La nuova stagione del Teatro Metastasio, fra classici e Mitteleuropa

26 spettacoli, nove prime, e tre spazi - Metastasio, Fabbricone, Magnolfi -, per una stagione concettualmente complessa, aperta al contemporaneo. Il cartellone completo e tutte le informazioni, al sito www.teatrometastasio.it.

23 giugno 2015 15:58
La nuova stagione del Teatro Metastasio, fra classici e Mitteleuropa
Una scena di Porcile - Ph. Luca del Pià

PRATO - Un Metastasio formalmente ridimensionato nelle sue ambizioni, vara la stagione 2015-2016, l’ultima firmata dal direttore Paolo Magelli, il cui incarico terminerà il 1 settembre prossimo, dopo cinque anni spesi lavorando alacremente per la crescita del teatro cittadino, inteso come luogo aperto all’incontro e al dibattito, sulla scia delle maisons de la culture francesi, ideate da Malraux negli anni Sessanta. Se a Prato in questi ultimi anni è stata prodotta della buona cultura, larga parte del merito va al Metastasio, con i suoi cartelloni capaci di guardare all’Europa, forieri di stimoli e riflessioni sulle problematiche contemporanee, affiancati da un lungo e profondo lavoro con le scuole del territorio, oltre che dalle produzioni della Compagnia Stabile.

Eppure, nonostante gli indubbi meriti, e il lungo e paziente lavoro della presidenza e della direzione almeno fino al 2014, il Teatro Mestastasio - che, ricordiamo, è anche membro della Convenzione Teatrale Europea -, non ha ottenuto il riconoscimento di Teatro Nazionale, e quello che desta amarezza, è la passività con cui le istituzioni, Regione e Comune, hanno accettato le decisioni prese dall’alto, di fatto vanificando l’intellettualmente onesto impegno dei precedenti vertici teatrali, e mettendo il prestigio della città in secondo piano rispetto ai giochi politici.

Tutti soddisfatti, quindi, per il titolo di Teatro di rilevante interesse culturale, che è stato riconosciuto al Metastasio. Tutti meno uno, ovvero il direttore Magelli, che non risparmi critiche alla concessione dei finanziamenti ai Teatri Stabili, distribuiti non esattamente su base meritocratica. Tuttavia, come si dice, the show must go on, e nonostante le amarezze, che poco hanno a che fare con la parte strettamente artistica, questa mattina è stata illustrata la nuova stagione teatrale, forte di 26 titoli - fra cui nove produzioni ripartite fra sette debutti e due riprese -, distribuiti negli spazi del Metastasio, del Fabbricone e del Magnolfi.

Il cartellone 2015-2016 può essere schematicamente suddiviso in due parti, la prima delle quali strettamente legata alla Mitteleuropa contemporanea, mentre la seconda spazia da autori, anche italiani, del teatro “classico”, come Goldoni, Pirandello, Pasolini, affiancati da testi contemporanei che spaziano dalla Cina moderna all’universo interiore degli artisti.

Ad aprire la stagione l’8 ottobre al Teatro Magnolfi, Utoya, dolorosa riflessione sulla strage in Norvegia, nel luglio del 2011; un testo di Edoardo erba che s’interroga sui possibili perché di un crudele quanto insensato massacro. Si entra nella Mitteleuropa il 30 ottobre, tornando al Metastasio, con Schwanengesang D744, uno spettacolo musicale ideato e diretto da Romeo Castellucci, ispirato alle melodie di Franz Schubert. La stagione entrerà nel vivo il 5 novembre, con Porcile, crudo spettacolo di Pier Paolo Pasolini, sull’Europa annientata dal Nazismo.

Diretto da Valerio Binasco e interpretato dagli attori della Compagnia Stabile, cui si aggiungono per l’occasione Franco Ravera, Fulvio Cauteruccio e Pietro d’Elia, lo spettacolo è prodotto dal Met non collaborazione con lo Stabile del Friuli,e debutterà nell’ambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto il prossimo 27 giugno. A seguire, l’11 novembre al Magnolfi, spazio al teatro di ricerca, con Virtù dell’oscurità, diretto da Paolo Bigatto e Luisa Capaccioli, e tratto da Le tre ghinee di Virginia Woolf.

Si tratta dell’adattamento di un saggio teorico sull’Europa degli anni Trenta, stretta nella morsa dei totalitarismi. Alla protagonista Elena Ghiaurov, attrice di origine bulgara di chiara fama, si affiancheranno i giovani attori Valentina Cipriani, Antonella Miglioretto e Francesco Dendi, diplomati presso la scuola di formazione del Metastasio. E ancora, il 26 novembre, Franco Però dirige Scandalo, un testo di Arthur Schnitzler mai rappresentato in Italia. Interpretato, fra gli altri, da Stefania Rocca e Federica De Benedittis, lo spettacolo narra l’amore difficile fra un ricco borghese e una ragazza di bassa estrazione sociale.

La prima parte si chiude idealmente con il doppio appuntamento con le regi di Paolo Magelli, Hotel Belvedere il 4 dicembre, e Giochi di famiglia l’11 dicembre, entrambi al Metastasio. Dal “classico” Hodon von Horvath e la sua Europa della crisi degli anni Trenta, alla dure realtà della guerra jugoslava descritta dal punto di vista dei bambini, di Biljana Srbljanovìc.

Da segnalare, in gennaio, Crave, complesso e disturbante spettacolo scritto da Sarah Kane, che è una riflessione sull’ebbrezza dell’esistenza. La stagione prosegue poi su toni decisamente più classici, con il doppio appuntamento con Goldoni e i suoi I rusteghi e Il bugiardo, 3 e 17 marzo al Metastasio, una pausa di buonumore dopo una lunga parte di stagione complessa e ricca di amare riflessioni. A seguire, dal 1 aprile, Medea, un classico del teatro, diretto da Magelli e che vede Valentina Banci quale protagonista. Infine, dopo il Pirandello dell’Enrico IV, interpretato da Franco Branciaroli (14 aprile), chiuderà la stagione Luigi Lo Cascio con La poesia di Pier Paolo Pasolini, dal 13 maggio al Magnolfi.

Come si vede, una stagione variegata, equamente distribuita fra i tre spazi teatrali, e che rompe appunto gli schemi della vecchia ripartizione: il “classico” al Metastasio, lo sperimentale al Magnolfi, e il contemporaneo al Fabbricone. Una stagione senza dubbio coraggiosa, nel suo puntare su autori poco conosciuti in Italia, o su italiani esordienti, il gradimento dei quali da parte del pubblico, sarà tutto da scoprire. Dal punto di vista delle tematiche affrontate, si tratta del cartellone più strettamente legato alla dimensione interiore dell’uomo, fra quelli degli ultimi anni, e ci sentiamo di ipotizzare che ciò potrà causare più di una difficoltà al pubblico, non troppo familiare con gli oscuri viaggi nell’anima.

Niccolò Lucarelli

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