Gino Bartali, 20 anni fa l'addio a un Campione totale: Uomo e Ciclista

Immenso valore sia agonistico (era l'antagonista principale del mitico Fausto Coppi) che umano (non voleva che si sapesse ma durante la seconda guerra mondiale salvò la vita a moltissimi ebrei), lasciò un vuoto immenso nella città di Firenze e in tutta l'Italia (non solo dello sport). Ecco come Palazzo Vecchio lo ricordò appena dopo la notizia della morte. Oggi l'omaggio del Comune alla tomba

Antonio
Antonio Patruno
05 maggio 2020 11:31
Gino Bartali, 20 anni fa l'addio a un Campione totale: Uomo e Ciclista
ph courtesy FB A. Brasca

Venerdì 5 maggio 2000, esattamente 20 anni fa, morì a 86 anni (era nato il 18 luglio 1914) Gino Bartali, senza dubbio lo sportivo più importante partorito dalla città di Firenze. Non solo per il suo immenso valore agonistico, che lo portò a gareggiare e spesso a vincere al cospetto di un campionissimo come Fausto Coppi, ma anche e forse soprattutto per il suo valore umano. Lui non voleva che se ne parlasse ("perché il bene si fa ma non si dice") ma durante la seconda guerra mondiale grazie al suo ruolo sociale di ciclista gloria dell'Italia salvò dall'olocausto moltissimi ebrei fiorentini e non solo. Per questo il Popolo ebreo lo dichiarò nel 2013 "Giusto tra le Nazioni". E all'inizio di quest'anno la Camera dei Deputati gli ha dedicato una mostra speciale, incentrata sull'aspetto umano.

Il nome di Bartali è indissolubilmente legato a una frazione della città, nel Quartiere 3, Ponte a Ema (che - curiosità - quando nacque Bartali, nel 1914, era sotto il Comune del Galluzzo poi soppresso dal fascismo), dove si trova il Museo del Ciclismo a lui intitolato. Andando a scorrere le cronache dell'epoca, vediamo che subito appena morto Ginettaccio le istituzioni si mossero per dare vita a questo museo.

Alberto Brasca, allora presidente del Consiglio Comunale di Firenze, disse: «Va presto realizzato il museo al quale Gino teneva molto, lui era un grande campione del ciclismo e della vita sociale. Purtroppo Bartali è stato profeta perché anche a me personalmente ha più volte ripetuto “questo museo lo farete dopo che sono morto”. Questo museo va assolutamente fatto».

L'allora sindaco Leonardo Domenici disse: "La scomparsa di Gino Bartali mi addolora e mi rattrista profondamente. Per i fiorentini parlare di Bartali significa pensare ad una ‘leggenda’. Non riesco a immaginare che una figura come “Ginettaccio” non sia più con noi. Senza voler fare del campanilismo a tutti i costi è però inutile negare che il suo nome evoca sensazioni, sentimenti, fatti ed eventi che vanno oltre lo sport. Basti pensare che la sua vittoria al Tour de France del 1948 secondo molti commentatori, contribuì a evitare una vera e propria sommossa popolare per l’attentato a Palmiro Togliatti.

Poi le mitiche sfide con l’amico-rivale Fausto Coppi. Di Bartali si ricordano le sue grandi vittorie: 3 giri d’Italia, 2 Tour de France, 4 Milano-Sanremo, 4 campionati italiani e l’elenco sarebbe lunghissimo. Da qualche tempo abbiamo confermato l’impegno dell’Amministrazione Comunale per il museo in suo onore dove saranno raccolti gli oggetti più significativi della carriera del campione: biciclette, maglie, coppe, trofei, foto e ritagli di giornale. Un atto doveroso della città di Firenze per uno dei suoi più grandi campioni.

Un’anteprima molto parziale, ma che rende ampiamente l’idea, l’ho potuta toccare con mano nel luglio scorso. Da poco ero stato eletto sindaco di Firenze e fui invitato, nella sede del Quartiere 3, alla festa per l’85° compleanno di Bartali. In quell’occasione mi resi ancora più conto del grande entusiasmo della gente attorno a quest’uomo. Del suo grande carisma, della sua grande vitalità e della sua immancabile lingua tagliente, che lo hanno reso famoso in Italia e fuori. Alla famiglia desidero esprimere il cordoglio della città di Firenze e mio personale".

L'allora assessore allo sport del Comune di Firenze Eugenio Giani, attualmente presidente del Consiglio regionale, disse: "Con profonda costernazione e rammarico apprendo che è venuto a mancare Gino Bartali, un uomo che costituiva per i fiorentini l’emblema della storia sportiva di questo secolo. Una persona di grandi qualità umane oltrechè sportive. Un atleta che ha identificato i propri successi con situazioni delicate della storia del nostro Paese. Basti pensare che col suo trionfo al Tour de France riuscì a placare il clima in Italia a seguito dell’attentato a Palmiro Togliatti.

