L’ultima giornata del festival parte alle 15 con la proiezione di “Autumn garden” sull’amore condiviso di due fratelli per la stessa donna (nella sezione Independent) e alle 18 la proiezione speciale del film Premio Oscar Parasite di Bong Joon-ho, il regista che a Firenze fu omaggiato dal festival 10 anni fa, un affresco della società coreana, tra lotta di classe e il rapporto tra ricchi e poveri, in una narrazione. “Se c’è un contesto che non si è sorpreso più di tanto per l’enorme successo di Parasite – spiegano gli organizzatori - è proprio quello del Florence Korea Film Fest, che da diciotto anni (e primo in Italia) si spende per diffondere un cinema che, per impegno produttivo, varietà dei generi, quantità e soprattutto qualità, è secondo, forse, solo a quello statunitense.
Il festival, infatti, già nel lontano 2011 ha celebrato e premiato il talento di Bong Joon-ho a Firenze”. Uno dei protagonisti del film, Song Kang-ho, attore star del cinema coreano, sarà presente in video dopo la proiezione del film.
Dopo la cerimonia di premiazione del festival, alle 20.45 sarà proiettato il cortometraggio vincitore e a seguire, la prima italiana di Bring me home con Lee Young-ae nei panni di una mamma il cui figlio, un bambino con un ritardo mentale, è scomparso da ormai molti anni. Lei e suo marito non hanno mai smesso di cercarlo, collaborando attivamente con associazioni di genitori nella loro stessa situazione. Quando ormai sembrano non esserci più speranze Jung-yeon riceve una chiamata che la avverte che il suo bambino potrebbe essere vivo e tenuto prigioniero in un villaggio di pescatori da gente senza scrupoli. (A seguire, ci sarà un video incontro con l’attrice e il regista del film).
“Un grande ritorno quello di Lee Young-ae - si legge nel catalogo del festival - indimenticabile interprete di “Sympathy for Lady Vengeance” di Park Chan-wook (2005), dopo 14 anni di assenza dal grande schermo. Il ruolo è nuovamente quello di una madre, stavolta più matura e inserita in un contesto crudele come quello di “Lady Vendetta”, ma drammaticamente più verosimile. Un film potente, scritto e diretto da un autore esordiente, che celebra sì il coraggio e la determinazione di una donna, ma che mette anche in luce una zona d’ombra, ovvero quel tempo sospeso che si trova ad affrontare una famiglia quando un figlio viene dichiarato scomparso”.