Grandi Opere: 500 posti di lavoro bruciati a Firenze

​Non solo la corruzione ma anche la burocrazia, l'incertezza sulle regole, le opere incompiute e la discontinuità dei lavori hanno messo in ginocchio l'economia

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 marzo 2015 14:49
Grandi Opere: 500 posti di lavoro bruciati a Firenze

 Preoccupano molto la perdita di occupazione programmata, l'utilizzo pesante di ammortizzatori sociali e la mancanza di lavoro per le imprese locali.Cgil scende in piazza a Firenze: "La situazione è gravissima, oltre a continuare a raccogliere firme per una nuova legge sugli appalti, ci mobiliteremo per avere un tavolo di crisi del settore dell'edilizia a Firenze, e chiederemo di nuovo un incontro al Prefetto per proporre un protocollo della regolarità a partire dall'interno dei cantieri, perché come afferma la magistratura e come noi denunciamo da molto tempo, a fianco della corruzione è sempre alto il pericolo delle infiltrazione delle organizzazioni criminali".

"Se il cantiere del sotto-attraversamento ferroviario di Firenze e le relative opere di completamento fossero regolarmente attive avremmo almeno 250 lavoratori in meno in disoccupazione o cassa integrazione. Inoltre per i dipendenti già assunti per quest'opera negli ultimi due anni non ci sarebbe stata la CIG (per 40 lavoratori diretti e altrettanti delle imprese in subappalto) e la successiva messa in mobilità di 20 lavoratori diretti. Il numero di posti di lavoro in più a Firenze arriverebbe circa a 500 se tutti i cantieri delle grandi opere fossero a regime" sono gli operai del settore edile di Firenze che esausti, urlano "Basta".

"Se sommiamo - spiega Fillea Cgil - i posti di lavoro che avremmo in più, se ci fossero investimenti per le opere più piccole, ma altrettanto necessarie, quali quelle per il rischio idrogeologico, messa in sicurezza delle scuole, restauro dei beni artistici (piccole opere che non vedono investimenti anche perché le risorse sono dragate dalle grandi opere incompiute), potremmo avere almeno 1.000 posti di lavoro in più, un significativo contrappeso alla crisi delle imprese locali, che ha portato alla riduzione di oltre il 35% degli occupati".La magistratura descrive la situazione come “uno scenario devastante di corruzione sistemica nella gestione delle grandi opere”.

"Noi vogliamo sottolineare quanto questo scenario pesa sulla vita dei lavoratori e delle imprese corrette; quanto non aver riformato questo sistema di gestione delle grandi opere sia un ulteriore colpo mortale verso l'edilizia colpita drammaticamente dalla crisi. Vorremmo poter parlare invece di città e regione moderna, europea, ma il blocco del piano dell'ammodernamento del trasporto metropolitano e regionale, di fatto spalmato in “ere” decennali, è solo una vergogna. Il Sindaco della città metropolitana ha ragione a lamentarsi dello stallo dei cantieri, ma chiediamo che richieda con forza al Governo di dichiarare lo stato di crisi dell'intero settore, e di fare velocemente le riforme su appalti, corruzione, gestione trasparente delle opere pubbliche".   

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