Intesa San Paolo ed imprenditori locali: prospettive di sviluppo per l'economia toscana

Incontro organizzato da Intesa Sanpaolo e rivolto agli imprenditori toscani. Cerved: fallimenti ai minimi da 7 anni, ma in Toscana il calo è minore

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2018 20:58
Intesa San Paolo ed imprenditori locali: prospettive di sviluppo per l'economia toscana

Sono circa 1100 le imprese ‘champion’ in Toscana, secondo uno studio presentato da Intesa Sanpaolo ad una rappresentanza di istituzioni ed imprenditori toscani in occasione di un evento che si è svolto a Villa Bardini a Firenze. L’incontro ha avuto l’obiettivo di esaminare la prospettiva e le strategie di sviluppo delle aziende toscane, soprattutto all’estero, discutendo con il mondo imprenditoriale criticità e chiavi di successo da applicare alla propria realtà aziendale. L’analisi, presentata da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, è stata accompagnata dagli interventi, tra gli altri, di Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo e da Luca Severini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo. Grazie allo studio e al dibattito, sono emerse alcune caratteristiche del contesto economico regionale.

Le 1.100 imprese ‘champion’ toscane rappresentano il 5,4% delle imprese regionali, una quota significativa che pone la Toscana al settimo posto della graduatoria nazionale, sopra la media italiana (pari al 5,2%). Queste imprese eccellenti sono quelle che hanno ottenuto crescita di fatturato e di addetti nel periodo 2011-2016, un grado di patrimonializzazione superiore al 10% nel 2016 e marginalità crescente tra il 2015 e il 2016 pari rispettivamente almeno al 5% e all’8%. Si tratta di ‘campioni’ in quanto sono riuscite a crescere nonostante un quadro economico ancora non del tutto stabile.

Non solo grandi aziende, ma anche di PMI, veri e propri “campioni” del territorio perché hanno attuato comportamenti vincenti che possono essere esempio per altre potenziali aziende. Le esportazioni toscane rappresentano una voce importante nelle leve di sviluppo dell’economia locale: in crescita del 4,2% nel 2017, rispetto al 2016, vedono alcuni distretti che fanno letteralmente da traino per l’economia regionale, confermando la funzione di ‘esempio’ di alcune aziende capofila ed eccellenti che stimolano il buon andamento di alcuni settori produttivi. La Toscana ha generato nel 2017 un saldo commerciale positivo di 11,8 miliardi di euro, pari al 25% del dato nazionale. E’ migliorato il mercato del lavoro: nel 2017 la disoccupazione regionale si è ridotta di circa un punto, raggiungendo l’8,6%, inferiore di 2,6 punti rispetto al dato nazionale. Nonostante questi processi, il contesto economico regionale - che negli ultimi cinque anni ha visto un ciclo espansivo – necessita di attenzione: le previsioni per il prossimo triennio stimano un andamento leggermente inferiore (-0,4% cumulato) rispetto alla media nazionale.

“Siamo consapevoli che un gruppo bancario come Intesa Sanpaolo abbia le risorse e una tale conoscenza del contesto regionale da candidarsi come soggetto attivo del territorio, capace di accompagnare la crescita e sostenere un progetto industriale innovativo -ha commentato Stefano Barrese, responsabile divisione Banca dei Territori Intesa Sanpaolo- Esistono aziende che hanno dimostrato capacità di crescere sia in termini dimensionali che economico-finanziari: oggi abbiamo incontrato imprenditori, istituzioni e associazioni toscane proprio con l’obiettivo di stimolare un ruolo della banca come agente del cambiamento e di stimolo all’imprenditoria locale”.

“Occorre investire di più per accelerare la crescita -afferma Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo- anche in strategie immateriali come brevetti, marchi e certificazioni. Secondo un’indagine originale condotta con il coinvolgimento della nostra rete di gestori a supporto delle imprese, nel 2017-18 il 15,7% delle imprese manifatturiere toscane ha fatto investimenti 4.0, ma solo un’impresa su cinque ha unito tali investimenti ad azioni su organizzazione e formazione. Non possiamo cedere il passo, vanno concretizzate azioni sinergiche: il 64,9% delle aziende toscane che abbiamo intervistato già oggi producono macchinari 4.0, a fronte del 59,1% di competitori italiani ma contro il 75% di competitor stranieri.”

