La battaglia del pubblico impiego: le proposte dalla Toscana

500.000 cartoline distribuite ai semafori per chiedere risposte sulla sicurezza al Governo. Sospeso il piano di chiusura degli uffici di Poste Italiane. Agenzia Unica per le ispezioni: il 20 marzo assemblea nazionale dei delegati. Il 23 marzo sciopero delle sedi di Banca d'Italia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2015 08:38
La battaglia del pubblico impiego: le proposte dalla Toscana

FIRENZE, 19 marzo 2015 – Poliziotti ai semafori e negli incroci al posto dei lavavetri, armati di secchi e spazzoloni, per distribuire 500.000 cartoline ai cittadini e agli automobilisti e sensibilizzare, anche dalla provincia, il Governo all’adozione di provvedimenti urgenti in materia di sicurezza, resi ancora più necessari dall’emergenza terrorismo. E’ l’iniziativa del Sindacato Autonomo di Polizia SAP che stamani, dalle ore 10, scende in piazza anche a Firenze in piazza della Libertà. Una protesta che si svolge contemporaneamente in tutta Italia: la cartolina, indirizzata al premier Renzi, raffigura la nota immagine dell’Isis che conquista Roma con il Colosseo messo a ferro e fuoco.

Un dato campeggia: “La Camera dei Deputati spende 7 milione all’anno per le pulizie e non si trovano 6 milioni per un Corso Anti Terrorismo col quale formare gli agenti che svolgono servizio di controllo del territorio? “E’ una situazione intollerabile – dice Antonio BALDO, Segretario Sap di Firenze – e per questo vogliamo ‘rubare’ il posto ai lavavetri per dire ai cittadini come stanno le cose, che non siamo preparati all’emergenza terrorismo, che anche nella nostra città riusciamo con fatica a fare il nostro dovere a causa della carenza di mezzi ed organici aggravata dai tagli dell’ultima legge di stabilità.

Ci sono 1.000 ragazzi che hanno vinto un concorso e che potrebbero essere assunti subito, a costo zero per quel che riguarda le procedure di selezione e arruolamento. Ci mancano ufficiali di polizia giudiziaria per fare indagini: con cosa lo combattiamo il terrorismo? E poi vogliono chiudere i nostri uffici di polizia … Invece non si fa nulla!” Sono sei le richieste al presidente del Consiglio, Matteo Renzi: sbloco del turn over, stop alla chiusura dei presidi di polizia, assunzione degli idonei dei concorsi, sanare il sotto organico di 9.000 Sovrintendenti e quello di di 14.000 Ispettori (ufficiali di polizia giudiziaria) e un Corso Anti Terrorismo (CAT) per 12.000 operatori di volante, Rpc e operatori di polizia di frontiera. La Segreteria Nazionale del Sindacato Autonomo di Polizia ha trasmesso già da settimane, a tutti i parlamentari, alcune proposte relative ai 6 punti citati.

Proprio in queste ore alcune sono state accolte e trasformate in emendamenti da inserire nel disegno di legge di conversione del decreto anti terrorismo. L’obiettivo della nostra iniziativa è arrivare alla trasformazione in legge delle proposte che abbiamo presentato.Rinvio ufficiale del piano di tagli e più tempo ai Comuni per formulare le loro controproposte. E’ di ieri la decisione di Poste italiane di sospendere ufficialmente il piano di razionalizzazione degli uffici postali. E dunque è scongiurata la scadenza del 13 aprile prossimo, quando solo in Toscana era prevista la chiusura di 64 sedi e il ridimensionamento di 37. “Siamo soddisfatti: grazie all’impegno di tutti, alla fine è prevalso l’interesse delle comunità e dei territori – afferma la presidente di Anci Toscana Sara Biagiotti – In questo tempo potremo ridiscutere un piano unilaterale e sbagliato, irricevibile perché va a colpire territori dove l’ufficio postale è un presidio necessario per la popolazione, soprattutto quella più anziana.

Abbiamo vinto una battaglia importante, ora non si deve abbassare la guardia”. Dopo una percorso di mobilitazione, che aveva anche portato molti Comuni a presentare ricorso al Tar contro Poste Italiane, lo scorso 13 marzo Anci Toscana, Uncem e Regione Toscana avevano incontrato il responsabile di Area territoriale di Poste Italiane per le regioni di Toscana e Umbria, Michele Deiana, al quale era stata ribadita la posizione degli enti locali, che fin da subito avevano ritenuto il piano inaccettabile sia per il metodo che nel merito.

In quell’occasione, Poste aveva acconsentito ad una brevissima ‘pausa’ nelle operazioni di dismissione per permettere ai Comuni di presentare in tempi rapidi una proposta alternativa. Anci ed Uncem avevano immediatamente inviato una comunicazione ai sindaci interessati, per avere al più presto una scheda riepilogativa che indichi ogni dato, dettaglio, informazione utile (tempi di percorrenza, posizione, copertura adsl) ad individuare la criticità che il piano di razionalizzazione provocherebbe nell’erogazione del servizio. Nel frattempo, era anche intervenuta la sentenza della sesta sezione del Consiglio di Stato, che ha ribadito come le chiusure degli uffici postali debbano tenere necessariamente conto della dislocazione territoriale e della accessibilità del servizio, che secondo i giudici “non può prescindere dall'effettiva e normale percorribilità delle strade di accesso in termini di reale e conveniente fruibilità da parte dei cittadini".

