Il Governo gialloverde si è arreso: chi farà la finanziaria?

Ceccarelli: "5,7 miliardi non spesi dal Ministero nel 2018: ecco una priorità per chiunque governerà". Quanto potrebbero aumentare le bollette annue di luce e gas dopo l'eventuale variazione dell'IVA

Nicola
Nicola Novelli
21 agosto 2019 16:52
Il Governo gialloverde si è arreso: chi farà la finanziaria?

FIRENZE- Tutto ciò che è accaduto era già scritto. Lega e M5S hanno svolto una politica di contrasto all'Ue e ai nostri maggiori partner economici. Il risultato è stato l'isolamento politico e relazionale. Il premier Conte è apparso come l'elemento moderatore tra le Lega e M5S, ma non è bastato. Ora qualcuno dirà che la colpa è dell'Ue, dei mercati, delle plutocrazie, dei massoni, di Soros, di Bildenberg.Un complotto. L'importante è che il popolo ci creda. Nel frattempo, tra tre giorni si riunisce il G7, il vertice dei ministri dell'economia delle sette nazioni economicamente più avanzate, tra cinque giorni occorre indicare un nominativo per il ruolo di Commissario europeo e il prossimo mese è necessario predisporre il Def, il documento economico che prelude al bilancio 2020.

 "Qualsiasi Governo nasca dovrà mettere tra le priorità le infrastrutture strategiche, facendo ripartire le opere bloccate. Perché proprio mentre l'esperienza del Governo gialloverde si concludeva, abbiamo appreso che il ministero delle Infrastrutture, nel 2018, non ha speso 5,7 miliardi di euro dei fondi in bilancio, il 60% della disponibilità di cassa. E' possibile che ci siamo stati dei problemi tecnici che nella realizzazione delle opere non mancano mai, ma nel complesso si tratta di dati clamorosi, anche se non ci sorprendono".

Lo dice l'assessore regionale ai trasporti Vincenzo Ceccarelli commentando la notizia emersa dal consuntivo finale del bilancio dello Stato, riguardo le risorse a disposizione del ministero delle Infrastrutture e Trasporti. "Si tratta di risorse – continua Ceccarelli – che per la maggior parte riguardavano infrastrutture pubbliche e logistica e sopratutto gli investimenti stradali dell'Anas. Mentre dunque molte opere e interventi necessari allo sviluppo della nostra regione sono ferme, il Ministero non ha neppure investito i fondi che ha a disposizione.

Allora ribadisco che Sottoattraversamento AV, Tirrenica, Due Mari e molte altre opere sono priorità per la Toscana. Da un anno giacciono sul tavolo del Ministero, siamo pronti a ricordarle a chiunque si insedierà".

"Prima viene sempre il territorio che mi onoro di rappresentare -afferma Giorgio Silli, deputato e coordinatore regionale toscano Cambiamo- Seguo con apprensione le evoluzioni della crisi: la mia azione politica, come risaputo da sempre, si iscrive in un centrodestra moderato e moderno. Qualora dovesse nascere un nuovo governo che al suo interno contiene le insegne del Pd io continuerò fieramente ad essere all’opposizione, conscio del fatto che non si possa e non si debba – anche in questo contesto mutevole - perdere di vista le esigenze del territorio in cui siamo stati eletti e che rappresentiamo.

Faccio appello anche a tutti i miei colleghi parlamentari del territorio per combattere con sempre maggior coraggio le battaglie per i costi delle imprese energivore del distretto, per il mantenimento a Prato del tribunale fallimentare, per dare dignità al palazzo di giustizia, per risolvere l’annosa questione dei rifiuti industriali, per migliorare la situazione insostenibile del carcere della Dogaia, per implementare le misure utili riportare il distretto industriale pratese ad essere competitivo, per continuare ad avere ben chiaro che al centro della nostra agenda politica deve esserci il lavoro ed il distretto. Belli i giochi di palazzo...ma poi c’è la realtà da affrontare ogni giorno e la nostra realtà oggi è tutt’altro che facile”.

