Firenze: le Chiavi della Città al regista Končalovskij

Nel suo film racconta un Michelangelo inedito

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 novembre 2019 19:02
Firenze: le Chiavi della Città al regista Končalovskij

Consegnate, questo mattina nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, le Chiavi della Città ad Andrej Končalovskij. Il riconoscimento al regista russo, due volte Leone d'Argento a Venezia, è stato deciso “per aver raccontato un Michelangelo inedito, sospeso tra l'imperfezione umana e la sua genialità artistica, sullo sfondo di un'epoca, il Rinascimento, fatta di barbarie e di insuperabile bellezza”.

“Il furore di Michelangelo” racconta Buonarroti come non si era mai visto. É una grande co-produzione russo-italiana (Andrei Konchalovsky Studios, Jean Vigo Italia e Rai Cinema) che va d indagare la vita di un artista inarrivabile ma soprattutto l'uomo, in perenne ricerca, in lotta con i potenti del tempo, con la propria famiglia e con se stesso.

Il film è stato girato nel 2017, in buona parte in Toscana, alle cave di marmo di Carrara e in altre location, tra cui Firenze, Bagno a Ripoli, Arezzo, Monte San Savino, Montepulciano, il castello Malaspina di Massa, il castello di Poppi e il castello di Fosdinovo. Le riprese sono andate avanti per 14 settimane.

A sostenere la produzione, Toscana Film Commission, nell'ambito del programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema.“Il rapporto del Maestro Končalovskij con Firenze e la Toscana – ha detto la vicesindaca Cristina Giachi nel suo intervento – non ha bisogno di essere raccontato ma è plasticamente rappresentato dal film su Michelangelo in uscita nelle sale e che si preannuncia come un'opera miliare nel racconto contemporaneo del Rinascimento e dei suoi protagonisti celebriamo non solo una carriera straordinaria e importante, inserita in una cultura cinematografica come quella russa che vanta una posizione indiscussa nella storia mondiale del cinema, ma anche lo spirito che ha animato il suo recente lavoro. Non c'è dubbio che la capacità di raccontare un'epoca come il Rinascimento nella sua veradicità è un'operazione necessaria, oggi, anche a dare profondità e consapevolezza alla nostra esperienza di cittadini contemporanei”.

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