La Missione di Matteo Renzi in Kenya

Il Comune di Firenze partecipa a un progetto di cooperazione Ue-Africa sulla gestione dei rifiuti tecnologici

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 luglio 2015 14:54
La Missione di Matteo Renzi in Kenya

Nairobi, 15 luglio 2015 – In occasione della missione del premier Matteo Renzi in Kenya, SACE,Intesa Sanpaolo e BNP Paribas annunciano la finalizzazione dell’operazione di finanziamento del progetto della diga di Itare, del valore complessivo di 306 milioni di euro, realizzato da CMC-Ravenna per conto del National Treasury keniota. Il finanziamento, messo a disposizione da Intesa Sanpaolo e BNP Paribas - che hanno svolto anche il ruolo di Mandated Lead Arranger - include una tranche interamente garantita da SACE di 270 milioni di euro e una tranche commerciale di 36 milioni di euro.

Intesa Sanpaolo assumerà inoltre il ruolo di SACE Agent dell’operazione. Oltre alla costruzione della diga, il progetto prevede la realizzazione del relativo impianto di trattamento delle acque e delle condotte per far affluire l’acqua nelle aree limitrofe (Nakuru Town, Molo, Njoro, Kuresoi e Rongai). Il progetto rientra tra le priorità di “Vision 2030”, l’agenda strategica sviluppata dal Governo keniota per indirizzare gli investimenti pubblici verso obiettivi prioritari dal punto di vista economico-sociale, come la creazione di una rete adeguata di infrastrutture per trasporti, per l’energia e per l’accessibilità all’acqua potabile. L’operazione conferma l’esperienza decennale di CMC nei grandi progetti infrastrutturali in Africa sub-sahariana, dove ormai realizza oltre il 30% del proprio fatturato, e apre la strada all’operatività del gruppo in Kenya, mercato di rilevanza strategica nella Regione dell’East Africa. Il Kenya è tra le economie più robuste del continente, con previsioni di crescita del Pil al 5% per l’anno in corso, anche grazie alle politiche di spesa in consumi e investimenti.

Le recenti scoperte di riserve di petrolio potrebbero offrire nuove opportunità e un aumento degli investimenti esteri nel medio periodo. Per l’export italiano, SACE prevede una crescita a un tasso medio annuo del 4% nel 2015-2019.

C’ è anche Firenze tra le realtà europee che porteranno la propria esperienza nella gestione dei rifiuti tecnologici nelle aree metropolitane africane di Choma (Zambia), Abidjan (Costa d’Avorio), Johannesburg (Sud Africa) e Kisii (Kenya). È quanto emerso proprio nella città sudafricana, durante il workshop per il progetto Ewit (‘e-waste implementation toolkit’), al quale partecipano anche alcuni dirigenti dell’amministrazione comunale insieme ai loro colleghi di Anversa, Oporto e Vienna. Il progetto vede 24 partner internazionali, appartenenti al mondo della ricerca accademica, dell’industria e, appunto, delle istituzioni locali.

Cominciato febbraio, si concluderà a fine gennaio 2017. Si è realizzato un gemellaggio di quattro aree metropolitane africane con quattro europee e si propone di condividere le loro esperienze più significative per sviluppare sistemi efficaci di gestione e di valorizzazione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) nelle arre africane. Queste esperienze saranno raccolte in un portale che le renderà fruibili e, grazie alla sua implementazione, Ewit punta a offrire benefici concreti in termini sia ambientali sia di tutela della salute dei lavoratori impiegati nel settore.

Il piano di lavoro comprende diverse fasi, che vanno dalla mappatura dei dati a disposizione e della capacità delle aree africane coinvolte nella gestione dei rifiuti tecnologici, alla raccolta e analisi dei casi di eccellenza, di processi e strumenti in grado di generare valore, fino alla realizzazione del portale informativo a guida e supporto dell’implementazione di un sistema efficace e sostenibile di riciclo. Obiettivo: aiutare i Comuni africani sia a sviluppare dieci sistemi di gestione dei rifiuti elettronici sia a definire obiettivi a medio termine legati all’incremento delle opportunità di riciclo e capaci di portare benefici economici rilevanti e misurabili.

Il cambiamento degli stili di vita e di consumo della classe media in Africa sta incrementando la composizione e il flusso di rifiuti nel continente. Secondo le previsioni, entro il 2020 la quantità di rifiuti tecnologici generati in Africa raggiungerà 4 milioni di tonnellate all’anno, contro i 2 milioni di tonnellate attuali (2kg/abitante). Di queste, solo 200mila vengono gestite correttamente da un punto di vista ambientale, della salute e del recupero di materie prime. Il progetto coordinato da ReMedia si propone di migliorare questo dato almeno del 30%.

In prospettiva si punta ad avviare a un corretto riciclo 1 milione di tonnellate di questi rifiuti, con un potenziale economico di almeno 300 milioni di euro. Ad esempio, la disponibilità di oltre 30mila tonnellate di Raee all’anno può portare a un recupero di 25.000 tonnellate di materie prime seconde da reinserire nel ciclo produttivo. Un altro degli obiettivi di Ewit è quello di contrastare export illegale, riconvertendo i flussi provenienti dall’Europa in business legali. Secondo recenti studi il 3-5% dei rifiuti tecnologici generati nel continente europeo viene esportato illegalmente nel continente africano.

Si tratta di 300mila tonnellate che, quando ricondotte all’interno di un sistema di gestione ambientalmente e socialmente sostenibile, potrebbero generare almeno 1.500 nuove opportunità lavorative.

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