“Vogliamo sostenere le aziende eccellenti della Toscana perché crediamo nel loro potenziale di sviluppo a favore dell’intero tessuto imprenditoriale regionale –spiega Luca Severini, direttore regionale Toscana e Umbria Intesa Sanpaolo- Intesa Sanpaolo vuole porsi come agente di crescita sul territorio toscano che, a mio avviso, può trovare nei distretti e nelle filiere una risposta alla gestione dei continui mutamenti e delle nuove sfide rappresentate dai mercati. Competenze e sinergie possono essere ottimizzate attraverso una gestione integrata dell’intera filiera produttiva”.

Mai così pochi fallimenti da sette anni a questa parte. A dirlo è l’”Osservatorio fallimenti, procedure e chiusure di imprese” di Cerved, primario operatore in Italia nell’analisi e nella gestione del rischio di credito e nella fornitura di soluzioni commerciali e marketing per le aziende, che ha analizzato i dati del primo semestre 2018. In calo anche le procedure concorsuali diverse dal fallimento, trascinate dal crollo dei concordati preventivi, mentre torna ad aumentare il numero di imprenditori che decide di liquidare volontariamente società in bonis, dato che potrebbe indicare minore ottimismo da parte di chi si assume il rischio di impresa. Tra marzo e giugno è dunque proseguito un trend positivo che dura ormai da undici trimestri consecutivi, cioè dalla fine del 2015: 2.949 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale, un anno prima erano 3.236 (-8,9%).

Complessivamente nella prima metà dell’anno sono fallite 5.964 società, il 5,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Ancora più sostenuto il calo dei default diversi dal fallimento: tra gennaio e giugno sono state avviate 709 pratiche, un quinto in meno dell’anno precedente. Inversione di tendenza per le liquidazioni coatte amministrative (-18,9% su base annua), che erano risultate in crescita fino ai primi tre mesi dell’anno. Il contributo principale al calo arriva dal concordato preventivo, che sembra stia tornando ad essere uno strumento marginale nella gestione delle nostre crisi di impresa: solo 246 domande nella prima metà dell’anno, -27% rispetto al 2017.

Sono poi state liquidate volontariamente nel primo semestre 29.445 imprese in bonis, cioè senza precedenti procedure concorsuali: una cifra in aumento (+1,3% su base annua) che segna un’inversione di tendenza rispetto allo stesso periodo del 2017, quando le chiusure volontarie erano calate del 3,7%.

“Nel secondo trimestre del 2018 è proseguito il miglioramento sul fronte delle chiusure aziendali, con i fallimenti che hanno raggiunto il minimo da sette anni a questa parte – conferma Marco Nespolo, amministratore delegato di Cerved -. I miglioramenti sono diffusi a tutti i settori economici, ma non a tutta la Penisola: in alcune regioni, come Sicilia, Calabria e Lazio, la tendenza è negativa. L’aumento delle liquidazioni volontarie di imprese in bonis nella prima metà dell’anno potrebbe riflettere aspettative di profitto meno ottimistiche da parte degli imprenditori, coerenti con il rallentamento atteso della nostra economia”.

Nel Nord-Ovest si contano 1.808 procedure (-3,1% su base annua), nel Centro 1.582, l’1,7% in meno: pesa il dato del Lazio, dove i fallimenti sono tornati ad aumentare (+1,4%). Nel Sud e nelle Isole fallimenti in netto calo (-5,1% su base annua): 1.603, grazie al miglioramento di Puglia, Campania, Molise e Sardegna. Purtroppo tornano a peggiorare Basilicata, Calabria e Sicilia. Per quanto riguarda invece i settori produttivi, tutti sono in calo, così come tutte le tipologie di impresa, in particolare le società di persone (-13,5%), le imprese individuali e altre forme (-14,4%), meno le società di capitale (-2,7%), dove si concentra la maggioranza delle procedure fallimentari (4.541, circa tre quarti del totale).

Il trend risulta particolarmente positivo nelle costruzioni (1.192 imprese fallite nel primo semestre, -7,2% sul 2017). Prosegue la fase positiva anche nell’industria che, con 835 fallimenti contro gli 885 dell’anno precedente (-5,6%), è al di sotto dei livelli pre-crisi. Più lento il miglioramento nei servizi, settore con più fallimenti: tra gennaio e giugno ce ne sono stati 3.288, in diminuzione del 4,5% rispetto al 2017.

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