​Firenze abbandonata: tra accoglienza ed emergenza abitativa 

Sono diverse le segnalazioni di immobili già occupati, sgomberati e mai riutilizzati

Antonio
Antonio Lenoci
16 giugno 2015 16:06
​Firenze abbandonata: tra accoglienza ed emergenza abitativa 

Davanti all'emergenza abitativa per i cittadini ed alla necessità di trovare spazi per poter ospitare i migranti, una prima risposta potrebbe essere quella di guardarsi attorno e valutare le possibili soluzioni. Arriva in redazione l'ennesima segnalazione di un bene utile, ma inutilizzato: "I contenitori vuoti sono uno schiaffo all'emergenza" da questo prendiamo spunto per alcune riflessioni. Immondizia, erba alta, vetri rotti e libero accesso a chiunque transiti sul marciapiede, come è stato possibile?

"La Polizia Municipale sgombera un immobile in via Caldieri" la notizia non è di oggi, è del settembre 2009. "Sequestrati 5 appartamenti e denunciate 8 persone - recitava la nota di Palazzo Vecchio - l’intervento è stato eseguito in attuazione di un provvedimento disposto dall'autorità giudiziaria a seguito dell’esposto della proprietà dell'immobile e sulla base di accertamenti effettuati sia dalla Polizia Municipale che dai carabinieri. Già in passato l'edificio era stato occupato e sgomberato e attualmente versa in un grave stato di degrado. A sgombero completato l'edificio è stato sigillato e consegnato al legale della proprietà, che ne è stato nominato custode". Nel 2015, 6 anni dopo, ci arrivano le foto che vi mostriamo.

Perché sgomberare se poi l'immobile non viene usato? La domanda, di una ingenuità disarmante, è stata rivolta da Lorenzo Bargellini, leader del Movimento fiorentino di Lotta per la Casa, ai lettori di Nove da Firenze in occasione del nostro Speciale sull'abitare a Firenze. Gli sgomberi avvengono non solo per "liberare" gli immobili, ma anche per garantire l'incolumità delle persone che si trovano all'interno di edifici che non garantiscono gli standard di sicurezza poiché vuoti e non utilizzati da tempo.

Detto questo la parola dovrebbe passare poi ai proprietari, che potrebbero aver incontrato particolari difficoltà nel progettare l'azione di recupero. Questa la motivazione addotta in altre circostanze: i costi di ristrutturazione già alti si scontrano con la burocrazia. Anche da questa considerazione sarebbe derivata la proposta raccontataci dall'Assessore Elisabetta Meucci e tesa a sollecitare i proprietari a presentare progetti di recupero fattibili, pena la perdita del diritto di decidere il destino del bene in oggetto che entra nella disponibilità di Palazzo Vecchio.

Nell'attesa di conoscere le singole operazioni immobiliari, lo stato attuale lascia perplessi.La controproposta avanzata non solo dal "ribelle" Bargellini, ma anche da associazioni come l'Unione Inquilini è quella volta all'autorecupero dei beni, attraverso una ristrutturazione agevolata e supportata dagli uffici tecnici del Comune. Qualcuno si è spinto fino a proporre l'esproprio, termine che è tornato in uso nelle ultime settimane in merito alla querelle sull'accoglienza dei migranti.Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, invita a mettere a disposizione case di campagna per 10 o 20 posti per località, l'ex Prefetto Luigi Varratta preferiva stabili con 200 posti letto.

Mentre il dibattito prosegue a livello europeo, la Toscana propone il suo modello come soluzione.Ma la risposta del capoluogo qual è? Chi ci ha segnalato lo stato di abbandono dell'immobile che si trova nei pressi della nuova piazza del Sodo ha sottolineato come l'area sia stata oggetto di una recente riqualificazione pubblica, eppure nulla è stato fatto per mettere in sicurezza lo stabile che si presenta decadente, pieno di rifiuti ed aperto ai passanti.Può una comunità che non riesce a gestire i contenitori vuoti, proporsi come modello per la reperibilità e disponibilità di spazi? Forse un incentivo ai proprietari potrebbe arrivare da una diversa concezione dell'urbanistica, privata o pubblica che sia.

Sociale. 

Foto gallery
In evidenza