Luce e gas: in caso di aumento IVA bollette alle stelle per il regime di maggior tutela

La crisi di governo evoca il fantasma dell'aumento dell'IVA. Se davvero l'imposta sul valore aggiunto salisse al 25,2% nel corso del 2020, a risentirne di più sarebbero gli utenti in regime di maggior tutela, con fatture della luce gonfiate del 9,39%. Prezzi maggiorati ma non di troppo invece, per i consumatori passati a un'offerta del mercato libero. L'ultimo studio SosTariffe.it ha simulato i rincari delle fatture luce e gas in caso di aumento della pressione impositiva. Con la caduta del governo e il rischio di elezioni anticipate, la possibilità che la legge di Bilancio venga approvata nei tempi previsti dalla legge diventa sempre più remota. Al tempo stesso si fa concreto invece lo spettro dell’aumento dell’IVA.

Per evitarlo servirebbero 23,1 miliardi solo per il 2020. Se non si innalzano altre imposte, non si taglia la spesa o incrementa il deficit, dall’1 gennaio l'aliquota ordinaria salirà dal 22 al 25,2% e quella ridotta dal 10 al 13%. Tutta ‘colpa’ delle cosiddette “clausole di salvaguardia” che stabiliscono l'incremento automatico di Iva e accise, in caso non si raggiungano determinati obiettivi di bilancio, in particolare quelli imposti dall’Ue. Di quanto aumenterebbero le bollette di luce e gas? L'ultimo studio SosTariffe.it ha simulato gli eventuali rincari delle utenze domestiche e quanto peserebbero sulle tasche delle famiglie, distinguendo tra chi è ancora in regime maggior tutela e chi nel frattempo è passato a un operatore del mercato libero.

In base ai risultati dell’indagine, a risentire di più dell'aumento dell'IVA sarebbero gli utenti in regime di maggior tutela. Sulle fratture residenziali della corrente elettrica a oggi si applica un'imposta valore aggiunto del 10%. Il prelievo fiscale, in caso di esercizio provvisorio, salirebbe al 13%. Lo studio SosTariffe.it ha preso in esame un utente-tipo con un consumo annuo di 2700 kWh, distribuiti per metà nella fascia F1 e per l'altra metà nelle fasce F2 e F3.

Ne è emerso che, se nel corso del 2019 il consumatore considerato aveva una spesa annua per la luce di 628,32 euro, con l'eventuale innalzamento IVA, nel corso dell’anno 2020 spenderebbe la bellezza di 687,30 euro (circa il 9,39% in più). Lo studio ha rilevato invece, che l'aumento del prelievo impositivo graverebbe meno su un consumatore del mercato libero. Un utente, con i medesimi consumi, il quale usufruisca di una fornitura di corrente elettrica ai prezzi del mercato libero, in media, con l’offerta più economica, spende all'anno 492, 48 euro.

Nel 2020, in caso di aumento dell'iva, ne spenderebbe invece 505,10 euro ("solo" il 2,56% in più).

Diversa la situazione per le bollette del gas, che contrariamente a quelle della luce, non risentirebbero tanto degli aumenti IVA. A oggi, lo ricordiamo, per un consumo di gas compreso entro i 480 metri cubi l'anno, l'IVA applicata alle fatture è pari al 10% e rischia di salire al 13%. Mentre invece, per consumi maggiori ai 480 metri cubi, imposta sul valore aggiunto applicata oggi è pari al 22%, e in caso d’incremento, salirebbe al 25,2%. Le tariffe attuali, per un consumatore tipo in regime di maggior tutela con un consumo annuo di 1400 metri cubi di gas, si traducono in bollette per 1067,24 euro annuali.

La cifra da spendere nel corso di un anno intero invece, in caso di aumento dell'IVA, salirebbe a 1091,92 (circa il 2,31% in più). Anche su un consumatore tipo che ha aderito a un’offerta del mercato libero con lo stesso fabbisogno di gas annuale, l'aumento dell'Iva non inciderebbe più di tanto. Se le bollette di un intero anno si aggirano ora sui 987, 87 euro, nel corso del 2020 schizzerebbero a 1009,37 (circa il 2,18% in più).

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