Inceneritore di Scarlino: decaduta l'autorizzazione del 2018

Rifiuti: commissione inchiesta, la relazione finale con suggerimenti su norme antincendio e distretti produttivi. Roberto De Blasi firma il protocollo d'intesa “Rifiuti Zero” con Rossano Ercolini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 maggio 2019 15:37
Inceneritore di Scarlino: decaduta l'autorizzazione del 2018

In relazione agli articoli di stampa apparsi oggi sull'inceneritore di Scarlino, il presidente della Regione Toscana comunica che ad oggi l'impianto è privo di autorizzazione ma che, a seguito della richiesta della società Scarlino Energia di adeguarsi alla decisione del Consiglio di Stato del gennaio scorso, la Regione ha l'obbligo di istruire e concludere il procedimento. È d'altra parte diritto della società presentare la richiesta di riesame. Il presidente si assume la responsabilità di dire che la conclusione dei lavori della Conferenza dei servizi non potrà che essere negativa. Questo alla luce delle informazioni di cui la Regione dispone e che non contengono novità rispetto agli atti che hanno portato alla decadenza dell'autorizzazione.

Sette punti compongono le conclusioni della relazione finale della “commissione dinchiesta in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti” che ha chiuso i lavori lo scorso 2 maggio. Sette punti che i commissari, in particolare presidente e vicepresidente – Giacomo Giannarelli e Francesco Gazzetti –, intendono come stimolo alle istituzioni e resoconto alla comunità toscana di undici mesi di attività tra incursioni sul territorio, audizioni e raccolta materiali.

Il primo dato, ricordato oggi durante l’illustrazione in Consiglio regionale, è che in Toscana, ad oggi, non ci sono discariche poste sotto sequestro. Restano criticità riconosciute da tutti i commissari e sulla base delle quali sono state formulate proposte e suggerimenti per interpretare al meglio le necessità del sistema di gestione rifiuti sul territorio regionale. Tra questi, la necessità di un nuovo modello di governance da raggiungere anche sollecitando la Giunta regionale a proseguire il confronto con i territori e guardando al dimensionamento degli Ato in un’ottica tecnico-scientifica, multidimensionale e multidisciplinare.

Il nuovo Piano regionale, ritenuto prioritario ed espressione della strategia toscana per l’economia circolare, dovrà intervenire su riduzione dei rifiuti, aumento della raccolta differenziata, stimolo del settore riuso e riciclo con passaggio alla tariffazione puntuale su tutto il territorio. Nella relazione si affronta poi la difficoltà normativa riscontrata sui cosiddetti ‘codici a specchio’ (ossia il sistema di classificazione che determina la natura pericolosa dei rifiuti) chiedendo alla Giunta di sollecitare il legislatore, nazionale ed europeo, in tal senso.

L’assenza di norme viene riscontrata anche sui criteri di assimilazione laddove si ritiene necessario un decreto per aggiornare la definizione dei rifiuti assimilati agli urbani. Tra le proposte più significative, infine, il rafforzamento della disciplina dei dispositivi antincendio e antintrusione nelle discariche, l’apertura di un tavolo istituzionale con Arma dei carabinieri, Arpat e Asl per la redazione di un protocollo d’intesa che rafforzi le interazioni e assicuri un’alta tutela ambientale, la sollecitazione per una normativa sul tema dell’End of Waste, elemento giudicato imprescindibile nella transizione verso un’economia realmente circolare. Il lavoro serrato della commissione che ha battuto la regione sito per sito, è stato ricordato citando i tanti soggetti pubblici e privati ascoltati e la mole di atti e materiali raccolti tra analisi, relazioni, approfondimenti su gestioni societarie, flussi e fabbisogno impiantistico. La sintesi politica trovata in commissione, che ha portato alla redazione di un’unica relazione approvata a maggioranza (si sono astenuti i gruppi di opposizione di centrodestra), è stata più volte ripresa e spiegata in Aula.

Si trattava, ha detto il vicepresidente Gazzetti, di scegliere tra cadere nella strumentalizzazione politica o cogliere l’occasione di avanzare proposte concrete utili alla Toscana. Non sono comunque mancati rilievi sulle diverse posizioni rappresentate in Consiglio a cominciare da Giannarelli che ha parlato di grande preoccupazione per i ritardi accumulati su un nuovo Piano regionale (quello vigente scade nel 2020) che se da un lato ha bisogno di un lavoro preparatorio anche di due anni, secondo quanto emerso proprio dai lavori della commissione d’inchiesta, dall’altro necessita di un modello di riferimento ancora non chiaro su dimensionamento e numero Ato.

