La Toscana che verrà, "solo una svolta verde delle imprese compenserà turismo e export"

Casini Benvenuti (Irpet): "Adesso i progetti per la Ue o sarà tardi". Galgani (Cgil) e Spinelli (2020 a Sinistra): "Ma la politica deve imporsi sull'economia, non viceversa"

Marco
Marco Bazzichi
04 maggio 2020 18:54
La Toscana che verrà,

Più green economy, ma con una conversione che la politica deve dettare all’economia, e un radicale ripensamento del modello toscano fondato su export e turismo. Anche quando questa emergenza covid-19 sarà passata, comunque serve un cambio strutturale quantomeno per mettersi al riparo da altri eventi simili. Del resto ci aspettano, in Italia, un calo del Pil del 10%, pari a 11 mliiardi di euro e 160 mila posti di lavoro in meno. E' lo scenario futuro emerso dalla diretta Facebook con la consigliera regionale Serena Spinelli (2020 a Sinistra), la segretaria della Cgil Firenze, Paola Galgani, e il direttore di Irpet, Stefano Casini Benvenuti.

“Mai avuta una cosa del genere, ma forse nemmeno durante la guerra. Anche con l’effetto rimbalzo che ci aspettiamo nel 2021, torniamo a livelli di Pil di 25 anni fa, ha detto Casini Benvenuti, cheha posto l’accento sul dovere di investire nella green economy. “Prima parlavano di green economy -ha aggiunto Casini Benvenuti- ma con molta retorica. Quello è un tema da riprendere. La nostra economia ha bisogno di un nuovo impulso per tornare a crescere. E questo può venire dall’attenzione per l’ambiente.

Oggi noi sappiamo che le risorse sono scarse a livello europeo e mondiale. Su questo bisogna ritornare. Però -ha sottolineato il direttore di Irpet- dobbiamo partire ora, non tra un po’ di tempo, ma proprio ora con l’elaborazione dei progetti che l’Europa potrà finanziarci. Si parla di mille miliardi in green economy. Poi ci sono cose nuove come la sicurezza. Noi ci siamo dimenticati che la sicurezza ha bisogno di vicinanza, di prossimità. Anche le imprese hanno bisogno di sicurezza. E poi: alcune produzioni di base è proprio bene abbandonarle completamente? E’ bene abbandonare l’acciaio per farlo produrre in India? Si può pensare a ritrovare un po’ di filiere corte?”

A Spinelli non piace la parola “restaurazione” ma di più “ricostruzione”. “Servono investimenti pubblici e che la politica dica all’economia dove deve andare, non il contrario come è avvenuto in questi decenni. Quanto alla green economy, è vero ma c’è sull’Italia un atteggiamento della Germania che è contrapposto alla realtà. Non è vero che abbiamo sperperato le risorse europee”. Spinelli ha quindi ribadito che “lavoro e salute non possono essere scissi. Ma questo doveva valere anche prima”.

Secondo Galgani, “non torniamo alla normalità, la normalità è il problema, come era scritto su un muro di Madrid”. “Quello che abbiamo visto -ha proseguito Galgani- con la diffusione di un virus, è stata una fase precedente al virus che noi ritenevamo la normalità. Ma in questa normalità il virus ha fatto emergere tutte le diseguaglianze e le fragilità. Ha fatto emergere che abbiamo un modello sbagliato di siviluppo. E’ inutile cercare ora il capro espiatorio, come dove è nato il virus, perché ci deresponsabilizza.

In realtà ci sono fior di studi che ci raccontano che le pandemie sono uno degli effetti della globalizzazione e delle urbanizzazioni. Il centro di Firenze si è svuotato molto prima che qualcuno decidesse che non ci si potesse muovere a casa. A febbraio c’erano già 500 mila turisti in meno rispetto all’anno prima. Bisogna farsi una domanda sul fatto che quella presenza così forte producesse aspetti positivi per una comunità non solamente dal punto di vista di sviluppo del pil. E noi lo dicevamo da tempo”.

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