Inchiesta mascherine, Barni: "Non sono quelle prodotte per Estar"

Nella comunicazione al Consiglio regionale la vicepresidente della Giunta chiarisce che i dispositivi citati nelle intercettazioni si riferiscono “presumibilmente alla commessa per la Protezione civile nazionale. Le date e i prodotti non corrispondono”. Stella: "Spiegazioni insufficienti. Gravi le assenze di governatore e assessore alla Sanità". Marchetti: "Gestione improvvisata e confusa"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 giugno 2020 17:21
Inchiesta mascherine, Barni:

Firenze – “Quelle di cui si parla nelle intercettazioni non sono le mascherine prodotte per Estar. Le date e i prodotti non corrispondono. Gli stralci delle intercettazioni presumibilmente si riferiscono alla commessa per la Protezione civile nazionale”. È quanto dichiara la vicepresidente della Giunta Monica Barni nel corso della comunicazione sulla fornitura dei dispositivi di protezione individuale parte della Regione.

Nella ricostruzione fatta da Barni, in Toscana all'inizio del periodo di emergenza sanitaria (a partire dall'ultima settimana di febbraio), Estar e le Aziende sanitarie “hanno dovuto affrontare l'assoluta mancanza di dispositivi medici e di protezione da destinare agli operatori a causa delle mancate consegne da parte dei fornitori abituali. Estar ha quindi attivato forniture locali di mascherine a tre strati bianche denominate Toscana 1 che nulla hanno a che vedere con quelle citate negli articoli di stampa.

Il loro potere di filtraggio è stato infatti testato dall'Università di chimica di Firenze”.“Le mascherine prodotte – continua la vicepresidente - sono state fornite alle Aziende sanitarie nel periodo da fine febbraio alla prima settimana di aprile, in mancanza o a integrazione delle ordinarie mascherine chirurgiche. Nelle sale operatorie sono state fornite le poche quantità di mascherine reperite sul mercato, le migliori disponibili in quel momento”. “Dopo la prima settimana di aprile, a seguito anche della ripresa delle forniture ordinarie e dei primi arrivi da parte del commissario per l'emergenza, le mascherine sono state interamente destinate ai cittadini in maniera gratuita.

Per queste cosiddette protettive, non ci sono particolari norme di attestazione o certificazione essendo ammessa dall'istituto superiore di sanità anche l'autoproduzione casalinga e attestato comunque che tutte avevano superato il test dell'università”, spiega ancora la vicepresidente.Sull'inchiesta in corso e citando anche la Guardia di Finanza di Parto, Barni conferma che “Estar è parte lesa. Si stanno ponendo in essere azioni di tutela. La centrale ha inoltre prestato piena collaborazione agli inquirenti, fornendo documentazione e rimanendo a disposizione”.

Il vicepresidente del Consiglio toscano, Marco Stella (Forza Italia) attacca così: "Dispiace sinceramente vedere che il governatore Enrico Rossi non abbia trovato neppure 30 minuti per presentarsi in Aula e riferire sulla posizione della Regione Toscana in merito all'inchiesta della GdF di Prato sulle mascherine, e che neppure l'Assessore alla Sanità si sia fatta vedere, mandando in rappresentanza la vicepresidente della Giunta Monica Barni.

Vorremmo sapere per quale motivo Rossi sia scappato dal confronto su una vicenda così grave. Le spiegazioni della Giunta sono comunque insufficienti e non rispondono ai nostri quesiti. Per il tramite di Estar – richiama Stella – la Regione Toscana ha investito oltre 3 milioni di soldi pubblici per mascherine inutili a livello di protezione individuale e prodotte da un gruppo irregolare. L'emergenza non giustifica che si siano stipulati contratti milionari con il distretto parallelo del tessile cinese, quello stesso che le istituzioni hanno il dovere di contrastare.

Per di più questa vicenda fa il paio con quella relativa ai 7 milioni di euro spesi sempre da Estar per 250 ventilatori polmonari mai arrivati. Tutto a spese dei cittadini toscani. Noi vorremmo sapere dal presidente Rossi - conclude Stella - chi ha scelto le aziende produttrici, come è stato assegnato l’appalto, quante mascherine sono state ordinate alle aziende oggetto dell'indagine e quante ne hanno effettivamente prodotte. Ma anche a che prezzo sono state acquistate e dove sono state distribuite.

Sono tutti interrogativi che necessitano di risposte urgenti. I toscani vogliono sapere come sono stati spesi i loro soldi, e perché sono finiti ad aziende cinesi con lavoratori in nero, che hanno realizzato dispositivi non a norma".

«Il torto giudiziario non spetta a noi - aggiunge il capogruppo azzurro Maurizio Marchetti -, ma quello politico è lampante. L’emergenza non giustifica che Estar abbia fatto saltare ogni minima procedura, gestendo gli approvvigionamenti in maniera quanto meno improvvisata e confusa. Dalle consegne al materiale non certificato, qui non torna nulla. E solo la scorsa seduta eravamo a parlare dell’inchiesta sui ventilatori polmonari mai arrivati. Ogni giorno lavoro per gli inquirenti? Così non può andare. Le situazioni non tornano, tra consegne e materiale non certificato.

Si dimostra ancora una volta l’improvvisazione con cui Estar manovra le proprie azioni siano esse concorsi – enumera Marchetti – acquisizione di farmaci, e ultimamente in emergenza covid ventilatori e adesso mascherine. Le indagini ci diranno chi ha torto a livello giuridico, ma qui oggi a noi interessa la responsabilità politica. Dove è necessario fare luce, significa che c’è dell’ombra. La sostanza oggi è che le mascherine Made in Tuscany di cui il governatore Rossi e la sua giunta, ma addirittura anche il suo partito, si sono tutti fatti belli alla fine della fiera non erano la miglior soluzione che si poteva individuare.

E mi limito a questo».«Tirando le somme – conclude Marchetti – nelle ultime settimane ogni giorno c’è lavoro per gli inquirenti. Questo credo attesti una gestione improvvisata e confusa che non può essere giustificata con l’emergenza. La fase emergenziale ha concesso procedure semplificate, ma pur sempre procedure che non andavano saltate a piedi pari».

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