di buone relazioni sindacali che i rappresentanti dell'azienda hanno riconosciuto come interesse primario anche di Rifle. I dirigenti della Rifle&co sono stati accompagnati a Palazzo Strozzi Sacrati da rappresentanti di Confindustria Firenze. Sono 180 i dipendenti del gruppo, di cui una cinquantina nell'area fiorentina tra lavoratori dello stabilimento di Barberino (35) e gli addetti allo spaccio aziendale e al negozio ai Gigli.

La Rifle nasce nel 1958, ma l'azienda (con un nome diverso) già era attiva a Prato dal 1949. Si tratta di uno dei più antichi brand italiani di denim. Negli anni Novanta dalla fabbrica di Barberino di Mugello uscivano 10 milioni di jeans all'anno, cuciti dalle operaie con le famose 'vestaglie blu' e diretti in Svizzera, Regno Unito, Israele e Paesi Bassi ma anche l'est Europa fino alla Russia.

Una proposta di concordato che garantisca continuità e sviluppo per l'azienda. E' questa la volontà espressa dalla proprietà della Albor, storica azienda di cornici di Badia a Cerreto a Gambassi Terme (FI), che stamattina ha incontrato in Regione il consigliere del presidente Rossi per il lavoro Gianfranco Simoncini ed il sindaco di Gambassi Terme, Paolo Campinoti. Alle richieste fatte da Simoncini circa il lavoro portato avanti dalla proprietà, attraverso i propri tecnici, per quanto riguarda l'istanza di concordato presentata al Tribunale di Firenze, i rappresentanti dell'azienda hanno replicato che la volontà è di fare una proposta che garantisca continuità e sviluppo, basata sulla valorizzazione dei beni immobili e su una ristrutturazione aziendale che permetta di aumentare la profittabilità ed eventualmente l'acquisizione di nuovi soci. Da parte sua, il sindaco di Gambassi Terme Paolo Campinoti si è detto disponibile a mettere a disposizione tutti gli strumenti, nel rispetto del regolamento urbanistico, per facilitare lo sviluppo dell'area in cui opera l'azienda in un quadro di continuità produttiva e occupazionale. Simoncini, dopo aver manifestato favore verso l'intenzione della proprietà, ha colto l'occasione per presentare l'ufficio regionale dedicato all'attrazione degli investimenti il quale, a sua volta, ha espresso interesse e disponibilità a sostenere le azioni dell'azienda riguardo all'individuazione di nuovi mercati e di nuovi investitori.

Al termine dell'incontro lo stesso Simoncini ha confermato che la Regione seguirà con attenzione gli sviluppi dell'attività portata avanti dalla proprietà.

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