Intervista a Leonard Bundu prima di Seattle

Quattro chiacchiere con Leo alla vigilia del suo nuovo match in America e della sua possibile apparizione al “Mandela”

Massimo
Massimo Capitani
22 giugno 2015 20:46
 Intervista a Leonard Bundu prima di Seattle

Leo sta facendo le ripetute al sacco, la serie si chiude sempre con un gancio in linea alta. Il Maestro Boncinelli mi saluta e commenta:

- Una forza della natura.

Ultima serie delle infinite ripetute. Leo mette a posto le fasce zuppe di sudore come il resto degli indumenti che porta e che, aderendo al corpo lo mostrano già quasi pronto, come deve essere. Appena mi vede, saluta e chiede come va, poi è la volta del babbo e della fidanzata.

- Sono un po’ stanco, ma va tutto bene.

- A chi lo dici, commenta ridendo

- Rido, Leonard Bundu stanco, questo non lo posso scrivere.

Domani Leo va in Piscina ad allenarsi e dice a tutti i ragazzi dell’APF:

- Domani alle 8 tutti in piscina, chi mi fa compagnia?

La risposta che si può ripetere è:

- Se vado in piscina di sabato prima delle 11, finisce che affogo.

Saluto Leo e lo lascio al suo temporaneo riposo, prima però gli dico:

- La prossima volta facciamo quattro chiacchiere.

Di seguito quello che ci siamo detti:

In America, il 26 Giugno, per Leonard Bundu questa volta non ci saranno i riflettori sempre accesi di Las Vegas, né - dopo 4 anni - un match titolato. Questa volta per Leo ci sarà un incontro sulle dieci riprese con un avversario poco conosciuto in un città come Seattle, famosa - più che per la Boxe mondiale - per il Grunge, il genere di musica Rock nato all’ombra della sua Torre.

A Las Vegas il nostro Leo non fu accolto come l’imbattuto campione d'Europa che a 40 anni aveva messo in riga la concorrenza spietata di due giovanotti inglesi, ma come un pugile vecchio che avrebbe impiegato poco tempo ad andare KO con il giovane campione americano, one time, che metteva tutti KO toccandoli una sola volta.I media e Thurman non facevano che dire che sarei andato al tappeto, il match l’ho iniziato come al solito, cercando di portare colpi. Il Knock Down è arrivato presto ed inconsciamente ha pesato nel proseguo del match.

Avrei dovuto tagliargli la strada, fargli più pressione; ma ero sicuro che lui avrebbe accettato lo scambio, da picchiatore come lo conoscevo - come lo conoscevamo tutti. Ed infatti in qualche scambio l’ho anche preso con un paio di ganci; ma poi lui, dopo la quarta ripresa, ha cominciato a girare, forte del vantaggio accumulato ed a boxare di rimessa. Sotto sotto credo di essermi anche un po' accontentato. Nonostante quello che dicevano tutti, non sarebbe riuscito a mettermi KO. É andata così.”

É andata così, e non puoi neanche pensarci troppo perchè ora c'è Pablo Munguia, il prossimo avversario. Con il messicano ci vuole una grande vittoria per convincere il boss del pugilato mondiale, Al Haymon, a dare continuità alla carriera americana al non più sconosciuto Leonard Bundu.

“E' un match dove ho tutto da perdere, lui è un messicano che viene dentro sempre, grande temperamento, colpi larghi e potenti. Ha combattuto in categoria diverse - il classico elemento che non ha problemi a combattere con nessuno ed in nessun peso. Il match nonostante non abbia titoli in palio si combatte al di sotto delle 147 libbre e potremmo utilizzare i guanti da 8 once. Così lo spettacolo aumenta, come le percentuali di Knock Down.”

Nel futuro di Leo non c’è solo l'America, ma anche un possibile ritorno al Mandela Forum. In occasione del suo trentesimo anno di attività, lo staff dell'impianto fiorentino vuol organizzare un grande evento di Boxe con protagonisti i Pugili Fiorentini come, oltre a Leo, Angelo Ardito, Mohammed Obbadi ed altri. “Sarebbe bello combattere di nuovo a Firenze, Leo manca dal 2011, i Fiorentini tutte le volte che torno mi fanno sentire uno di loro, ed è sempre bellissimo. Vediamo come vanno le programmazioni degli altri match”.

Le quattro chiacchiere con Leo sono quasi finite, c'è ancora il tempo per una battuta sul soprannome di Pablo Munguia:

- Sai Leo che Munguia è il becchino, sul ring e di fatto.

Lui ci pensa un po’ e dice:

- Ed io sono Leonard Bundu. Bundu Bomaye.

Torna il Bundu Bomaye, torna per far capire all'America che l'Europa non si era sbagliata.

foto: Monica Caleffi

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