Inoltre le strade non solo devono essere percorribili in condizioni di sicurezza, ma devono essere servite da mezzi pubblici, "in maniera che l'accesso non sia condizionato dalla disponibilità di mezzi privati". Ora la decisione di Poste, che sospende ufficialmente il piano.

Cresce la mobilitazione degli ispettori del lavoro contro il progetto di Agenzia unica avanzato dal governo. Venerdì 20 marzo è infatti in programma a Roma l’attivo unitario dei delegati sindacali di Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa di INPS INAIL e Ministero del Lavoro. All’ordine del giorno la discussione sulle iniziative di protesta e soprattutto la presentazione di una proposta unitaria alternativa a quella dell’esecutivo. “La sicurezza sul lavoro e la difesa della legalità non si improvvisano”, affermano le tre sigle sindacali.

“Se la priorità è rendere più semplici e più efficaci i controlli in azienda, inventarsi un nuovo ente che farà crescere i costi senza migliorare i servizi non è certo la via da percorrere. L’agenzia unica così come progettata dal governo non solo non migliorerà i servizi, ma metterà a rischio la stessa attività ispettiva, smantellando il Ministero del Lavoro e depotenziando l’azione degli ispettori di Inail e Inps”. Da Fp-Cgil Cisl-Fp e Uil-Pa dunque un no secco all’ipotesi di agenzia unica e un progetto concreto per una vera riforma: “Venerdì prossimo riuniremo i delegati in rappresentanza dei lavoratori coinvolti e presenteremo la nostra proposta.

Vogliamo più efficacia e più capillarità nei controlli, più attenzione alle aziende, più contrasto a illegalità e concorrenza sleale e più prevenzione sul lavoro. Per questo non accettiamo provvedimenti che dietro gli slogan nascondono solo un ridimensionamento delle attività e una spoliazione dei presidi sul territorio, farciti con l'usuale indifferenza per la condizione economica e professionale di migliaia di Lavoratrici e lavoratori pubblici. Siamo i primi a chiedere innovazione, ma vogliamo che si parta dalla riorganizzazione dei processi e dalla valorizzazione delle competenze”. “L’assemblea unitaria lancerà un segnale forte proposte serie al governo e al Paese” concludono le federazioni di categoria, “ma non ci fermeremo qui.

Se non avremo risposte faremo crescere la mobilitazione, nell’interesse di lavoratori e cittadini”.

“Tutta la mia solidarietà agli Ispettori di vigilanza di INPS e INAIL, in presidio ieri in via Cavour a Firenze contro l’ipotesi di costituzione dell’Agenzia Unica dell'Ispezione del Lavoro” dichiara il Consigliere Regionale di Sinistra Ecologia e Libertà Mauro Romanelli. “Il Governo Renzi, prevedendo di sostituire le attuali ottantacinque sedi territoriali del Ministero del Lavoro con diciotto sedi, una per regione, dell’Agenzia Unica dell'Ispezione del Lavoro, non crea alcuna efficienza, ma costringerebbe invece le imprese e i lavoratori a lunghi spostamenti per qualsiasi pratica, anche le più banali”.

“E non vi è neanche alcun rispetto per il personale, costretto a una mobilità forzata, senza garanzie precise di tutela delle retribuzioni”. “L’Agenzia Unica prevista dal Jobs act ha come conseguenza una sorta di controllo politico sull’attività delle amministrazioni pubbliche: come SEL ci opponiamo a quest’ennesimo tentativo di mettere a rischio la salute e i diritti dei lavoratori, vista l’inevitabile riduzione dei controlli che tale atto creerebbe in molte realtà” conclude Romanelli.Il vertice della Banca d’Italia ha deciso di smantellare la rete territoriale prevedendo un piano di chiusure di ulteriori 22 filiali entro il 2018.

In Toscana, dopo il “dimagrimento” avvenuto circa 5 anni fa (quando si chiusero le strutture di Pistoia, Massa e Lucca), il progetto riguarderebbe il venir meno di Grosseto, Pisa e Siena (con il coinvolgimento di circa 45 lavoratori). Secondo tale piano la presenza della Banca sarebbe confinata esclusivamente a Firenze e Livorno, con Arezzo che svolgerebbe soltanto il compito di gestione del contante. “La FISAC-CGIL, spiega Paolo Cecchi della segreteria regionale - non intende rassegnarsi al ridimensionamento del ruolo pubblico della Banca d’Italia, la cui presenza diffusa sul territorio costituisce un imprescindibile riferimento per tutte le realtà economiche e finanziarie del Paese, dalla produzione di analisi economica alle consulenze nelle controversie tra banche e clienti, che sono in aumento.

Ciò è ancor più vero in una fase profondamente critica come quella che stiamo vivendo, nella quale la vicinanza ai cittadini, attraverso la fornitura di servizi di qualità, assume più valore, oltre al presidio di legalità che la Banca d’Italia ha sempre assicurato tramite il controllo degli istituti locali e della qualità della circolazione monetaria”. Alla luce di quanto precede, le lavoratrici e i lavoratori toscani di Banca d'Italia faranno sciopero dalle 8 alle 12 in tutte le filiali (comprese Firenze e Arezzo) il 23 marzo.

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