Gli stranieri in Toscana: 430.000 con 20.000 richiedenti asilo e 37.000 imprenditori

Un nuovo mediatore interculturale per quelli presenti in regione. Il Consigliere Paolo Marcheschi (Fdi): “Rossi statalizza l’accoglienza, trasformando la Toscana in un “migrant-hotel””

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 novembre 2018 19:48
Gli stranieri in Toscana: 430.000 con 20.000 richiedenti asilo e 37.000 imprenditori

FIRENZE– Sono poco più di 430.000 i cittadini stranieri presenti in Toscana, mentre i richiedenti asilo e rifugiati sono circa 20.000, ovvero il 3 per mille dell'intera popolazione residente. Sono queste alcune delle cifre su presenza e ruolo degli stranieri nella nostra regione rese note questa mattina nel corso del convegno che si è svolto presso la Facoltà di architettura e nel complesso delle Murate a Firenze, organizzato da Regione e Anci Toscana e dedicato a "Mediazione interculturale e cittadini migranti: una nuova figura professionale per una società in trasformazione". Se i 20.000 nuovi arrivati rappresentano soltanto il 3 per mille dell'intera popolazione, sono 90.000 gli stranieri che lavorano in aziende attive in Toscana.

E oltre 30.000 sono quelli che si sono rivolti ad uno dei numerosi Centri per l'impiego, nell'intento di trovare un lavoro. I datori di lavoro non italiani in Toscana sono almeno 37.000. Tante sono infatti le aziende attive in regione che hanno uno straniero o come titolare. Sul fronte dell'utilizzo dei servizi, 55.000 bambini e giovani frequentano le scuole toscane di ogni ordine e grado e sono oltre 33.000 ogni anno gli stranieri che fanno ricorso alle strutture del servizio sanitario regionale. Si calcola poi che i lavoratori domestici stranieri (colf, badanti, ecc.) siano circa 57.000. Sono alcune delle cifre contenute nel "Libro bianco sull'accoglienza" edito dalla Regione Toscana.

Una nuova figura professionale, legalmente riconosciuta, con una qualifica valida a livello nazionale e non più soltanto regionale: è il mediatore interculturale, chiamato a "fare da ponte" tra le decine di migliaia di cittadini stranieri presenti in Toscana e la realtà di tutti i giorni, a partire dalla scuola, per arrivare ai servizi per l'impiego, a quelli sanitari e ad altri. Il nuovo soggetto è stato al centro di un affollatissimo convegno, organizzato dalla Regione e da Anci Toscana, rappresentata dal direttore Simone Gheri, che si è tenuto questa mattina nell'auditoriuum della Facoltà di Architettura in piazza Ghiberti a Firenze. Una iniziativa apparentemente paradossale, l'ha definita l'assessore regionale all'immigrazione, Vittorio Bugli, nel suo intervento introduttivo.

"Siamo infatti bombardati – ha spiegato Bugli – da una rappresentazione che dipinge la presenza degli stranieri come il problema più grosso che abbiamo. Non è così. Pensate infatti cosa accadrebbe se improvvisamente gli stranieri lasciassero la Toscana. Riusciremmo a sopravvivere in una realtà che invecchia sempre di più e in cui il 25% della popolazione ha più di 65 anni?" Bugli ha invitato quindi a governare, senza sottovalutazioni, ma serenamente, questa presenza, visto che "non possiamo aver paura di chi vive e lavora in Toscana" e che "i 20.000 richiedenti asilo rappresentano il 3 per mille dell'intera popolazione regionale". "Siamo qui – ha aggiunto – per affermare che lavorare in questo sistema complesso è possibile e sono convinto che se riusciremo a costruire dei percorsi di serenità, le cose si sistemeranno, nonostante il brutto clima che si sta alimentando nel Paese.

Per questo la Regione prevede un rafforzamento dei servizi di mediazione culturale, la messa a sistema dei vari servizi offerti e un aumento delle risorse economiche dedicate a queste politiche".

Tra queste, come ha spiegato l'assessore regionale al lavoro e alla formazione professionale, Cristina Grieco, figura quella che si basa appunto sulla formazione di questi nuovi soggetti. "Anche se questo clima – ha detto Cristina Grieco – non si adatta al DNA della Regione Toscana, che è accogliente e aperta, stiamo cercando di definire un sistema di apprendimento permanente, capace di intercettare i bisogni dei tanti bambini stranieri che frequentano le nostre scuole e degli adulti stranieri, così da applicare l'articolo 3 della Costituzione.

La nuova figura del mediatore interculturale, riconosciuta a livello nazionale, sarà l'anello di congiunzione con i servizi scolastici e con quelli del lavoro. Non un semplice traduttore, ma un professionista in grado di mediare e mettere ogni volta in relazione due culture. Per questo quello di oggi è un traguardo importante di un lavoro che come Regioni abbiamo condotto da tempo, ma è anche l'inizio di un percorso di valorizzazione di una figura che intendiamo mettere al centro del nostro sistema di accoglienza".

Dopo aver dato la casa alle famiglie rom, dopo aver concesso un edificio dell’Asl agli immigrati di Vicofaro, adesso si richiede una nuova figura di mediatore interculturale. Il Presidente Rossi prosegue nelle sue priorità: prima gli immigrati, poi i toscani. Statalizza l’accoglienza indiscriminata cercando, con i soldi pubblici, di trasformare la Toscana in un “migrant-hotel”. Ma da tempo ha perso contatto con una realtà fatta di famiglie in grave crisi economica, di un alto livello di disoccupati, soprattutto giovani, di infrastrutture decadenti, di un territorio che necessita di un rilancio economico e di immagine.

Disinteressandosi, nel frattempo, dei cittadini che reclamano maggiore sicurezza. Noi siamo per le regole e per i toscani.”. Questo il commento del Consigliere regionale Paolo Marcheschi in relazione al convegno organizzato da Regione Toscana e Anci su una nuova figura di mediatore interculturale.

In evidenza