Firenze: sciopero e manifestazione dei lavoratori della Guess in centro

Allarme dei sindacati sul sistema moda locale. Zacchei: “Braccialini, Cavalli, grandi marchi che lasciano Firenze. Serve un’azione comune con le istituzioni per riportare investitori.”

Redazione Nove da Firenze
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30 marzo 2016 22:43
Firenze: sciopero e manifestazione dei lavoratori della Guess in centro

Firenze, 30-3-2016 - Stamani i lavoratori della Guess hanno scioperato in maniera compatta e manifestato per le vie del centro di Firenze contro l'ipotesi di trasferimento delle principali funzioni dell'azienda in Svizzera (circa 90 posti di lavoro a rischio). Al loro fianco hanno manifestato tanti altri lavoratori e delegati delle aziende del territorio, e semplici cittadini che hanno voluto portare la loro solidarietà. Alla conclusione del corteo c'è stata un'azione dimostrativa: è stata inscenata una sfilata al termine della quale lavoratrici e lavoratori si sono tolti gli abiti firmati Guess e li hanno appesi lungo il Ponte Santa Trinita con lo striscione “Firenze si sveste”.

Con questa azione i lavoratori hanno voluto denunciare la progressiva perdita di professionalità, creatività, manualità che la città di Firenze sta subendo, in particolare nel settore moda, uno dei simboli della nostra manifattura. Alcuni parlamentari locali hanno preso contatti col sindacato, in vista di effettuare interrogazioni parlamentari sulla vertenza. Dalla Rsu è stata inoltre inviata una lettera al ministero dello Sviluppo economico per metterlo a conoscenza della situazione. Il primo aprile ci sarà un incontro azienda-sindacato. 

“Se da una parte - spiegano Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil Firenze - denunciamo una mancanza di investimenti (vedi vertenze Ida, Sims, Seves), dall'altra assistiamo ad un vero e proprio processo di ristrutturazione industriale del sistema moda. Le vertenze Cavalli, Braccialini, Allegri, Guess e molte altre si affiancano ad un processo di reshoring (rientro di produzioni prima fatte all'estero). Questo doppia faccia del processo di riorganizzazione si realizza perché le aziende hanno un assetto proprietario sempre meno legato a imprenditori del territorio e il valore aggiunto dell'identificazione tra marchio delle griffes e il marchio 'Firenze' risulta meno percepito dal mercato, mentre per investire nel territorio risulta più importante la qualità dei processi industriali dei nostri poli produttivi e delle nostre filiere di produzione.

Ma i grandi processi di ristrutturazione industriale vanno governati come un evento complessivo del territorio altrimenti gli esiti risultano la somma di singole strategie aziendali che vanno a minare la capacità competitiva e la qualità del lavoro espressa dal nostro territorio”. “Chiediamo quindi alle Istituzioni - proseguono i sindacati - non solo di affrontare insieme alle forze sociali la soluzione delle singole vertenze tutelando i lavoratori, ma anche di attivare tutti gli strumenti di politica industriale che qualifichino il nostro sistema produttivo come, ad esempio, un processo di tracciabilità delle filiere che valorizzi e rafforzi la legalità dei nostri poli produttivi e un progetto organico di formazione delle figure professionali del settore per evitare che il reshoring si esaurisca nel fatto che una grossa azienda assuma l'artigiano di una piccola azienda senza immettere nuovo sapere e nuovo lavoro sul nostro territorio.

Infine chiediamo al sistema delle imprese non solo investimenti ma anche capacità di costruire un approccio organico alla riorganizzazione del sistema produttivo che riproduca sapere e lavoro di qualità come elemento distintivo del nostro territorio”.

“Siamo molto preoccupati perché il distretto fiorentino della moda, dopo anni di espansione, si sta impoverendo di aziende disposte a investire.”E’ l’allarme lanciato stamani da Mirko Zacchei, della Femca-Cisl Firenze-Prato, che ha partecipato stamani alla manifestazione in centro a Firenze dei lavoratori della Guess.“Le vicende Braccialini, Cavalli e ora Guess, senza contare le realtà minori e meno note, pur con le loro differenze, hanno in comune questo dato: l’impoverimento del distretto.

E’ ingiusto e molto preoccupante che grandi aziende, dopo aver rilanciato il proprio marchio anche grazie alle professionalità che hanno trovato nel nostro distretto, ora scelgano di andarsene, lasciando a piedi centinaia di lavoratori.”“Per questo – conclude Zacchei - oltre ad essere a fianco dei lavoratori stamani, vogliamo rilanciare l’appello alle istituzioni per un impegno comune, che inverta la tendenza e torni ad attirare investitori sul nostro territorio.”

Un’interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro per sollevare la questione della delocalizzazione in Svizzera dell'ufficio stile e prodotto di Guess. A depositarla in Parlamento le parlamentari di Sinistra Italiana Marisa Nicchi e Alessia Petraglia (stamattina presenti alla manifestazione dei dipendenti in centro a Firenze), secondo cui quella dell’azienda Guess è “una scelta azzardata e irresponsabile sulla pelle di 90 lavoratori e lavoratrici italiane che rischiano il posto di lavoro dopo una vita dedicata al marchio.

Questo - aggiungono - senza contare le conseguenze sull'indotto, proprio adesso che stava riprendendo il lavoro con le aziende tessili pratesi”. “Chiediamo al Governo di intervenire perché il trasferimento in Svizzera dell’azienda non può rimanere relegata a una pura questione aziendale privata – hanno detto Nicchi e Petraglia - C’è in gioco il lavoro e la vita di quasi 100 famiglie. Questo accade quando per anni si è rinunciato ad una seria politica industriale, nonostante sia in atto un piccolo ritorno al tessile nel nostro Paese: auspichiamo l’intervento del Governo, che non può assistere passivo alla chiusura delle aziende italiane, e l’avvio immediato di un tavolo di trattativa affinché possa essere presentato un piano industriale di crescita della struttura italiana, in grado di rafforzare lo stile e la qualità del prodotto e ridare fiducia ai lavoratori e agli azionisti”.

In questi giorni la mobilitazione dei lavoratori della Guess è proseguita nel web con l'attivazione della pagina facebook e la petizione online rivolta al CEO Victor Herrero.

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