Italia che lotta e vince all'ultimo respiro

Interrotta la serie negativa dell’Italia di mister Mancini. Biraghi beffa con una zampata vincente su corner i polacchi, che devono arrendersi. Adesso novembre sarà decisivo per sancire chi, tra Italia e Portogallo, passerà prima nel girone

15 ottobre 2018 11:50
Italia che lotta e vince all'ultimo respiro

Italia che sviluppa bene senza concretizzare. Linea difensiva alta coi terzini, ormai quasi estinti nel calcio odierno, che, a seconda della fascia interessata dall'attacco azzurro, alternano le loro avanzate (Florenzi meno perché meglio difensivista rispetto a Biraghi). Bernardeschi, utilizzato durante il match a Genova come esterno, qui ricopre un ruolo che ricalca le sue caratteristiche: svaria sulla trequarti offensiva e dà maggior praticità alle sue giocate. Invece Chiesa torna a quello che fa nella Fiorentina, agendo largo e spezzando i raddoppi attraverso dribbling dinamici e propositivi. Insigne opaco si trascina orizzontale centro-fascia, ma scopre solo qualche lume.

Vengono impiegati due falsi nove nella fase di possesso e questo toglie profondità alla manovra. Infatti i due esterni del passeggero 3-3-4 italiano rischierebbero di sguarnire troppo le loro fasce. Poi se Barella corre per gli inserimenti, non è concepibile errare.

Quindi vagano un po’ persi, mentre l'intensità termina e le idee non arrivano. Lasagna e Piccini aumentano la freschezza e la fisicità. Verticalizziamo imprecisi, finché Biraghi segna il gol insperato.

Questa vittoria mostra una crescita psicologica non da poco: crederci fino in fondo non mollando mai. Perché nelle altre partite gli azzurri erano scomparsi negli ultimi minuti, forse rassegnati ad un fato privo di sfaccettature positive.

Passi avanti sono stati fatti, ma qualche limite c'è ancora soprattutto tra i difensori. Bonucci non ha pensato da libero, cosa che a Pezzella viene naturale nella Fiorentina, mentre Florenzi e Chiellini hanno aggredito con continuità e, tranne la mancanza che ha portato Donnarumma al suo unico intervento, con concentrazione.

Un appunto: lo stile di gioco, preso nelle sue generalità, assomiglia molto a quello proposto dall’Italia durante il mondiale del 1982. Le due punte che pressano i difensori avversari, la copertura di Florenzi sulla fascia destra per garantire libertà offensiva a Chiesa, Barella che cerca spazio fra le linee degli avversari.

Insomma, sembra che le idee migliori di oggi siano quelle di ieri; oppure che gli anni cambiano, ma le regole del campo mai.

Dunque rimangono soltanto formule già scritte pronte ad essere applicate? Forse il calcio non è più innovazione e chiunque lo volesse ne leggerebbe i segreti. Sarà anche tale il motivo per il quale si ricerca in sport esterni qualcosa che possa non influenzarlo, ma allargare i suoi confini meccanici con cui divenga onnipresente?

Alla fine perderà la sua essenzialità, anzi, la sta perdendo proprio ora.

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