In Loving Memory: la storia del cimitero agli Allori per la prima volta in un libro

Grazie all’amorevole cura di Grazia Gobbi Sica, per le Edizioni Leo S. OlschKi

Nicola
Nicola Novelli
08 gennaio 2017 20:12
In Loving Memory: la storia del cimitero agli Allori per la prima volta in un libro

Tali furono i successi del capo squadriglia australiano Bert Hinkler, che la rivista "Flight International" lo colloca tra i 20 immortali dell'aviazione britannica di tutti i tempi. A lui è stato dedicato un cippo sulla sommità del Pratomagno dove perì nel gennaio del 1933, scontrandosi con il proprio aereo sulla sommità della montagna, mentre tentava di stabilire il nuovo record di volo da Londra all'Australia. A causa della neve abbondante sulla cima, il suo corpo e il relitto furono rinvenuti solo in primavera. Data la fama internazionale che lo circondava e l’attenzione dedicata alla sua scomparsa, il capo del governo Benito Mussolini decretò in suo onore funerali di stato, che si tennero a Firenze ai primi di maggio. La salma fu sepolta al cimitero agli Allori, dove riposa ancora oggi.

Il celebre asso dell'aria non è l’unico ospite illustre del cimitero fiorentino, che accoglie molti altri personaggi stranieri, che avevano eletto la città a propria residenza, attratti dal mito della culla del Rinascimento. Si pensi ad autentici benefattori devoti alla cultura e alla bellezza italiana come Frederick Stibbert, Herbert Percy Horne e Harold Acton.

Di recente pubblicazione, per le Edizioni Leo S. OlschKi, In loving Memory di Grazia Gobbi Sica è uno studio scrupoloso sull’architettura e sulle tombe del cimitero degli Allori, un inedito percorso interdisciplinare tra lapidi, epigrafi e storie individuali e colletive. Il volume, esito di anni di lavoro appassionato, è speciale già a partire dalle dimensioni del suo formato (24 X 31 cm.), in confezione rilegata con dorso tondo e capitello e plancia stampata a 4 colori. La pubblicazione consta di 574 pagine e 88 tavole illustrative. Si tratta della prima opera dedicata al cimitero monumentale fiorentino con il coordinamento di Maurizio Bossi e un saggio e schede sulla comunità russa di Lucia Tonini. Il volume è stato realizzato grazie al contributo dell’ Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Il libro ha l’obiettivo fondamentale di ricordare quanto ricca e variegata fosse la società fiorentina del XIX secolo, grazie alla presenza permanente, o temporanea, di personalità, culture e religioni internazionali. Ancora all’inizio dell’Ottocento Firenze non accettava i non cattolici nei suoi cimiteri. Solo grazie alla concessione del Granduca Leopoldo II di Lorena la Chiesa Evangelica Riformata Svizzera ebbe il permesso di costruire un proprio cimitero fuori le mura, a Porta a’ Pitti (l’odierno piazzale Donatello). Poiché la piccola collinetta non avrebbe più potuto espandersi, dopo l’abbattimento della cinta muraria e la riforma urbanistica conseguente all’elezione di Firenze Capitale, le Chiese Protestanti presenti in città si consorziarono per acquistare un podere privato sulla via Senese, all’altezza della località Due Strade, per costruirvi un più capiente cimitero, che prese il nome del podere stesso, agli Allori.

Nacque così un complesso monumentale, dal particolare carattere internazionale, rispecchiato anche dalle sculture e dalle architetture delle tombe, che meriterebbe maggior fortuna tra i milioni di visitatori che raggiungono Firenze ogni anno, poiché raccoglie, come altri più celebri cimiteri all’estero, sepolture di grandi intellettuali, artisti, spiriti liberi che scelsero la nostra città come loro dimora.

Firenze sarà infatti in quegli anni la residenza di personalità quali Stibbert, Temple Leader, Henry James, che sceglieranno le colline, in alternativa al centro, per edificare le proprie originali residenze. Questa rinnovata comunità multietnica e inter-religiosa, che a Firenze era numerosa già da almeno mezzo secolo, concorrerà alla costruzione di altri edifici quali la Sinagoga ebraica (1874), la chiesa Ortodossa (1898), il monumento funebre del maharaja di Kolepoor alle Cascine. Luoghi che potrebbero costituire le tappe di un originale percorso di visita, che includerebbe a buon diritto altri cimiteri storici, quali Le Porte Sante e quelli degli Inglesi e della Misericordia.

Agli Allori è ancora oggi una sorta di Spoon River fiorentino, che nel libro di Grazia Gobbi Sica, racconta vite, volti e biografie illustri, ma anche la vita culturale e le istituzioni cittadine di impronta internazionale, quali il Gabinetto Vieusseux, gli istituti di cultura francese (il primo al mondo di questa tipologia) e quelli inglese, olandese, tedesco, che hanno aperto la strada ai giorni nostri alla miriade di università statunitensi che popolano Firenze, ogni anno, con migliaia di studenti USA. Agli Allori sono sepolti stranieri che hanno combattuto nelle guerre risorgimentali come Stibbert, industriali come Hall e Spranger, fondatori della Magona, finanzieri come Steinhauslin, gli editori Seeber e Olschki, gli imprenditori Roberts, il cioccolatiere Rivoire, il farmacista Munstermann, la famiglia di Sankey Targetti.

La dimora eterna agli Allori, inizialmente riservata a non cattolici, ospita il corpo mortale di artisti, diplomatici, militari, nobili, rentiers appassionati d’arte, scrittori che adottarono le rive dell’Arno. Questi intellettuali -viaggiatori, o residenti- sono stati una componente fondamentale della vita culturale, economica e sociale di Firenze tra Ottocento e Novecento. E con il loro soggiorno hanno contribuito a far crescere il suo fascino, andando ben oltre la costruzione di un legame culturale tra popoli. Hanno trasformato la nostra città in uno dei miti dell'umanità. Il volume di Grazia Gobbi Sica rende loro un doveroso postumo tributo.

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