Puntuale come ogni anno, insieme al Primo maggio festa dei lavoratori, arriva la polemica sui siti museali che resteranno chiusi, in primis la Galleria degli Uffizi. Si torna a parlare della chiusura dei più visitati musei dell’ex-Polo Fiorentino il prossimo 1° maggio a causa della presa di posizione di alcune sigle sindacali (che peraltro avevano sottoscritto l’accordo del 14 aprile 2015).
In tutt’Italia i musei, le aree archeologiche e i luoghi della cultura vengono aperti con progetti finanziati dal Ministero, basati su accordi sottoscritti con le parti sociali. La Direzione dell’ex-Polo Museale Fiorentino ha provveduto fin dal 16 marzo a diffondere un interpello a tutti i musei per individuare il personale disponibile. Nonostante siano pervenute adesioni in numero esiguo, l’ex-Polo Museale Fiorentino e il Polo Museale Regionale della Toscana sono riusciti a garantire l’apertura dei seguenti musei nella giornata del 1° maggio: il Museo Nazionale del Bargello, il Museo di Palazzo Davanzati, il Giardino di Boboli, il Museo degli Argenti, la Galleria del Costume, la Villa medicea di Poggio a Caiano, la Villa medicea della Petraia, la Villa medicea di Cerreto Guidi e il Cenacolo di Andrea Del Sarto. Il 23 aprile 2015 è stato riproposto l’interpello allargandolo a tutte le istituzioni Mibact cittadine con un’azione volta a sensibilizzare il personale ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di apertura della Galleria degli Uffizi.
L’adesione è su base volontaria e per l’apertura del museo sono richieste 45 unità per turno (su due turni) e che deve essere garantita la presenza di 15 addetti alla vigilanza i quali operino stabilmente nella Galleria degli Uffizi al fine di garantire la sicurezza delle opere e dei visitatori.
"Scelta sbagliata -secondo la Cisl Fp- l’Amministrazione aveva il dovere di programmare come gestire la situazione in modo da rendere fruibile un luogo di tale importanza e valore. Invece, come ogni anno, non si è mossa come avrebbe dovuto. È giusto chiarirlo a chi, turista o cittadino, lamenterà giustamente l’impossibilità di godere di una parte così importante del nostro patrimonio artistico, nonché i mancati introiti che ne conseguiranno per il sistema museale della città e del Paese".