Accanto a questo mi preme sottolineare l’attaccamento a Firenze e al quartiere di Ponte a Ema dove Bartali era nato. Proprio lì sorgerà il museo della storia del ciclismo e della bicicletta che porterà il suo nome. Il regalo più bello che potremo fare nel ricordarlo è il collocamento della prima pietra e la successiva inaugurazione del museo che pensiamo possa essere possibile entro la fine del prossimo anno. A nome mio personale e dell’Amministrazione Comunale esprimo tutto il cordoglio alla famiglia per questa dolorosa perdita che ci rattrista sia come sportivi che come cittadini di Firenze".

Massimo Mattei, vicecapogruppo dei Ds chiese che «senza far passare troppo tempo una strada di Firenze venga intitolata ad uno dei più grandi ciclisti della storia di questo meraviglioso sport. La notizia della morte di Bartali giunge in un momento particolarmente difficile per questo sport minato dal doping e da ombre che lo allontanano sempre di più dalla sana passione sportiva. Bartali era un’altra cosa: era ancora lo sport romantico, la fatica vera e dura e la lealtà sportiva».

Graziano Grazzini, Vice Presidente della Commissione sport, disse: «Le grandi doti umane prima ancora che sportive di Bartali hanno segnato Firenze di cui il mitico “Ginettaccio” è stato ambasciatore. Gli siamo grati con la consapevolezza che Firenze ed il mondo hanno urgente necessità di uomini come lui».

Il consigliere di Forza Italia Massimo Pieri propose di istituire un premio speciale alla sua memoria da abbinare al Giro d’Italia. «Si potrebbe addirittura premiare con una maglia intitolata a Bartali, il ciclista più “combattivo” del Giro, per ricordare lo spirito del “Ginettaccio”».

Il capogruppo del Ccd Federico Tondi propose di intitolare a Bartali il Velodromo do Firenze e disse: «Con la scomparsa di questo grande campione se ne va anche un pezzo di storia italiana, non solo sportiva ma anche politica. La vittoria al Tour de France del 1948 è da tutti unanimemente ricordata come l’avvenimento che salvò l’Italia dalla guerra civile». 

Luca Pettini, dei Comunisti Italiani, disse: «Sono addolorato per la scomparsa di questo grande personaggio che ha rappresentato uno sport in un momento in cui il ciclismo era la passione di un intero paese e soprattutto delle classi popolari».

Gaia Checcucci, consigliera di Alleanza Nazionale, disse: «Oltre ad essere stato un modello per tutto lo sport Bartali è stato anche un esempio di “fiorentinità. Al di là di tutte le iniziative che saranno realizzate da subito sarebbe giusto dare un sostegno al museo che porta il suo nome». 

Infine il capogruppo di Rinnovamento Italiano Vittorio Foti: «La figura di Gino Bartali e quello che ha rappresentato per Firenze dovrà essere ricordata in un apposito consiglio comunale, senza retorica, come avrebbe voluto del resto “Ginettaccio”. Il Comune di Firenze premi con una medaglia il vincitore della tappa del Giro d’Italia che passerà in Toscana».

E oggi 5 maggio 2020 il Comune ha nuovamente reso omaggio a Gino Bartali. Questa mattina, al cimitero di Ponte a Ema, c'è stata la commemorazione alla quale hanno partecipato gli assessori Cosimo Guccione e Alessandro Martini, la presidente del Quartiere 3 Serena Perini, Maurizio Bresci, presidente dell’Associazione Amici del Museo dei Ciclismo dedicato al grande ciclista, e Don Antonio parroco di Ponte a Ema. “Lui è uno degli italiani a cui dobbiamo guardare in questo momento così tragico per il nostro Paese - ha detto l'assessore allo sport Guccione - Bartali sapeva che nella vita e nello sport, tanto più uno sport come il suo, nessuno ti regala nulla, tutto quello che puoi vincere te lo devi guadagnare col sudore, la fatica, il lavoro, la determinazione.

A lui va il nostro ennesimo grazie. E un impegno: affrontare con serietá, provando a imitare il suo coraggio e la sua dignità, questa prova così dolorosa che la storia ci ha consegnato”.“È stata una cerimonia semplice, anche per le misure di contenimento del Covid-19 ancora in vigore nella fase 2, ma davvero sentita - ha dichiarato l'assessore alla cultura della memoria Martini - Bartali è qualcosa di più di uno dei grandi del ciclismo italiano. Rappresenta ancora oggi un esempio di impegno civile e di spirito solidale con gli altri, in particolare modo con chi è in difficoltà.

Basta citare il suo contributo per la salvezza di tanti ebrei durante l’occupazione nazi-fascista. Per questo ricordarlo nel giorno della sua morte è un modo per far memoria della sua vita e delle sue azioni e, magari, per farlo scoprire ai più giovani”.“Abbiamo ricordato, nel ventennale della morte, Gino Bartali. Un fiorentino del Quartiere 3 – ha sottolineato la presidente Serena Perini – e che si è distinto non solo come grande campione di ciclismo, che ha portato in alto il nome di Firenze, ma anche come grande campione d’umanità.

Giusto fra le Nazioni che, rischiando la vita, salvò oltre 800 ebrei”.

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