Incendio di Monti Pisani, Rossi: "Lo sforzo maggiore sui versanti di Vicopisano e Buti"

Le fiamme sul Monte Serra si sono propagate in modo esteso per effetto del vento.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 settembre 2018 22:54
Incendio di Monti Pisani, Rossi:

FIRENZE- "Sul versante di Calci e San Giuliano l'incendio risulta quasi completamente spento, salvo piccole riprese, ma già da alcune ore si è spostato sul lato orientale, in direzione di Vicopisano e Buti, dove attualmente ha un fronte attivo frastagliato in quattro nuclei di circa 2-300 metri l'uno e si presenta radente senza più fiamme in chioma". Il presidente della Toscana, Enrico Rossi, in costante contatto con la protezione civile regionale fa il punto, alle ore 16, sul rogo in atto sui Monti Pisani. "I cinque canadair e i due elicotteri della Protezione civile nazionale e i cinque elicotteri della flotta aerea regionale sono operativi dalle 7 di stamattina in tutta l'area interessata, ma non riescono ancora a spegnere le fiamme".

L'incendio, dopo aver percorso tutto il crinale del monte Verruca, sta proseguendo in discesa e in presenza di un vento in direzione est che risulta favorevole perché spinge le fiamme verso l'area già bruciata. La stima della superficie interessata dalle fiamme è di circa mille ettari. Oltre ai mezzi aerei stanno operando sui fronti attivi quattro direttori delle operazioni di spegnimento dell'organizzazione regionale antincendi boschivi che coordinano sia le squadre terrestri che i mezzi in volo. Oggi pomeriggio, le squadre di operai forestali degli enti competenti, di volontari del Coordinamento volontariato toscano e di Vigili del Fuoco sono 82, con oltre 220 operatori addestrati AIB.

Un'altra cinquantina di squadre è già pronta a partire per la zona dell'incendio e fornire il cambio alle squadre impegnate sul posto da ore. Dal momento della segnalazione di incendio, alle 22 circa di lunedì 24, sono già intervenuti operativamente 700 tra operai forestali e volontari AIB addestrati alla lotta attiva contro gli incendi boschivi presso il Centro di formazione regionale La Pineta, a Tocchi (Siena).

Ci vorranno almeno 15 anni per rivedere i boschi andati a fuoco con danni all’ambiente, all’economia, al lavoro e al turismo. E’ quanto stima la Coldiretti in riferimento al vasto incendio sul monte Serra, nel Pisano, che spinto dal vento ha già distrutto oltre mille ettari di bosco. “Ai costi per gli interventi di emergenza per spegnere le fiamme da terra e con i mezzi aerei e per la necessaria evacuazione si aggiungono quelli per la ricostituzione del patrimonio boschivo ma il fuoco – sottolinea Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana - ha pesanti effetti anche dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità, con animali morti e piante secolari distrutte e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici”. Virale l’immagine dell’apicoltore di Calci che ha combattuto tutta la notte da solo per salvare vent’anni di lavoro e 1 milione e mezzo di api. Nelle foreste andate a fuoco - precisa la Coldiretti – saranno impedite per anni anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, delle castagne e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi. Le fiamme hanno risparmiato la Certosa di Calci, secondo monumento pisano per visite dopo Piazza dei Miracoli, ma non hanno avuto pietà delle diecimila piante di ulivo anche secolari– continua la Coldiretti - sono stati distrutte dall’incendio che ha colpito anche vigneti e castagneti e ha minacciato abitazioni rurali e alcuni agriturismi che sono stati costretti ad evacuare con una stima salita ad oltre 6 milioni di euro di danni solo per l’agricoltura con gli ulivi che dovranno essere ripiantati e ci vorranno almeno cinque anni prima che si torni a produrre.

“Superata l’emergenza – sottolinea Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana - occorrerà intervenire rapidamente per far ripartire le attività produttive anche con interventi straordinari per il reimpianto delle coltivazioni andate distrutte dal fuoco. Occorre aver presente – continua – che al costo per ripristinare la produzione, anche ricorrendo al reimpianto, di un oliveto o di un vigneto va aggiunto il danno per la mancata produzione per diversi anni Bisognerà quindi tener conto della sopravvivenza delle aziende professionali di quei territori che vivono della di agricoltura, La nostra Organizzazione – conclude - sarà a fianco delle imprese e collaborerà con le istituzioni, anche attraverso le strutture territoriali, per avviare la fase di rinascita di un territorio così profondamente ferito”.

"In questo momento di dolore, anche per la perdita di centinaia di ettari di foreste e di colture agrarie, non possiamo comunque sottrarci dal richiamare all’attenzione di tutti il concetto di gestione forestale attiva, che può essere attuata ridefinendo, con una seria politica forestale, i giusti confini degli aspetti conservativi e quelli produttivi. L'equilibrio degli ecosistemi forestali è tanto più vulnerabile quando di origine artificiale ed è proprio in questi casi che la pianificazione e l'attuazione dei programmi d’intervento devono trovare la loro efficacia in tempi certi e ben definiti dagli stadi evolutivi della foresta -interviene il Dott.

Agr. Marta Buffoni Presidente della Federazione Toscana degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali e dell’Ordine Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali delle province di Pisa Lucca e Massa Carrara- Sottovalutare le implicazioni insite al normale ciclo vitale e avvicendamento della foresta, dalla fase di impianto o stadio giovanile a quello adulto e maturo oltre la normale capacità di tenuta biologica, espone il bosco non solo all'azione perturbatrice delle sempre più frequenti calamita naturali eccezionali, ma anche e soprattutto all'azione antropica di carattere criminale. Occorre introdurre al più presto il concetto di foresta sicura e funzionale ai servizi ecosistemici e produttivi storici i quali possono essere ritenuti gli unici garanti della tanto auspicata resilienza".

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