Firenze Le Cure, il pino blocca la strada: 'Può provocare una strage'

A Nove da Firenze il coordinatore del Comitato delle Cure che chiede il ripristino urgente della viabilità

Redazione Nove da Firenze
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18 gennaio 2016 12:52
Firenze Le Cure, il pino blocca la strada: 'Può provocare una strage'

 http://www.assocounseling.it/images/iscritti/A1184.jpgIl professor Giorgio Ragazzini (in foto) non ha dubbi, via Calandrino è una strada strategica chiusa da anni a causa delle radici di un pino. 

“Un albero vale più della vita di centinaia di persone? Per di più rischia di cadere in testa agli studenti della Calvino. Fin qui dal Comune spettacolare dimostrazione di sordità” commenta Ragazzini.

Una banale gobba nell’asfalto? Con l’obiettivo di sollecitare la pronta riapertura di via Calandrino, bretella strategica tra via Maffei e via Boccaccio, chiusa da cinque anni, i residenti delle Cure si sono riuniti in Comitato e hanno raccolto centinaia di firme (adesioni inviate alla mail giorgio.ragazzini@libero.it) e redatto una lettera di protesta inviata al sindaco Dario Nardella e agli assessori all’Ambiente e ai Lavori Pubblici, oltre che al presidente del Consiglio di Quartiere.

Docente di Lettere in pensione, Ragazzini ha insegnato per anni nella scuola media Calvino. “Via Calandrino è piccola ma essenziale - spiega il professor Giorgio Ragazzini - si tratta semplicemente di eliminare il pino le cui radici hanno provocato la gobba. Non mi pare un’operazione così impegnativa. Non è un delitto. Non occorrono capitali, né possono esserci remore di tipo naturalistico o ecologico. La vita di centinaia di persone vale ancora più di un pino oppure no? Eppure sono ben cinque anni che aspettiamo che il Comune si decida a intervenire”.

Perché la chiusura della strada sta generando il caos? "La strada consente di evitare il traffico di via Madonna delle Querce. Vitale per chi risiede o lavora oltre il Mugnone: via Cirillo, via Pepe, via Pagano, via Borghini, la zona di via de’ Bruni, San Marco Vecchio. Si tratta di centinaia di famiglie, e decine di attività economiche, perfino di una scuola, chiuse in un’area già difficilmente raggiungibile. Dovendo tutti passare per via Madonna della Querce, la strada che porta al Mugello, si creano ulteriori intasamenti del traffico, si perde più tempo e aumenta di molto l’inquinamento, anche acustico. Inoltre i mezzi che riforniscono il supermercato Coop devono entrare a marcia indietro in via Calandrino, creando a loro volta ostacoli al transito per via Boccaccio".

Professore, siete sul piede di guerra? "Come diceva Totò, ogni limite ha una pazienza, qui i limiti sono sono stati passati tutti, perciò di pazienza ne è rimasta poca. Malgrado le tante iniziative di singoli abitanti – telefonate, lettere al Quartiere, agli assessori, ai giornali e più di un articolo di cronaca – il Comune non ha fatto niente di niente. Ha messo un po’ di transenne, ha chiuso la strada e così ha pensato che il problema fosse risolto. Ma è mai possibile amministrare una città con le transenne? Ecco perché abbiamo organizzato una risposta più strutturata, che ha coinvolto una significativa rappresentanza del quartiere, tutte persone che abitano o lavorano alle Cure e che conoscono bene il problema".

5 anni sono parecchi, nessuna ipotesi sul perché dell'attesa? "Ne abbiamo sentite di tutti i colori: c'è chi dice che mancano i soldi, per tagliare un pino e spianare due metri quadri di asfalto? Chi sostiene che la strada chiusa fa comodo a qualcuno. Chi parla di un “partito del pino” che si oppone al taglio. Quali che siano le ragioni si poteva capire un rinvio di qualche mese, ma cinque anni sono uno sproposito, né può esserci alcuna ragione accettabile".

Qualcuno ha risposto all'appello? "Abbiamo già fissato un appuntamento col presidente del Consiglio di Quartiere Michele Pierguidi. Poi pensiamo di incontrare anche gli assessori. Tra l’altro quel pino rappresenta un pericolo per le persone. E’ un albero che può anche venir giù da un momento all’altro. Si consideri che qui intorno in certe ore è pieno di ragazzi e di genitori. Non oso pensare a cosa potrebbe succedere. E' in gioco il prestigio delle istituzioni locali, dal momento che molti cittadini hanno ricavato da questa vicenda un’impressione di inerzia, di inefficienza se non di autentica impotenza. Se non si è in grado di risolvere in breve tempo un piccolo problema, come si può pensare di poter affrontare quelli grandi?".

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