Gabriele D'Annunzio e l'idillio sul Garda con Maria Lombardi

Edito per i prestigiosi tipi di Olschki, il volume d’inediti epistolari del Vate d’Italia, curato dallo studioso Filippo Caburlotto. 78 pp, 16 Euro.

05 aprile 2016 16:21
Gabriele D'Annunzio e l'idillio sul Garda con Maria Lombardi

FIRENZE - La fama di Gabriele D’Annunzio quale indomito conquistatore di cuori femminili è nota a tutti, quanto lo sterminato elenco di donne che a lui si legarono, attratte se non proprio dall’aspetto fisico, almeno dal tratto signorile, dall’eleganza dei modi e del vestire, e dall’innegabile talento letterario, del quale si serviva anche per la corrispondenza sentimentale. A quella già nota, si è aggiunta quella con Maria Bellini Gritti in Lombardi, riportato alla luce da Filippo Caburlotto, e che intercorse fra i due negli anni dal 1922 al 1936, anni difficili per l’Italia e lo stesso D’Annunzio, alle prese con una “ridefinizione” del personaggio dopo la sfortunata impresa di Fiume.

Rinvenuto nell’archivio privato degli eredi Lombardi, il prezioso carteggio è stato riordinato e diligentemente annotato da Filippo Caburlotto, nel volume Gabriele D’Annunzio. Inediti 1922-1936. Carteggi con Maria Lombardi e altri scritti. Un lavoro lungo, paziente, scrupoloso, preceduto anche da altri studi su D’Annunzio, che la prefazione di Pietro Gibellini introduce al lettore nei suoi particolari, sintetizzando il carattere biografico del libro, e lasciandone immaginare i risvolti umani della figura del Vate.

L’introduzione dell’autore, oltre a fornire un’esauriente biografia della Lombardi, sviscera le tematiche di questo carteggio, fra cui spiccano l’esoterismo e continui riferimenti, in pieno stile decadente, alla vecchiaia e alla morte. Se D’Annunzio seppe sfidare quest’ultima durante la Grande Guerra, paventava però la prima, e essa il decadimento erotico che l’accompagna. Non casualmente, proprio in questo anni il Vate si dedica alla stesura del Libro segreto, nelle cui pagine rievoca la giovinezza.

Il volume curato da Caburlotto costituisce un importante contributo alla ricostruzione dell’avventurosa biografia di Gabriele D’Annunzio, poeta, romanziere, soldato, tombeur de femmes, a suo modo uomo politico e pensatore, che in queste lettere ci appare affascinato dall’occultismo, praticato dalla stessa Lombardi. L’idillio nacque sulle acque del Lago di Garda, precisamente a Gardone, dove il Vate possedeva sontuosa dimora, il Vittoriale appunto, mentre Maria Bellini Gritti in Lombardi vi si recava al seguito del marito, che qui svolgeva la professione di albergatore. Figura all’apparenza non particolarmente degna di nota, la Lombardi, al di là della discreta bellezza che la caratterizzava, non fosse per il fatto che la donna esercitava come medium, pranoterapeuta e guaritrice sciamanica.

Caratteristiche che non sfuggirono all’ardimentoso Vate, affascinato certamente dalla bellezza, ma anche dall’esoterismo, da quelle “attività per iniziati”, che gli davano viepiù la sensazione di esiliarsi dalla volgarità della folla, per rinchiudersi in un modo esclusivo, frequentato da pochi raffinati. Sullo sfondo del carteggio, compaiono anche Franco Lombardi, figlio di Maria, l’amica Luisa Baccara, la prima moglie di D’Annunzio Maria Hardouin, e altre figure della buona società che frequentava il Lago di Garda. Un capitolo è dedicato anche a documenti non databili, ma sempre legati agli scambi epistolari fra D’Annunzio e la Lombardi.

Leggendo questo carteggio, colpisce lo stile di D’Annunzio in quel suo avvicinare arte e vita, con quella fervida immaginazione che lo fa avvicinare a qualunque cosa nasconda anche solo un po’ di azione e di mistero. Le avventure galanti ben si prestano a queste circostanze, e forse è anche per questo che ne ebbe tante. Indubbiamente raffinata, la relazione con questa giovane donna della buona borghesia, attratta da D’Annunzio in quanto poeta ed eroe, come testimonia l’appellativo con cui spesso si rivolge a lui: Comandante, in memoria delle imprese compiute al fronte e a Fiume. Dalle lettere, emerge il D’Annunzio che vive nello splendido isolamento del lago, circondato da ogni sorta di raffinatezza di cui ha riempito il Vittoriale, mentre attende al compimento di opere in un certo senso testamentarie, come appunto il Libro segreto.

A completare il volume, il diario della Lombardi, cui D’Annunzio affettuosamente aveva dato il soprannome di Mariaska, dal vago sapore esotico, com’era nello stile del Poeta, al quale la banalità andava stretta. Trenta frammenti riuniti sotto il titolo di Ariel vero, un titolo che fa presumere ambizioni di pubblicazione, ma che comunque restituiscono un intenso ritratto del Vate (soprannominato Ariel, appunto), raccontando le raffinatezze estetiche che utilizzava in casa, gli spaccati di vita a Gardone, gli slanci di generosità, fino al momento del trapasso, avvenuto senza pose, in maniera semplice, quasi “francescana”. Come spiega il titolo, si vuole scrivere la verità su D’Annunzio, al di fuori delle fantasie delle cronache giornalistiche dell’epoca.

In appendice, un’interessante scelta di alcune ricette gastronomiche di alcuni piatti molto amati da D’Annunzio, quali le scaloppine al Marsala, e le Lingue di Gatto del Vittoriale, o le Pizzelle del Vittoriale. Piccoli lampi di luce sulle abitudini del Vate, uomo immaginoso anche in fatto di piccoli particolari, cui piaceva ovunque o quasi, lasciare la sua personale impronta.

Infine, impreziosiscono il volume, le riproduzioni di alcune delle epistole, dai manoscritti originali di D’Annunzio, e una piccola ma suggestiva raccolta di fotografie del Vate assieme a membri della famiglia Lombardi.

Un carteggio da leggere con attenzione, che fa luce sul D’Annunzio della maturità, che intravede i primi segnali della sua decadenza fisica, e sente il peso di una vita avventurosa che si svolge principalmente attraverso i ricordi, sia per mutata epoca storica, sia perché anche per lui, il tempo è passato. Si scopre quindi un D’Annunzio raffinato, ma su toni più pacati, quasi cercasse un sollievo allo scorrere del tempo, una distrazione agli affanni del corpo. La relazione con Maria Lombardi si sviluppa anche su queste corde, e per tale ragione ci permette di apprezzare il Vate mentre, fra le righe, dialoga con se stesso, lontano dalle pose riservate alle masse acclamanti.

Niccolò Lucarelli

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