Firenze vende alloggi, ma per la Regione è edilizia pubblica

Fattori: “Regione conferma che è patrimonio ERP. Il Comune di Firenze viola la legge regionale ai danni di chi è in lista per una casa popolare”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 luglio 2017 18:34
Firenze vende alloggi, ma per la Regione è edilizia pubblica

Il Comune di Firenze “è intenzionato a vendere in blocco sessanta immobili di sua proprietà, per lo più collegati nel centro storico”, alla società Invimit (Investimenti immobiliari italiani S.p.A.), società il cui capitale è interamente detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il gruppo Sì-Toscana a sinistra ha presentato una interrogazione alla Giunta regionale per conoscere se i finanziamenti concessi per l’edilizia residenziale pubblica “non vincolino di fatto questi immobili al patrimonio Erp non alienabile”, se le procedure attuate dal Comune di Firenze siano in conflitto con le leggi regionali e se la Giunta non ritenga “comunque, che la totalità di questi immobili andrebbe destinata a funzione sociale”.

È stato l’assessore regionale Vincenzo Ceccarelli a rispondere in Aula all’interrogazione dei consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti. “Gli immobili sono senz’altro ascrivibili al patrimonio Erp”, ha spiegato Ceccarelli, facendo riferimento alla normativa regionale, in particolare alla legge 96 del 1996. Attualmente, “non risulta pervenuta agli uffici regionali alcuna richiesta nel senso indicato dalla normativa vigente”.

Quando sarà in possesso di maggiori elementi, la Giunta potrà verificare se le procedure messe in atto “possano confliggere” con la normativa, la quale prevede anche, ha ricordato l’assessore, che la stessa Giunta regionale possa autorizzare per determinati alloggi “l’esclusione dall’applicazione della legge, se le loro caratteristiche o destinazione non si prestino alle finalità sociali proprie dell’edilizia residenziale pubblica”.

La Regione attende “elementi di maggior dettaglio”, per verificare “se le procedure attuate possano configgere con quanto previsto dalla normativa”, ha aggiunto Ceccarelli. Quanto alla valutazione richiesta dagli interroganti in merito alla destinazione degli immobili a funzione sociale, al momento, ha risposto l’assessore, “non si ritiene di dover fornire alcune considerazione in merito a scelte che afferiscono alla legittima sfera di competenza di altra amministrazione. Quando saremo coinvolti, magari capiremo come eventualmente saranno utilizzate queste risorse: potrebbero anche essere indirizzate alla realizzazione di nuovi alloggi”.

“Stiamo parlando della vendita di quelle che sono fra le ultime case popolari rimaste nel centro di Firenze. In altri termini, l’alienazione ad Invimit dei 13 immobili di via de’ Pepi è il compimento dell’inesorabile ‘gentrificazione’ del centro della città, da cui sono stati espulsi i normali cittadini per lasciare il posto alla rendita, alla speculazione e al turismo. Questo è un progetto di città che viene perseguito ad ogni costo, anche aggirando le norme regionali”, afferma il capogruppo di Sì Toscana a Sinistra in Consiglio regionale.“La notizia è chiara e il dato oggettivo incontrovertibile.

Se la direzione patrimonio del Comune di Firenze ha affermato che questi immobili sarebbero ‘beni alienabili non riconducibili a Edilizia Residenziale Pubblica (ERP)’, l’assessore regionale Ceccarelli, nel rispondere alla nostra interrogazione, ha inequivocabilmente chiarito che invece gli immobili in questione ‘sono senz’altro ascrivibili al patrimonio ERP’. Si tratta di case popolari che hanno goduto di finanziamenti per l’edilizia pubblica e che sono stati utilizzati con questa finalità per almeno trent’anni, ospitando assegnatari ERP”.“Se ne deduce che questi immobili non possono affatto essere venduti nella maniera in cui il Comune si appresta a venderli e che anche le procedure utilizzate dal Comune di Firenze per liberare gli alloggi violano le norme regionali.

Siccome le persone spostate da via dei Pepi sono state ricollocate in alloggi popolari in viale Giannotti, se ne ricava che questi appartamenti ERP sono stati a loro volta sottratti, in un gioco delle tre carte, alle famiglie che erano da tempo in graduatoria, in attesa dell’assegnazione di una casa popolare. Classificando gli appartamenti di via de’ Pepi come immobili di edilizia ordinaria, il Comune cerca anche di far sparire automaticamente l’obbligo a reinvestire i soldi ricavati dalla vendita in edilizia popolare residenziale, dato che i soldi potranno finire nel bilancio senza vincoli di sorta per il loro utilizzo” conclude il consigliere.

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