"La Difesa della Razza": usi e abusi di Leonardo da Vinci negli anni del fascismo

Il regime gli dedicò una mostra-show. Incontro a Casa Siviero venerdì 13 settembre con Fondazione Cdse e ISRT

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 settembre 2019 14:03

Firenze, 10 settembre 2019 – Razzismo e Rinascimento, Leonardo Da Vinci interpretato come il genio della stirpe italica, punto di partenza di una gloriosa linea di scienziati e artista che la propaganda di regime utilizzò strumentalizzando e decontestualizzando la sua opera.

È l’affascinante tema di un appuntamento con l’arte e la storia che al Museo Casa Siviero si lega alla mostra aperta fino al 29 settembre Il Leonardo di Giorgio Castelfranco e il culto del genio nel Novecento. Alessia Cecconi, direttrice della Fondazione Cdse e Marta Baiardi dell’ISRT (Istituto storico toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea) venerdì 13 settembre (ore 21) nel giardino di Casa Siviero, ripercorreranno i momenti salienti dell’uso, e dell’abuso, che il regime fece dell’artista.

Il Razzismo e il Rinascimento – “La Difesa della Razza, interpretazioni fasciste di Leonardo Da Vinci è il titolo dell’incontro, a cui seguirà una visita guidata alla mostra allestita all’interno del Museo, un tempo dimora dello storico dell’arte e leonardista Giorgio Castelfranco. Proprio a Castelfranco - che fu anche scopritore, collezionista e grande amico di Giorgio De Chirico – si deve, con la pubblicazione nel 1966 degli Studi Vinciani, la riscoperta del complesso mondo leonardiano, dei rapporti con la cultura umanistica, delle sue convinzioni scientifiche, metafisiche, estetiche, considerate la sua vera grandezza.

Il regime invece fece dello scienziato e artista un simbolo nazionalistico, celebrato nella grande mostra di Milano del 1939, di fatto uno show propagandistico del Fascismo allestito senza risparmio con 200 modelli di macchine leonardiane, ed esaltato negli articoli dedicati su La Difesa della Razza, che lo avevano trasformato nel campione della geniale razza italica. Fra il 1938 e il 1940 l’esaltazione di Leonardo divenne di fatto una moda e mania collettiva che fu cavalcata anche dalle frange più estreme del regime. Si arrivò a ipotizzare anche un Leonardo pittore razzista, sulla base di un’analisi del Cenacolo improntata alla presunta diligenza leonardiana nell’aver riprodotto nei volti degli apostoli caratteri somatici“biologicamente” ebraici.

L’accurata ricerca sul culto di Leonardo nel Novecento ha dato vita alla mostra documentaria allestita a Casa Siviero, che ricostruisce prima il Leonardo emblema del roboante orgoglio nazionalistico del regime fascista e poi la restituzione alla verità di scienziato e inventore anche grazie a Giorgio Castelfranco e alla grande mostra didattica - dal carattere fortemente divulgativo - da lui organizzata nel 1952 a Roma, una sorta di pietra miliare della cultura espositiva.

Giorgio Castelfranco, funzionario della Soprintendenza fiorentina e vittima delle Leggi razziali, storico dell’arte e poi monuments man insieme a Rodolfo Siviero, occupa un ruolo di primo piano nel panorama della cultura italiana del Novecento ed è il protagonista della mostra promossa dalla Regione Toscana e curata dalla storica dell’arte Alessia Cecconi in collaborazione con The Harvard University center for Italian Renaissance studies – Villa I Tatti che di Castelfranco conserva l’archivio.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. Si consiglia la prenotazione a: casasiviero@regione.toscana.it

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