La Toscana in vetta per gli investimenti esteri

Fondi strutturali: la Regione spende bene e garantisce continuità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 marzo 2016 14:00
La Toscana in vetta per gli investimenti esteri

FIRENZE- Prima è la regione di Copenaghen, poi c'è la Toscana. Per il think tank del Financial Times specializzato in investimenti oltre confine, ovvero gli esperti della rivista Fdi, la Toscana è seconda in Europa tra le regioni di media dimensione quanto a strategia di attrazione degli investimenti diretti esteri. La premieranno il 15 marzo a Cannes in Francia, nell'ambito della fiera Mipim che si rivolge ai soli investitori immobiliari e dove anche la Regione sarà presente per promuovere la valorizzazione dei propri edifici di maggior pregio.

Ci sarà l'assessore alla presidenza, Vittorio Bugli. Nel 2014 la Toscana era già stata premiata dall'Fdi per la strategia di promozione degli investimenti tra le regioni del sud-Europa, ma la categoria delle medie regioni, quelle che contano tra un milione mezzo e quattro milioni di abitanti, è ancora più ampia e dunque prestigiosa. "Fa piacere. Questo premio rafforza l'immagine della nostra regione presso il pubblico dei potenziali investitori ed è un riconoscimento del lavoro fatto in questi anni" commenta il presidente Enrico Rossi.

Premia primo fra tutti quel modello ed ufficio, "Invest in Tuscany", che la Regione ha messo in campo nel 2010 con una ricetta in fondo semplice ma efficace: "dare risposte veloci, risolvere problemi e diventare punto di riferimento credibile" a disposizione di chi già in Toscana c'è e vuole crescere e di chi in Toscana vuole venire, aiutando gli uni e gli altri a farsi strada nella ragnatela della burocrazia accelerando i tempi. Una strategia iniziata sei anni fa e che prosegue. Proprio in questi giorni infatti il servizio, che si trova presso la presidenza della Regione, sarà ulteriormente rafforzato. In tanti in Toscana hanno investito negli ultimi quattro anni: a due miliardi di euro ammontano i capitali intercettati dall'estero dal 2012, con una mediana di circa 400 milioni l'anno nell'ultima legislatura.

Una crescita del 25 per cento rispetto ai primi anni Duemila "E' la dimostrazione – dice sempre Rossi - che la Toscana piace e sa essere attrattiva, anche in controtendenza e nonostante la crisi, con produzioni di qualità e capaci di creare lavoro". La classifica della rivista Fdi viene redatta ogni due anni e compara dati e informazioni di 481 diverse locations, tra città e regioni europee. La Toscana si posiziona appunto subito dopo la regione di Copenhagen e prima di regioni molto note come Stoccolma, Irlanda del Nord, Vallonia e Paesi Baschi.

I numeri in crescita della Toscana

In cinque anni la Toscana non solo ha saputo reggere alla crisi e rafforzare il suo export, ma è anche riuscita ad attrarre investimenti dall'estero. Lo ha fatto in controtendenza rispetto al resto d'Italia. La Toscana piace ed è stata scelta per la sua posizione, in mezzo all'Italia e al Mediterraneo, per la logistica o la bravura delle tante piccole e medie aziende artigiane con cui fare squadra, anche per la ricerca e le sue università. Anche la sburocratizzazione ha avuto il suo peso. La Toscana conta già 500 multinazionali presenti sul territorio: 420 sono straniere, quasi cento americane, 38 hanno investito dal 2012 quasi due miliardi con oltre 3.300 posti di lavoro tra vecchi e nuovi e e di quei due miliardi di euro di investimenti intercettati il 15 per cento è tedesco. Qualche esempio? La Laika, che ha inaugurato il nuovo stabilimento di San Casciano in Val di Pesa qualche settimana fa, ma anche la giapponese Yanmar, che ha deciso di aprire un proprio centro di ricerca europeo sui motori a Firenze e non a Parigi, il suo centro di ricerca nel mondo.

Oppure la Toray, che ha investito su Delta Tech. C'è la General Elettrics Oil&Gas, che ha consolidato la propria presenza storica del Pignone e che produce il 5 per cento dell'intero Pil regionale e l'altrettanto americana Powerone, oggi parte di Abb, che un centro di ricerca per le energie rinnovabili lo ha stabilito vicino ad Arezzo coinvolgendo dieci piccole e medie imprese locali. C'pè anche la canadese Lumenpulse, che ha investito su Exenia. La giapponese Hitachi ha acquisito la Breda a Pistoia.

A Livorno la tedesca Dialog Semiconductor ha deciso di dar vita al proprio centro di ricerca e design sui semiconduttori: i microchip li produce in estremo oriente, ma li vuole sviluppare in Toscana ed ha assunto venti ingegneri. Più di recente è arrivata l'algerina Cevital che ha rilevato la ex Lucchini di Piombino per continuare a produrre acciaio ma anche costituire una base logistica e un centro dedicato all'agroalimentare. C'è la francese Mcphy che produce pile a idrogeno e ha deciso di investire a Ponsacco.

C'è Eli Lily farmaceutica. E' arrivata a Firenze e Pisa, per dare vita ad un polo aeroportuale regionale, la Corporacion America. Su Pisa ha manifestato interesse la Qatar Airways, che da agosto attiverà dallo scalo Galilei un volo diretto fino a Doha. E poi ancora Thales, Continental, Ikea, Whirpool, Gucci e altri ancora.

La Toscana inoltre spende bene i fondi europei e per garantire continuità ha anticipato, già nel 2015, 82 milioni per far partire nuovi bandi. Come quelli per i lavori di pubblica utilità nelle aree di crisi, 4 milioni per più di 770 lavoratori disoccupati, privi di ogni ammortizzatore sociale in aree di crisi, come Livorno. Lo confermano le tabelle riportate venerdì dal Sole 24 Ore sull'utilizzo dei fondi strutturali nelle varie regioni che denotano la buona capacità di spesa della Regione Toscana, con un utilizzo del 114% dei fondi del FESR 2007-2013 e del 95% del Fondo sociale europeo (FSE). Un dato molto buono, soprattutto quello del Fondo europeo di sviluppo regionale, dove siamo dopo la Val d'Aosta la seconda regione per capacità di spesa.

Questo significa che la progettualità della Toscana è riuscita a realizzare una quantità di progetti superiori alla entità dei fondi disponibili. C'è stata dunque una progettualità ricca e di qualità da parte dei soggetti del territorio, che hanno effettivamente speso i fondi disponibili, andando anche oltre il 100 per cento. Dunque c'è un effetto leva delle risorse pubbliche rispetto alle risorse private di cofinanziamento dei progetti. Peraltro la rendicontazione dei progetti è ancora aperta, per cui il dato relativo alla spesa sulle risorse programmate potrebbe ancora salire. Anche per il Fondo FSE c'è stato un pieno utilizzo delle risorse.

Qui il dato a disposizione degli uffici regionali è già più alto del valore riportato dalla tabella e sfiora il 99 per cento. Sono infatti in corso gli aggiornamenti sui sistemi informativi per la rendicontazione finale delle spese alla Commissione europea competente. Molto positivo anche l'utilizzo dei Fondi strutturali per il settennato 2014-2020. Sono infatti già state impegnate diverse risorse, e sono stati già programmati e attuati interventi per misure importanti, comee appunto i bandi per i lavori di pubblica utilità.

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