I Fondi di Coesione e il Piano Juncker

I Fondi Strutturali possono essere complementari?

Europe
Europe Direct Firenze
15 novembre 2016 15:18
I Fondi di Coesione e il Piano Juncker

Nelle ultime settimane è in corso un dibattito nell’Unione Europea sul futuro della Politica di Coesione Territoriale che esiste da metà degli anni ‘80. Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha preso posizione affermando che i fondi di coesione o Fondi Strutturali possono essere complementari al Piano Juncker.

Il “Piano Europeo di Investimenti Strategici” meglio noto come “Piano Juncker”, è un piano d’investimenti lanciato dal Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, annunciato nel “Programma di Lavoro 2015-2020” davanti al Parlamento Europeo nel luglio 2014 e presentato il 26 novembre dello stesso anno. Il fine è quello di rilanciare gli investimenti nell’Unione Europea che sono diminuiti durante gli anni della crisi iniziata nel 2008.Per la precisione l’obiettivo è di ottenere 315 miliardi di Euro, sia investimenti pubblici che privati, necessari per il rilancio dell’economia reale, che saranno investiti in alcuni settori tra cui PMI, Ricerca, Sviluppo e Innovazione ed Energia,.

Il principale strumento è il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (FEIS), istituito dal Regolamento 2015/1017.Il piano si pone anche di facilitare l’accesso a questi investimenti ad alcuni soggetti, in particolare alle PMI (dai 250 ai 3000 lavoratori dipendenti, destinatarie di 75 miliardi di Euro) e ai promotori dei progetti, attraverso il Portale di Progetti d’investimento Europei (PPIE) e il Polo Europeo di Consulenza per gli Investimenti (PECI). C’è inoltre l’intento di completare il Mercato Europeo sostenendo il progresso del Mercato Unico Digitale e il Mercato dell’Energia.Al fine di ottenere i 315 miliardi richiesti la Commissione ha stanziato solo 21 miliardi: 16 dal bilancio dell’UE, 5 dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI), la quale utilizzerà questa quota attraverso “un effetto leva” e un “effetto moltiplicatore”.Secondo un articolo de “La Stampa” a inizi giugno 2016, il Piano Juncker ha dato i suoi primi frutti con 42 miliardi e 580 milioni di Euro dai Governi attraverso le banche di 9 Stati Membri.

Sono anche pronti 64 progetti da finanziare in innovazione e infrastrutture e 185 accordi di finanziamento per le Piccole e Medie Imprese.In base a questi risultati, il Presidente Juncker ha annunciato un’estensione del Piano che vada oltreil 2018, con nuovi strumenti finanziari ancora in fase di sviluppo e la combinazione tra il FEIS e gli altri fondi comunitari esistenti. Inoltre, la Commissione vuole estendere il piano nei Paesi terzi in via di sviluppo, in particolare nelle aree più sfavorevoli, come zone di post-conflitto e per progetti legati all’immigrazione.

Il cosiddetto “Piano Juncker 2.0”, punta a un quasi raddoppio dei finanziamenti (550 miliardi), daottenere con la stessa logica dell’effetto moltiplicatore, considerato un punto critico dell’estensione del piano: infatti, Giuseppe Chellino del Sole 24 Ore, ha evidenziato che questo ampliamento raddoppierebbe gli obiettivi, ma non le risorse e il FEIS al momento dispone di 16,5 miliardi, mentre sono richiesti 33,5 miliardi (26 dal Bilancio UE, 7,5 dalla BEI) per arrivare a mezzo trilione di Euro (502,5 miliardi).Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha dichiarato, alla Conferenza delle Regioni Periferiche e Marittime (CRPM), che “occorre rilanciare i fondi di coesione come strumento complementare al Piano Juncker” sottolineando però che Juncker ha dimenticato di soffermarsi sulla politica di coesione, ritenendola una dimenticanza grave.Lo stesso Rossi ha dichiarato il suo sostegno a difendere i fondi strutturali da qualsiasi ridimensionamento, in quanto questi fondi sono nati per abbattere gli squilibri regionali e per correggere gli errori dell'Europa del mercato, sulla base dei principi di solidarietà, territorialità e integrazione socio-economica.

La stessa posizione l’ha confermata al Parlamento Europeo in qualità di vice-presidente della Conferenza delle Regioni marittime periferiche in rappresentanza di 150 Regioni Europee. Il Presidente della Toscana ha comunque sottolineato l’utilità del Piano della Commissione Europea, auspicando che anche le regioni, soprattutto quelle più deboli e periferiche, possano beneficiare degli investimenti.

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