Il destino della città e l'uso degli edifici

L'inchiesta settimanale di Nove da Firenze si concentra sull'epocale cambio di destinazione d'uso degli immobili urbani

Nicola
Nicola Novelli
19 aprile 2015 22:09
Il destino della città e l'uso degli edifici

FIRENZE- E' in atto da decenni un epocale cambiamento delle funzioni urbane, che la crisi attuale ha solo accelerato. Nel centro di Firenze centinaia di edifici hanno visto cambiare le funzioni che contenevano da secoli, oppure le hanno perdute, senza ancora aver trovato alternative. E' un fenomeno in atto da alcuni decenni, ma che ora si manifesta come senza precedenti e probabilmente senza possibilità di ritorno al passato.

Va in crisi cioè un'idea funzionale di città che aveva caratterizzato il precedente millennio in Europa, come in Italia. Dalla nascita dei comuni medievali, con lo sviluppo del loro ruolo di hub commerciale delle comunicazioni e delle competenze intellettuali, le città hanno assunto quella fisionomia che noi abbiamo ereditato sino ad oggi. Ma di recente i progressi della logistica contemporanea e poi la rivoluzione digitale hanno messo in atto una trasformazione senza precedenti. In una città come Firenze, che mantiene ancora -almeno nella forma esteriore- la fisionomia urbanistica che il suo centro assunse in epoca rinascimentale, questo ha provocato conseguenze profonde e irreparabili. In particolare nella destinazione d'uso degli edifici, che non avevano mai perso valore e significato come in epoca recente.

Ormai nel centro fiorentino non si contano più gli edifici abbandonati, oppure che in tutto, o in parte non possono più svolgere quella funzione sociale per cui erano stati costruiti. Opifici artigianali vuoti, fondi commerciali dismessi, cinema chiusi per sempre e pure edifici con precedente funzione pubblica che non sappiamo più come destinare. Anche quelle arterie che da secoli svolgevano una funzione commerciale, pensiamo agli assi stradali romani di accesso alla città (via San Gallo, o via Senese, via Gibellina, o Guelfa) sono andati in crisi come luoghi vocati al commercio e tante saracinesche abbassate sembra che non possano riaprirsi più.

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In via delle Terme c'è un grosso immobile, che abbandonato negli anni '80 fu occupato da un collettivo di giovani. Negli anni '90 la forze di polizia lo restituirono alla proprietà con una operazione eclatante. Ma in facciata resta ancora qualche graffito che tradisce quell'epoca. Perché da allora, trascorsi vent'anni dall'occupazione l'immobile continua a rimanere inoccupato, in mediocri condizioni di conservazione, né la proprietà è stata capace di reimmetterlo sul mercato immobiliare.

Nei prossimi giorni il vecchio cinema Apollo riaprirà con destinazione d'uso mutata, trasformato in appartamenti, negozi e un ristorante. In molti criticheranno il nuovo utilizzo dell'edificio, lontano dall'originaria funzione culturale. Ma pochi sono in grado di ricordare che il cinema chiuse un pomeriggio di settembre di 30 anni fa per un allagamento causato da un temporale estivo (alla vigilia di un concerto rock che non ebbe mai luogo) e da allora non ha più riaperto. Per non parlare del cinema di via del Corso, in cui non molti fiorentini sono mai entrati, dato che la sua chiusura è ancora più antica.

Insomma -senza assumere un partito preso- è certo anacronistico restare attaccati a un'idea di città e di funzioni stabilite, che tanti pezzi di città non potranno mai più recuperare. Il mondo è in repentino cambiamento e questa trasformazione richiederebbe una riflessione e scelte di rilevanza altrettanto epocale, che non pare Firenze voglia mettere in atto. Inutile vincolare la destinazione d'uso commerciale dei fondi stradali, in strade del centro che quella funzione non recupereranno forse più. Pericoloso prendere decisioni urbanistiche legate allo spostamento di funzioni da un quartiere, o un edificio all'altro, senza prima stabilire anche quale destinazione si intende attribuire a al quartiere, o edificio, che intendiamo abbandonare. Serve una visione del futuro della città, che arriva alla destinazione d'uso dell'edificio dopo aver focalizzato il destino di una comunità e della città che occupa.

Questo Nove da Firenze intende raccontare per tutta la settimana grazie a esperti, che accompagneranno la nostra indagine con casi concreti ed emergenze da risolvere. Incontreremo gli architetti fiorentini, in prima linea su questi temi dopo la rinascita ordinistica di alcuni anni fa, e poi gli operatori immobiliari, gli amministratori pubblici, depositari di un patrimonio ingentissimo e utilizzato in modo non sempre efficiente (come quello in capo alla Chiesa Cattolica). Infine faremo due chiacchiere con gli occupanti abusivi, quegli abitanti invisibili, che ogni tanto riportano all'attenzione generale edifici fantasma di cui tutti ci eravamo dimenticati.

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