Il presidente ha ricordato quanto, a suo giudizio, la Toscana sia ancora molto lontana dagli obiettivi già previsti: raccolta differenziata al 70 per cento entro l’anno prossimo, ma ferma a poco più del 50; conferimenti in discarica previsti al 10 per cento al 2020, ma attestati ad oltre il 40.

Il lavoro della commissione è stato possibile, lo ha ricordato Gazzetti, anche grazie alla piena disponibilità e trasparenza di tutti i soggetti auditi e incontrati che hanno in qualche modo agevolato una chiara e netta assunzione di responsabilità rispetto allo scandalo rifiuti delle ditte Lonzi e Rari di Livorno, vicenda a seguito della quale è stata istituita la commissione d’inchiesta. Anche in questa ottica, la relazione rappresenta un contributo prezioso, a detta del vicepresidente, anche per sancire il dna della Toscana: una regione in cui è diffusa e radicata la cultura della legalità, che ha gli anticorpi necessari a contrastare fenomeni criminali e malavitosi.

Se per Tommaso Fattori il lavoro finale della commissione non riserva sorprese o novità,il punto di equilibrio che ha fatto convergere più forze politiche è a suo giudizio importante, perché rappresenta un patrimonio comune da condividere. La diversità delle posizioni, peraltro note, è stata superata dalla visione di un'economia circolare come obiettivo comunque da raggiungere e che dovrebbe tendere, ha spiegato, alla costruzione della filiera per ridurre la quantità dei rifiuti prodotta e per spingere sul mercato del riuso.

Monica Pecori ha invece parlato di una presa di posizione consapevole su una relazione che è sì sintesi di temi molto importanti, ma anche una richiesta di impegni alla Giunta su modello di governance e nuovo piano regionale.

Quanto registrato in undici mesi offre uno spaccato ben più ampio di quello riportato nella relazione per Paolo Marcheschi,che ha ricordato gli appelli ascoltati in commissione a modificare l’attuale governance. Le soluzioni e le proposte potevano essere molto più incisive così come più coraggiose avrebbero dovuto essere, a suo dire, le critiche alle mancanze della Giunta.

Roberto De Blasi candidato sindaco del Movimento Cinque Stelle ha sottoscritto un impegno pubblico per l'attuazione del progetto "10 Passi Rifiuti Zero". Dopo l'acqua, l'ambiente rappresenta la seconda stella del Movimento ed è per questo che Roberto De Blasi ha sottoscritto l'impegno affinché i cittadini di Firenze non debbano più vedersi sfilare dalle tasche ogni anno 400 mila euro di multa perché l'amministrazione non è in linea con la legge del 2012 che impone una quota minima di differenziata di almeno il 65%. Il sogno di De Blasi è ricalcare i virtuosismi di città come Pordenone, Treviso e Parma che sfiorano l'85% ma più ragionevolmente si pone come obiettivo il raggiungimento del 65% previsto per legge durante la legislatura. La firma in calce al protocollo d'intesa è avvenuta nella sede del Movimento 5 Stelle alla presenza di Rossano Ercolini Presidente dell’Associazione Zero Waste Europe che ha ricevuto il Goldman Environmental Prize, Nobel alternativo per l’ambiente nel 2013. “Oggi i numeri della nostra città sono miseri – afferma Roberto De Blasi – i dati dalle Regione Toscana certificano che a Firenze si arriva a malapena a un misero 50,8% di differenziata.

Un fallimento evidente quello delle giunte Renzi e Nardella che pesa non solo sull'ambiente ma anche sulle tasche dei fiorentini. Senza il superamento della raccolta a cassonetto l'obiettivo minimo é impossibile. La nostra città produce 237 mila tonnellate di scarti, pari a 622 kg. ad abitante l'anno. Una quantità enorme che non entra nel processo di riciclo, non permette di produrre reddito e neanche di arrivare all'obiettivo minimo.

Gli esempi virtuosi esistono anche nella nostra regione basta dire di Capannori con il suo record di 88% ma anche città come Empoli (82%), Prato (72%) e Lucca (78%) tutte città già passate al porta a porta e con tariffe molto basse.”

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